Ha cesado la lucha sangrienta;
Ya es hermano el que ayer invasor;
De tres siglos lavamos la afrenta
Combatiendo en el campo de honor.

Inizia così l’inno cileno che, come altri sudamericani, celebra l’indipendenza di un popolo fiero esaltando i soldati caduti per la patria. Gli scrittori vissuti a Santiago del Cile raccontano come fino al colpo di Stato del 1973 si potesse respirare nella capitale un’aria magica, data dallo spirito straordinario dei cittadini. Uno spirito indomito, che anche durante il regime di Pinochet ha sempre combattuto per rimanere in vita.

Un anno prima del referendum del 1988 che abbattè il Régimen Militar, nacque nella capitale un altro combattente cileno. I genitori gli donarono il nome di un discreto Re-guerriero: Arturo Erasmo Vidal Pardo.

König Artus

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Non è la prima volta che il destino di Vidal sembra avvolto di nerazzurro. La scorsa estate tra emoji nerazzurri e like che sembravano strategici, si era parlato di un suo possibile arrivo alla corte di Spalletti, con le parole di Sabatini che riecheggiano ancora nelle orecchie: Vidal è un profilo da Inter e ci piace molto. Come dargli torto?

Dominatore fisico, eccellente passatore nel breve e lungo raggio e ottimo incursore nell’area avversaria. Aggiungete una buona tecnica, una testa decisamente calda (corredata da pettinature oscene) e avrete delineato il suo profilo.

Trentuno anni, una carriera iniziata tra le file della storica squadra del Colo-Colo, si imbarca per la Germania (destinazione Aspirine) nel 2007. In terra teutonica rimane per quattro stagioni, prima di essere notato dalla Juventus. In Italia si è messo in mostra, mostrando il meglio del suo repertorio (anche il peggio; Muntari e Ferrari docent). In 171 incontri va in rete 48 volte e sforna 25 assist; numeri da capogiro per un interno di centrocampo.

Dopo aver perso con i bianconeri la finale di UCL del 2015 (l’ennesima) torna in Germania, voluto fortemente dal Bayern Monaco. Con i bavaresi vive annate di luci ed ombre, condizionato in parte da un ruolo più difensivo e da un’infiammazione al ginocchio che l’ha tenuto fuori nell’ultima parte della stagione.

Nonostante ciò rimane uno dei più completi e versatili centrocampisti in circolazione.

Il Ninja e il Re

Nell’accostare Vidal all’Inter qualcuno storce il naso. È a fine carriera, beve come una spugna, è uguale a Nainggolan (sia come personalità che a livello tecnico), si schianta con la macchina. Se ne sono già dette di ogni sul suo possibile arrivo. Ogni obiettivo di mercato che transita in orbita Inter, diventa improvvisamente utile quanto la marmellata nel caffè. Salvo poi smentire sul campo le varie dicerie (vedi Skriniar).

Può capitare di incappare in qualche errore e in questi anni non ci siamo fatti mancare nulla, però partire prevenuti quando si parla di un campione non è mai troppo saggio. Tra tutte le questioni, la più interessante riguarda la possibile convivenza con Radja Nainggolan.

Ospite a Sportitalia Mercato, sul canale omonimo ha dato la sua opinione Evaristo Beccalossi: “Non credo che sia Arturo Vidal il giocatore che l’Inter insegue in mezzo al campo, poi se arriva lo mettiamo in camera con Radja Nainggolan. A parte gli scherzi, faccio fatica a vedere insieme Vidal e Nainggolan, credo che l’Inter cerchi un centrocampista con caratteristiche diverse.”

Rispetto l’opinione del Becca, ma (nel mio piccolo) mi trovo in disaccordo. È indiscutibile non notare le somiglianze: infanzia travagliata per entrambi, stile di vita da rockstar, look “tamarro” all’inverosimile. Hanno anche uno spirito terribile, che in campo utilizzano per annichilire l’avversario.  Sono entrambi centrocampisti box-to-box, totali, capaci di interpretare ogni ruolo mediano.

Le somiglianze però terminano qui.

A livello tattico il Ninja è diventato con Spalletti un centrocampista avanzato, il fulcro da cui partono le azioni in zona offensiva. L’intenzione di Luciano è collocarlo alle spalle di Icardi, diventandone primo beneficiario. Vidal è invece il “miglior centrocampista difensivo del mondo” (parole sue). Può essere utilizzato come interno in un centrocampo a tre, o in mediana affiancando Brozovic.

Con il cileno le alternative tattiche diventano innumerevoli: si può affidare la manovra a Brozovic per gli esterni, si possono sfruttare le incursioni di Vidal in area o i suoi lanci millimetrici, ci si può affidare a Radja sulla trequarti.

L’arte della guerra

Era il 2013 e il centrocampo dell’Inter diceva Alvarez, Kovacic, Hernanes. Bravi ragazzi per carità. Peccato che, oltre ad essere utili quanto un coniglio che dirige il traffico, in campo venivano sbranati dagli avversari. Cinque anni dopo sostituiteli con Marcelo Brozovic, Arturo Vidal e Radja Nainggolan. Tre che fanno della sciabola e fioretto la propria filosofia calcistica. Perché San Siro per novanta minuti si trasforma in un campo di battaglia, in un’arena gladiatoria.

In fin dei conti, alla Scala del calcio i guerrieri sono sempre i benvenuti.

 

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