Per fortuna il compito del tifoso è fare il tifoso. Dico per fortuna perché, a giudicare dai commenti social che questa estate avevano accompagnato le trattative per portare Nicolò Barella in nerazzurro, i soldi investiti sembravano tanti. Troppi. Quasi sicuramente ‘sprecati’. Ma il centrocampista cresciuto nel Cagliari, al quale il Guardian aveva dato la sua benedizione anni fa, è arrivato all’Inter con una personalità che, spesso e naturalmente in aggiunta al talento e alle qualità, fa tutta la differenza del mondo. Indimenticabile la sua prima conferenza stampa durante il ritiro in Cina quest’estate. Al fianco di un Conte abbastanza infuriato per l’operazione Lukaku che stava vivendo un pericoloso momenti di stallo, Nicolò non si era fatto scalfire l’umore: raggiante per il passaggio in nerazzurro, non vedeva l’ora di mettersi a disposizione del mister.

Che i soldi per Nicolò Barella non fossero stati buttati via è apparso evidente a tutti (anche ai più scettici, sì) da subito. Nella prima parte della stagione, fino all’infortunio, il centrocampista ha sempre fatto parlare di sé strappando complimenti e spesso anche lodi sperticate. C’è che Nicolò fa cose difficili in campo e le fa spesso passare per cose semplici. “Devo imparare a segnare gol banali”, ha detto ieri sorridendo dopo la prodezza contro la Fiorentina che ha garantito all’Inter il passaggio del turno in Coppa Italia. Anche nel primo tempo, quando la squadra faticava a girare (complice un modulo provato una sola volta per l’emergenza infortuni-influenza), Nicolò era ovunque, come nei momenti migliori prima dell’infortunio. Movimenti giusti, passaggi giusti, giusta la lettura delle fasi della partita. E poi il gusto per il gol difficile. Perché anche in quelle situazioni lì crederci fino in fondo non può essere solo un dettaglio.

Conte si gode i suoi centrocampisti ‘sani’ (Sensi e Brozovic erano out e stanno recuperando): Barella, provato anche nel ruolo di regista, e naturalmente il nuovo arrivato Christian Eriksen, definito dallo stesso Nicolò un fuoriclasse. Di Barella Conte ha detto ieri: “È un giocatore eclettico, può giocare ovunque a centrocampo: oggi ha fatto bene, ha schermato bene e ci faceva ripartire. Sta tornando ai livelli di performance dei tempi prima dell’infortunio. Sensi sta ancora pagando, lui ha pagato: sta crescendo, ha fatto molto bene davanti alla difesa, è una soluzione che potrà tornarci comodo”.

Per il danese, invece, si trattava dell’esordio a San Siro: un’altra Scala, questa volta quella del calcio. La sua eleganza ha conquistato tutti, anche se il centrocampista ha condiviso un solo allenamento con la sua nuova squadra. Nell’aria i barlumi di un’intesa sulla quale si dovrà lavorare, intuizioni e passaggi azzeccati, l’intelligenza calcistica non si improvvisa. Alla prima di Christian non si sarebbe potuto chiedere di meglio (ma alla Rai che nel momento del suo ingresso ha mandato in onda un mini spot, invece sì). Il centrocampo dell’Inter incomincia a contare su interpreti di assoluta qualità. Nell’attesa del recupero di Brozovic e Sensi, i tifosi e Conte si godono il ritorno di Nicolò Barella e l’arrivo di Christian Eriksen. Diciamo che il tifoso interista ha vissuto giornate peggiori. O no?

 

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