Juan Sebastian Veron, ex centrocampista dell’Inter, ci aveva visto lungo e aveva predicato calma su Lautaro Martinez. A distanza di un anno gli si può dare ragione. «Ma non sono io il mago, questo deve essere chiaro: è Lautaro che è forte. Lo era in Argentina e lo è anche adesso in Italia», spiega a La Gazzetta dello Sport.

Che cosa l’ha colpita di lui?
«La personalità, nonostante abbia soltanto ventidue anni. E poi il fatto che unisce qualità e quantità: guardate bene le sue prestazioni e scoprirete che Lautaro fa tante cose, e quasi tutte buone».

Che tipo di attaccante è?
«Sicuramente non è un classico centravanti come Batistuta, ma è un attaccante completo. Ha tutte le qualità che servono. Tecnicamente è forte, di testa è bravo, ha velocità».

Se dovesse fare un paragone?
«Praticamente impossibile, perché Lautaro è un mix. Mi spiego: in lui rivedo certi movimenti di Aguero, soprattutto quando la squadra avanza e lui si smarca per dettare il passaggio; ha la potenza di Batistuta, quando calcia, e la stessa furbizia di Crespo in area. Sa mettersi sempre al posto giusto nel momento giusto».

Nella passata stagione si è ambientato, ora è esploso. Merito di Antonio Conte?
«L’allenatore è sempre fondamentale nella crescita di un talento. Conte gli ha dato fiducia, lo ha fatto sentire importante, lo ha seguito nel lavoro, gli ha trovato la posizione in campo. Se oggi Lautaro è diventato così forte, buona parte di merito va riconosciuta a Conte. Non ti esprimi in quel modo, con tanta sicurezza, in uno stadio come San Siro se non hai alle spalle chi ti protegge. Quanti potenziali campioncini abbiamo visto svanire alle prime difficoltà…».

È cambiato il modo di giocare di Lautaro rispetto a quando era in Argentina?
«È diventato più maturo. Il campionato italiano, per un calciatore, è l’università del calcio. Lo so che ci sono tornei forse più divertenti, dove si vedono più gol, ma vi garantisco che per noi calciatori, anzi io sono ormai un ex, la Serie A è considerata lo scoglio più difficile da superare. È un campionato dove trionfa la tattica, dove si gioca in spazi ristretti e lì deve emergere la tecnica. Lautaro è stato bravo a imparare la lezione e ad aggiungere le sue doti sudamericane al bagaglio di nozioni che ha ricevuto durante gli allenamenti e le partite con l’Inter».

È pronto per una maglia da titolare con l’Argentina?
«Prontissimo. È abituato alle pressioni che ti mette un ambiente come quello dell’Inter, non si spaventerà di fronte ai tifosi della Selecciòn. Le competizioni internazionali, ormai, sono il suo palcoscenico».

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