Così come un anno fa, usciamo sconfitti dall’infausto campo di Torino. L’occasione di riprendere due punti sul Napoli era troppo ghiotta per essere sprecata. Come di consueto, l’abbiamo buttata alle ortiche. Primi venti minuti di buon livello, poi piano piano abbiamo consentito al Toro di prendere coraggio e di segnare il gol partita.

Domenica si è vista molta confusione, nervosismo (espulsione emblematica) e il solito poco cinismo sotto porta. Due punti in quattro partite contro Sassuolo e Torino. Qualcosa sembra essersi inceppato, un meccanismo che prima convinceva ora appare sempre più simile al Titanic. Nonostante ciò, la classifica continua a sorriderci.

Tauromachia

Da qualche mese i tifosi invocavano a gran voce un modulo a due punte. Ecco che finalmente Luciano mette da parte l’usurato 4-2-3-1 per un 3-5-2 pieno di incognite. Se in difesa i nomi non stupiscono, a sinistra viene schierato Dalbert, mentre a destra D’Ambrosio. A centrocampo Brozovic e Vecino affiancano Joao Mario, che però occupa una posizione più avanzata rispetto ai compagni. In attacco si rivede la coppia Icardi-Lautaro.

I primi minuti dicevo, sono caratterizzati da una costante pressione interista. Pressing e ripartenze veloci ed organizzate. In una di queste Lautaro salta un paio di avversari, scarica verso Joao Mario, che la gira all’accorrente Dalbert, che dal fondo la mette in mezzo proprio per il Toro. I tempi sono perfetti, la mira purtroppo no e la palla finisce fuori di un niente.

La tauromachia è l’antichissima (e discutibile) arte del combattimento bovino, in particolare del toro. Si diffonde in Grecia, in cui le povere bestie si ritrovavano a combattere tra loro o contro una persona. Oggi è conosciuta come corrida. Durante i combattimenti può capitare che, commettendo una leggerezza, il toro arrivi a sopraffare il maldestro torero.

L’Inter (e non è la  prima volta) ha fatto esattamente così. Ha permesso al Toro di farsi sempre più pericolosamente vicino, finché questi non ci ha inchiodato al muro. Da un calcio d’angolo dalla traiettoria prevedibile e lenta, Izzo soverchia D’Ambrosio e, complice una deviazione dello stesso, infila alle spalle di un colpevole Handanovic (ovviamente immobile).

CC: Centrocampo cercasi

Ennesima partita costellata di errori tecnici, ai quali pensavamo di aver dato una bella pedata la scorsa estate. Ma i punti cardine nella costruzione di gioco-centrocampo interno e laterale-sono ancora aridi di piedi buoni. D’Ambrosio e Dalbert (quest’ultimo soprattutto), hanno inanellato una serie di cross da far godere gli appassionati di rugby. Con due attaccanti bravi ad inserirsi nello spazio e a muoversi in area, gli esterni e i centrali (in particolare Joao Mario) hanno fornito pochissime giocate chiave.

Joao Mario dovrebbe essere il giocatore con più qualità nei tre, ma si dimostra molto impreciso nei passaggi corti e lunghi. Per Dalbert invece il discorso è diverso. Nonostante la scetticità nel pre-gara e i cross finiti in curva, il brasiliano si è dimostrato decisivo in diverse chiusure difensive, alternando però ottime diagonali a passaggi assurdi. Altro dato che fa riflettere è il numero di dribbling (tentati e riusciti). Uno solo tentato e andato male; per un esterno di centrocampo è inammissibile.

Vecino è risultato intangibile, come ci ha ormai abituato da qualche mese. Sembra sempre fuori posizione, escluso dal gioco. Non si inserisce, non imposta il gioco. Non prova nemmeno più a compiere quegli strappi che ci aveva fatto vedere nei primi tempi interisti (due dribbling tentati, uno riuscito).

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Tango solitario

Ci aspettavamo molto di più dalla coppia argentina. Per carità, Icardi-Lautaro potrebbe benissimo diventare una grande coppia di attaccanti. Lo speriamo noi, lo sperano gli argentini. Per adesso però c’è ancora strada da fare. Esempio: siamo al ’60, Lautaro riceve spalle alla porta sulla loro trequarti. Cerca di darla di prima ad Icardi che però è fuori posizione e in fuorigioco. Il passaggio del toro è impreciso e finisce agli avversari.

Protagonista (in negativo) del finale di partita è stato Politano. Entrato a venti minuti dalla fine, per tentare di ribaltare una partita compromessa, ha avuto la capacità di farla finire in anticipo. Partito con la giusta gamba, ha inizialmente messo Ola Aina in seria difficoltà (non Roberto Carlos, per intenderci). Ha anche concluso verso la porta un buon tiro, terminato di poco a lato.

Tutto vano, perché dopo essere caduto per un contatto con lo stesso Aina (da possibile secondo giallo, ergo espulsione) ha protestato con l’arbitro, finendo sotto la doccia anzitempo. Non si sa cosa possa aver detto di tanto grave per essere espulso, ma se sei fresco e mancano pochi minuti dovresti solo pensare a rialzarti e aiutare la squadra a pareggiare.

Alla fine finisce con una sconfitta amara e confusionaria. Sotto il segno del Toro ci siamo finiti noi. E non parliamo di costellazioni, ma di veri e propri zoccoli sopra il nostro corpo. La banderilla ha mancato il bersaglio e la tauromachia è finita.

Ha vinto il Toro.