Da campione d’Europa con la nazionale portoghese a seconda scelta nelle gerarchie di Spalletti, il passo è stato breve per Joao Mario.

Con la sua tecnica, l’attitudine agli inserimenti e la duttilità a ricoprire le varie zolle della mediana, doveva essere l’uomo in grado di mettere ordine al centrocampo nerazzurro, di dare qualità al reparto nevralgico della manovra e invece…

Oggi, dopo una sola stagione in nerazzurro, il suo nome rimbalza tra le possibili trattative di gennaio: si vocifera infatti di un interessamento del Psg – sarà vera l’ipotesi di uno scambio con Pastore? – che trova nelle caratteristiche tecniche del 10 interista il sostituto ideale di Thiago Motta.

Eppure, appena un anno fa, era arrivato sul tetto d’Europa con la sua nazionale brillando come pochi, tanto da convincere Suning a puntare su di lui e a portarlo a Milano dopo un gioco a rialzo che ha fatto lievitare l’assegno a 40 milioni più bonus.

Una delle prime stelle della nuova Inter, una squadra che andava ri-costruita puntando tutto su giocatori giovani, di grande prospettiva ma già affermati. E Joao Mario sembrava essere quello giusto, almeno all’inizio.

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Appena arrivato a Milano, già dalle sue prime partite, aveva mostrato una buona dose di tranquillità – oddio, forse anche troppa – sicurezza nelle giocate, intelligenza tattica, pulizia nei movimenti e geometrie. Poi il nulla.

È iniziato il suo periodo tra luci e ombre che sembra non finire mai, rendendolo un vero e proprio oggetto del mistero.

Sarà la sua duttilità, la sua capacità di coprire diversi ruoli ma di non riuscire ad interpretarne davvero nessuno al meglio, il suo limite?  Non avere una posizione ben definita nello scacchiere che è stato di De Boer e Pioli prima e Spalletti dopo?

Oggi il centrocampo nerazzurro sembra aver trovato i suoi interpreti ideali con Vecino, Gagliardini e Borja Valero, rilegando il tranquillo e pacato Joao in panchina in attesa di qualche scampolo di partita.

Un vero peccato. Di sicuro la filosofia “squadra che vince non si cambia” adottata da Spalletti non sembra dargli molte speranze e un suo possibile sacrificio a gennaio potrebbe non essere una mera chiacchiera da bar.

A meno che il tecnico di Certaldo non stia lavorando sottotraccia per plasmare un nuovo Joao Mario in grado di dare maggiore qualità allo scacchiere nerazzurro.

 

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