Io non sono milanese, vengo dal paesello. Eppure il mio odio furibondo verso i ladroni è cosa recente, frutto più che altro della campagna di mistificazione che sono riusciti a imbastire servendosi della connivenza di operatori mediatici leccacùlo e senza dignità. Dopo tutto quello che è successo, dopo aver letto le intercettazioni di quel farabutto che ha svergognato l'Italia intera, dopo anni e anni che si ripetevano sempre le stesse porcherie arbitrali, non sono riuscito ad accettare che, come per magia, da colpevoli si siano ritrovati vittime. E' una cosa che non ho potuto, non posso e non potrò mai accettare.
Ma nelle mie viscere il nemico è in casa. Se perdiamo col milan sto da cani, mi viene un groppo allo stomaco. Quegli altri là non li ho mai considerati. Addirittura mi facevano pena quando, anche nell'epoca in cui vincevano a mani basse, vedevi quello stadio da sfigàti semivuoto, che con la pista di atletica facerva ancora più tristezza. Non che mi fossero indifferenti le loro vittorie, tutt'altro, ma il milan è un'altra cosa. Allo stadio, quando c'è il derby, sono quasi irriconoscibile.
E poi non mi capacito. Mi ricordo quel triste maggio del 2003, semifinale di champions, nell'aria c'era un'elettricità assurda, del resto le due squadre di Milano erano nelle prime quattro d'Europa. Ero lì, nei pressi dello stadio, appoggiato al cofano di una macchina ad aspettare gli altri della comitiva che si erano attardati, e mi vedevo passare davanti sciami di persone vestite di rossonero. E l'unica domanda che mi frullava nella testa e mi tormentava era: "Ma come càzzo si fa ad essere milanisti?". Mi sembrava una cosa innaturale, quasi da masochisti. Fra l'altro è una domanda a cui a tutt'oggi non so dare risposta!
Su quella partita poi, finita 1-1 con gol quasi allo scadere di quel cogliòne di Martins che stava lì a fare le capriole per festeggiare chissà che cosa, meglio non soffermarsi. O forse qualcuno che ha superato il dolore avrà voglia di dire la sua...
Ma nelle mie viscere il nemico è in casa. Se perdiamo col milan sto da cani, mi viene un groppo allo stomaco. Quegli altri là non li ho mai considerati. Addirittura mi facevano pena quando, anche nell'epoca in cui vincevano a mani basse, vedevi quello stadio da sfigàti semivuoto, che con la pista di atletica facerva ancora più tristezza. Non che mi fossero indifferenti le loro vittorie, tutt'altro, ma il milan è un'altra cosa. Allo stadio, quando c'è il derby, sono quasi irriconoscibile.
E poi non mi capacito. Mi ricordo quel triste maggio del 2003, semifinale di champions, nell'aria c'era un'elettricità assurda, del resto le due squadre di Milano erano nelle prime quattro d'Europa. Ero lì, nei pressi dello stadio, appoggiato al cofano di una macchina ad aspettare gli altri della comitiva che si erano attardati, e mi vedevo passare davanti sciami di persone vestite di rossonero. E l'unica domanda che mi frullava nella testa e mi tormentava era: "Ma come càzzo si fa ad essere milanisti?". Mi sembrava una cosa innaturale, quasi da masochisti. Fra l'altro è una domanda a cui a tutt'oggi non so dare risposta!
Su quella partita poi, finita 1-1 con gol quasi allo scadere di quel cogliòne di Martins che stava lì a fare le capriole per festeggiare chissà che cosa, meglio non soffermarsi. O forse qualcuno che ha superato il dolore avrà voglia di dire la sua...