E così siamo arrivati ai saluti.

Dopo solo una stagione, finisce ufficialmente l’avventura di Diego Godin con la maglia dell’Inter. Un’avventura iniziata solo un anno fa e chiusa in anticipo rispetto a quanto previsto dal (ricco) contratto che legava il trentaquattrenne giocatore uruguaiano alla Beneamata per altre due stagioni.

L’ARRIVO A MILANO

“Il Faraone”, svincolatosi a fine contratto dall’Atletico Madrid, di cui era capitano e leader indiscusso, era arrivato a Milano a parametro zero e partiva senza dubbio come titolare nella difesa a 3 di Antonio Conte con De Vrij e Skriniar.

L’arrivo di Godin venne salutato dai più con entusiasmo, visto il curriculum ed il modo in cui si era guadagnato non solo la fascia al braccio, ma anche un rispetto ed un carisma che i Colchoneros gli hanno sempre riconosciuto con affetto e convinzione, tanto che sui social a tinte biancorosse la frase più ripetuta del periodo era: «Luglio comincia malissimo, se n’è andato il Faraone».

A dire il vero qualcuno tra i bauscia più esigenti ed incontentabili aveva sentenziato che l’avventura di Godin in quel di Milano ricordasse in maniera preoccupante quella di Nemanja Vidić, arrivato nel 2014 all’Inter dopo una grande carriera al Manchester United e terminata un anno e mezzo dopo con sole 23 deludenti presenze e tanti infortuni.

LE DIFFICOLTA’ INIZIALI

Le prime apparizioni di Godin con la maglia nerazzurra in realtà non sono state esattamente esaltanti. A parte la prestazione contro il Milan nel derby dell’andata, dove cancellò letteralmente dal campo il giovane e rapido Leao grazie all’esperienza ed alla intelligenza tattica, Diego ha sofferto l’inserimento negli schemi difensivi di Conte: dopo una vita a fare il centrale di una difesa a 4, passare a difendere con altri 2 centrali non è stata esattamente una passeggiata. Come non lo è stata neppure per Skriniar del resto, tanto che il giovane Bastoni ha scalato le gerarchie nel pacchetto arretrato, guadagnandosi la titolarità a fianco di De Vrij con lo slovacco e l’uruguaiano ad alternarsi sul centro-destra.

Con il passare del tempo per Godin sono state più le apparizioni in panchina che quelle da titolare, tanto che qualcuno ventilava già da tempo un suo addio a fine stagione. In realtà Diego stava lavorando per adattarsi alle richieste del Mister, per guadagnarsi quell’occasione per il riscatto che si è poi palesata alla ripresa dell’attività agonistica dopo il lockdown dovuto alla pandemia da Coronavirus.

IL LAVORO DURO E L’ESALTANTE FINALE DI STAGIONE

Nei lunghi mesi trascorsi a fare il comprimario, Godin non ha mai detto una parola fuori posto, mai un’esternazione contro qualcuno, mai uno sfogo. Solo duro lavoro e abnegazione, nonostante la non più giovane età e nonostante una carriera alla quale nessuno avrebbe mai potuto trovare una macchia.

Quando è stato richiamato in campo da Conte, Diego si è rivelato pronto, da grande professionista quale è, e a suon di prestazioni convincenti si è ritagliato un finale di stagione da assoluto protagonista, scalzando Skriniar dal ruolo di titolare.

Memorabili le sue parole in conferenza stampa dopo il match di Europa League contro il Bayer Leverkusen: “Ho avuto bisogno di tempo per capire il gioco del mister perché molto diverso da quello che ho fatto per 20 anni, sia all’Atletico Madrid che nell’Uruguay. Si fa più fatica, si copre molto più campo. Ma ora sto bene fisicamente e posso mettere in campo tutta la mia esperienza. Stare bene è fondamentale per il gioco del mister, che è molto dispendioso”.

E ancora: “Non giocavo e ho lavorato in silenzio. Ho lavorato ancora di più e sono tornato ancora più in forma. Ma sono rimasto in silenzio per rispetto del compagno e delle scelte del mister, perché se non gioco io c’è comunque un compagno in campo. E conta che vinca l’Inter, sempre”.

Ecco, in queste parole c’è tutta l’essenza calcistica e umana di Diego Godin.

Oggi ci diciamo addio non senza rimpianti, sacrificato per liberare il bilancio dal suo stipendio in vista dell’arrivo di Vidal; ma “il Faraone” non è stata una semplice meteora nell’universo dei giocatori che sono passati dalla Pinetina.

NON TI DIMENTICHEREMO FARAONE

Ci ricorderemo di te Diego, della tua serietà, della tua correttezza, del tuo spirito di squadra, della tua umiltà, della tua voglia di metterti in gioco nonostante non avessi niente da dimostrare a nessuno.

Giocatori come te sono sempre un valore aggiunto per le squadre che hanno il privilegio di averti in rosa e siamo certi che saprai farti valere e sarai d’esempio per molti giovani che ti guardano come un mito inarrivabile.

Grazie di tutto Faraone.

Chi la maglia ha onorato, non verrà mai dimenticato.

Impiegato tecnico di professione, cantante e chitarrista rock per passione. Amo stare con i miei figli, leggere, scrivere, fotografare e fare qualsiasi cosa possa dare sfogo alla creatività. Nel cuore porto da sempre i colori nerazzurri: per me c'è solo l'Inter!