Il cross è a tutti gli effetti il leitmotiv degli ultimi anni nerazzurri. E’ stato un simbolo delle difficoltà di costruzione di gioco o un effettivo marchio di fabbrica? Un riassunto della prevedibilità delle caratteristiche dei suoi esterni o il contesto ideale in cui si sono potute apprezzare le qualità di un giocatore come Mauro Icardi? Nell’ultima partita contro la Lazio, spinta da un’oggettiva voglia di recuperare il risultato, i giocatori hanno prodotto un enorme mole di gioco, finendo però il più delle volte per andare sull’esterno e tentare un cross, che non faceva altro che ricalcare l’assenza del centravanti argentino.

CANCELO E RAFINHA

Nonostante l’arrivo di un allenatore come Spalletti, che dell’attacco degli spazi ha sempre fatto un suo credo, il calcio dell’Inter in questi due anni non si è discostato dal copione dell’ossessiva ricerca del gioco sugli esterni, con l’ultima parte della scorsa stagione come eccezione. Un exploit non casuale, ma probabilmente legato alla contemporanea presenza di Cancelo, giocatore in grado di interpretare il ruolo di terzino in chiave moderna entrando direttamente dentro il campo da regista aggiunto, e Rafinha capace di assicurare un livello del possesso sensibilmente più alto sulla trequarti.

UNA SQUADRA PREVEDIBILE

Venuti meno questi due giocatori si è tornati alla vecchie certezze. Probabilmente nella testa del tecnico di Certaldo c’era l’idea di rinunciare ad un po’ di qualità sulla trequarti a patto di guadagnare l’impatto fisico e i gol su inserimento di Nainggolan, tradendo un’idea di calcio più speculativa. Purtroppo con il belga è andata come è andata, fra problemi fisici, bagordi ed un motore mai ingranato. L’altra variante era rappresentata da Politano, un esterno finalmente diverso rispetto a quelli presenti in rosa: in grado di entrare dentro al campo, dialogare con i compagni e tagliare l’area di rigore; ma il rendimento dell’italiano è stato quantomeno altalenante. In questa stagione, anche nei momenti migliori, se di pari passo cresceva la solidità difensiva dell’inter, la squadra diventava sempre più prevedibile dal punto di vista offensivo.

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QUALCHE STATISTICA

I numeri confermano questa tendenza, stando a whoscored la suddivisione delle azioni manovrate è 38% sinistra 25% centro e 37% destra e l’inter è la prima squadra in Italia per cross a partita (29). Quello che sorprende è che con esterni di corsa abituati a dare il meglio in campo aperto (come Perisic, Keita e Candreva), l’Inter non sia riuscita a segnare un solo gol in contropiede, non sembrando in grado di sfruttare le capacità atletiche delle sue ali nelle transizioni. Viceversa l’Inter è la terza squadra per passaggi effettuati (491 per partita), ma una volta sulla trequarti non riesce a far altro che a scivolare ancora una volta sugli esterni, complice anche la scarsa qualità e fantasia dei suoi interpreti d’attacco (l’inter è tredicesima in Serie A per dribbling riusciti per partita 7.7). E’ come se ci fosse un grosso equivoco su come è stata costruita la squadra, fra ciò che si vorrebbe essere e ciò che realmente si è.

MANCA LA QUALITA’

La frangia più estremista degli hater di Icardi vedeva nel numero 9 ed il suo amore per l’area di rigore l’origine della prevedibilità del gioco nerazzurro. In quest’ultimo mese senza il centravanti le cose non sembrano essere cambiate molto, se non a tratti. A parere di chi scrive è fuorviante porre la questione dello sviluppo sugli esterni come un piano di gioco prestabilito. Qualunque fase difensiva, infatti, prevede una strategia per dirottare gli attacchi degli avversari sulle fasce, la zona meno pericolosa, dove si è costretti per l’appunto ad affidarsi ai cross, statisticamente un’arma poco redditizia. L’Inter va sugli esterni non perché lo decide, ma perché i suoi avversari ce la mandano e la linea dei tre trequartisti non riesce quasi mai a trovare nelle proprie capacità le armi individuali e tecniche per scardinare la zona centrale del campo.

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