Il posticipo del sabato sera tra Udinese e Inter si è concluso con uno scialbo 0-0. I nerazzurri hanno di conseguenza sprecato l’ennesimo match point per chiudere il discorso Champions, rendendo il vantaggio sulle rivali sempre minore. I ragazzi di mister Spalletti dovranno ora vincere le partite rimanenti (Chievo,Napoli ed Empoli) per blindare il terzo posto.

Inter col doppio play, Tudor cerca la densità a centrocampo

I nerazzurri si schierano con il consueto 4-2-3-1: Borja Valero prende il posto dell’infortunato Vecino mentre Lautaro Martinez vince il solito ballottaggio con Icardi. Igor Tudor opta invece per un approccio più difensivo, schierando i suoi giocatori in un arcigno 3-4-2-1. Il terzetto difensivo è composto da Larsen-De Maio-Nuytinck, Mandragora e Sandro compongono invece la diga di centrocampo con Zeegelaar e D’Alessandro sulle fasce. Davanti opera invece il camaleontico tridente De Paul-Lasagna-Pussetto.

I primi minuti di partita sono dell’Inter che fin da subito impone il proprio gioco sugli avversari. La presenza di Borja Valero, preferito al più roccioso Gagliardini, conferisce infatti ai nerazzurri maggiore capacità di palleggio. Il centrocampo nerazzurro risulta però essere più spento del solito, privato di quel dinamismo che Vecino garantisce. Il trio Brozovic-Borja Valero-Nainggolan è inoltre troppo sbilanciato verso destra: le heat map del match indicano infatti l’inconsueta posizione del numero 20 nerazzurro, troppo vicino a D’Ambrosio e Politano. Lo stesso Brozovic, che però rispetto a Borja Valero si muove di più, ha prediletto il centro-destra del campo, schiacciando ulteriormente il centrocampo interista. Il pressing ed il palleggio dei nerazzurri vengono meno dopo la mezz’ora: Tudor passa infatti al 3-5-2 spostando De Paul a centrocampo e conferendo maggiore densità alla mediana bianconera.

Terzini di spinta, De Paul mezzala spaventa l’Inter

L’intuizione tattica del tecnico avversario cambia la partita. I nerazzurri, nonostante il risultato fosse ancora inchiodato sullo 0-0, avevano giocato meglio, proponendo diverse trame di gioco interessanti e pericolose. Con l’abbassamento di De Paul i padroni di casa hanno invece preso fiducia. Il mal posizionamento del centrocampo nerazzurro, spostato nel centro-destra, e l’insolito ruolo tra le linee di De Paul hanno infatti favorito i contropiedi dei bianconeri, che più volte si sono resi pericolosi dalle parti di Handanovic.

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I terzini interisti, D’Ambrosio e Asamoah, hanno invece mantenuto per tutto il match un approccio offensivo e propositivo. L’Italiano ha giocato per larghi tratti di partita molto vicino a Politano (assente ingiustificato della gara, di cui si parlerà più avanti) crossando con precisione in diverse occasioni e andando anche molto vicino al gol. D’Ambrosio ha toccato un grande numero di palloni (117), solo Brozovic ne ha toccati di più.

Asamoah ha invece portato a termine una partita quasi perfetta, conciliando la solita tenacia difensiva con una intraprendenza offensiva che si è vista poche volte in stagione. Il Ghanese si è abbassato di più rispetto a D’Ambrosio: è però necessario sottolineare che D’Alessandro ha spinto molto di più rispetto a Zeegelaar ed Asamoah ha dovuto contenere maggiormente l’avversario rispetto al 33 nerazzurro.

Malissimo gli esterni, l’asse Ninja-Lautaro funziona a metà

Rispetto ai due terzini Politano e Perisic faticano fin da subito, stretti nella morsa difensiva imbastita da Tudor. Politano in particolare gioca probabilmente la sua peggiore partita da quando veste la casacca nerazzurra, toccando pochissimi palloni (55) e non cercando mai il centro del campo. Il numero 16 soffre tantissimo la fisicità di Nuytinck e Zeegelaar e non si rende mai pericoloso. Perisic invece si muove molto di più rispetto al compagno, spaziando su tutto il fronte offensivo. Il Croato non patisce particolarmente la marcatura di Larsen, che agisce da falso centrale e si alza moltissimo, e di D’Alessandro ma risulta molto impreciso, sbagliando sempre la valutazione delle situazioni di gioco.

Nainggolan continua il proprio percorso di crescita tattica e fisica, offrendo una prestazione nel complesso positiva. Il Belga si è mosso molto, proponendosi come elemento di congiunzione tra il centrocampo e l’attacco nerazzurro. La connessione con Lautaro ha però funzionato in parte: l’argentino si è spesso estraniato dal gioco, toccando pochi palloni (30) e prediligendo la ricerca degli esterni alle vie centrali. Nainggolan inoltre si è reso pericoloso in poche situazioni, incatenato in parte nella morsa del duo Sandro-Mandragora.

Nel complesso i nerazzurri hanno giocato una partita diligente ma troppo prevedibile. Inoltre il possesso palla, di molto superiore a quello degli avversari, è stato sterile e non ha portato a chiare occasioni da gol. Le colpe di Spalletti vanno ritrovate nel mal posizionamento del centrocampo e nell’approccio rinunciatario. Il finale di stagione è ancora incerto e per blindare il terzo posto servirà un’altra Inter.

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