Le presunte divergenze Marotta-Spalletti, la questione Icardi, l’immancabile uscita fuori luogo di Wanda Nara. Tutto questo è stato il post Parma-Inter, con le dichiarazioni dell’allenatore che hanno fornito un assist ai giornali e agli addetti ai lavori per parlare di tutto fuorché della prestazione e del ritorno alla vittoria. Il risultato è che quasi nessuno ha parlato dell’ottimo secondo tempo dell’Inter, ma soprattutto di una figura che si affaccia sullo sfondo e che ha consentito ai nerazzurri di respirare dopo un’asfissiante crisi di risultati: Lautaro Martinez.
Il Toro di Bahia Blanca, infatti, ha risposto alle critiche che lo avevano colpito dopo alcuni gol sbagliati di troppo. Effettivamente, per uno con il suo potenziale, gli errori contro PSV all’ultimo minuto e Lazio in Coppa Italia pesano come un macigno, soprattutto perchè sono coincisi con due cocenti e dolorosissime eliminazioni nerazzurre. Appare indicativo e significativo, però, che nel momento più difficile della stagione dell’Inter e con Spalletti subissato dalle critiche, sia stato proprio Lautaro a risollevare la squadra e il suo allenatore dal baratro,con un gol di prepotenza, da bomber vero. E, a proposito di bomber, la questione sta tutta qui: è arrivato definitivamente il suo momento? E In quale ruolo?
I numeri sorprendono
Lautaro in campionato ha totalizzato 5 presenze da titolare, subentrando in 11 occasioni. Parliamo di 16 presenze e 600 minuti complessivi: il bottino recita 4 gol (Cagliari, Frosinone, Napoli, Parma). Se aggiungiamo anche la Coppa Italia e contiamo la doppietta contro il Benevento, arriviamo a 6 gol stagionali. Risultato? La media realizzativa del numero 10 nerazzurro si assesta a quota 0,60 reti. Quella del suo connazionale ed amico Icardi? 0,49. Troviamo francamente ingeneroso, quindi, ricordare le performance del giocatore soltanto per i gol falliti nelle occasioni sopracitate: entrare a partita in corso in situazioni tesissime, per un giovane alla prima stagione nel calcio italiano, non è affatto facile. Più che altro, quindi, sarebbe giusto garantirgli un po’ di continuità. Spalletti, anche dopo Parma, ha affermato ancora di non vedere i due attaccanti argentini insieme perchè “fanno lo stesso ruolo”. Ci sta che l’allenatore sia poco incline a cambiare sistema di gioco in un momento così delicato per la squadra e per “le carriere di tutti”, ma allora c’è da pensare ad una soluzione che a molti sembra fuori dal normale.
Icardi in panchina non è un reato
Ebbene sì. Non è una bestemmia, non è blasfemo, non è lesa maestà: è semplicemente prendere atto della situazione difficile che il giocatore, per stessa ammissione di Spalletti, sta attraversando. Se non è sereno, è giusto che parta dalla panchina e che venga offerta una chance a chi dimostra di essere più pronto. L’Inter non è nè deve essere schiava di alcun giocatore: non lo è stata di Ibrahimovic, non lo è stata di Ronaldo e se ne potrebbero citare a bizzeffe. E ci perdonino Icardi e la sua signora se ci permettiamo di dire che NON è (ancora) paragonabile a fuoriclasse del genere. Che il numero 9 non sia in un buon periodo è sotto gli occhi di tutti: sarà colpa dei compagni che non lo servono perchè “sono gelosi e c’è rivalità” (semicit.), sarà perchè Spalletti non ha fatto entrare Lautaro prima, sarà perchè “da dentro escono cattiverie” (cit.). Tutti ci auguriamo che ritorni a segnare, ma sarebbe segnale di meritocrazia puntare, almeno nell’immediato – per poi trarne conclusioni e possibili sviluppi in ottica futura – su chi è più pronto.
Magari già da domani, a Vienna. Da solo. Ma anche con lo stesso Mauro, che potrebbe giovare (come ha fatto il Toro a Parma) del fatto che la difesa avversaria sia impegnata a dover tenerne d’occhio due. La presenza di Lautaro potrebbe fornire linfa motivazionale ad Icardi stesso, che potrebbe avvertire la sensazione di non essere più un titolare inamovibile e di conseguenza pungerlo nell’orgoglio, riconsegnandoci quel meraviglioso bomber che abbiamo conosciuto. E, nel frattempo, permetterci di conoscerne un altro. Che scalpita e si agita, proprio come un Toro.