Il divorzio (non si sa bene voluto in primis da chi) tra Mourinho e il Manchester United ha scatenato una ridda di voci tra addetti ai lavori e semplici tifosi che fanno a gara a collocare le chiappe dello Special One chi su questa, chi su quella panchina.

Come era nelle previsioni, una delle voci più gettonate è quella che vorrebbe il clamoroso ritorno dell’Uomo di Setùbal proprio a Milano, sponda nerazzurra ovviamente.

Orde di tifosi neroazzurri, nostalgici del glorioso passato di Mourinho si sono fatti assalire dalla voluttuosa frenesia di rivedere il tecnico portoghese vestito dei nostri colori.

Noi ci abbiamo riflettuto e abbiamo trovato almeno 5 buoni motivi che ci spingono a dire che questo matrimonio non s’ha da fare.

Vediamoli.

1) La sindrome della minestra riscaldata

Sappiamo tutti perfettamente che i ritorni di fiamma in ambito calcistico sono molto rischiosi, soprattutto quelli che riguardano la panchina. Di esempi in giro per il mondo ce ne sono a bizzeffe ma, guardando in casa nostra, abbiamo l’esempio di Roberto Mancini che ci deve servire da monito. Il primo matrimonio del Mancio con l’Inter aveva fruttato una dote di 3 scudetti, 2 Coppe Italia e 2 Supercoppe Italiane, con uno score di 140 vittorie, 60 pareggi e 26 sconfitte. Il ritorno a Milano fu invece una delusione con un 8° posto la prima stagione ed un 4° posto nella seconda.

2) Silurare Spalletti sarebbe un errore

Ne abbiamo parlato a più riprese: Spalletti pur commettendo errori che sono palesi a tutti, sta lavorando in maniera corretta per gli obiettivi che la società si è prefissa. Siamo ritornati Champions, siamo terzi in campionato abbastanza comodamente, abbiamo una Europa League da giocare con il massimo dell’impegno. Iniziare ora a destabilizzare l’ambiente con un possibile ritorno di Mourinho sarebbe solo deleterio per la squadra.

3) Questa Inter non è l’Inter di Moratti

Il contesto storico attuale dell’Inter non è quello del 2010. Massimo Moratti consegnò le chiavi della squadra a Mourinho e lui seppe portarla sul tetto del mondo. Erano anni in cui il Fairplay finanziario non esisteva e Moratti faceva sforzi finanziari incredibili per assicurare allo Special One i giocatori che voleva. Tutto ciò ora non sarebbe possibile. L’Inter ha iniziato a strutturarsi adesso come una società moderna, con direzioni Corporate e Sportive ben delineate e sinergiche, in un processo che necessita tempo per essere perfettamente compiuto. In un contesto come questo, un accentratore come Mourinho potrebbe avere più di un problema ad integrarsi perfettamente negli ingranaggi societari.

4) Grandi poteri comportano grandi responsabilità

E’ innegabile che i tifosi abbiano riconosciuto Mourinho (giustamente) come uno dei principali artefici della conquista del Triplete. In molti lo hanno idealizzato come invincibile, un vero e proprio “supereroe” dal quale non si aspetterebbero altre che di ricalcare fedelmente il percorso già battuto in precedenza. Proprio in questo scenario un fallimento, o anche un raggiungimento solo parziale degli obiettivi, potrebbe trasformare l’amore viscerale in una crisi di rigetto. Questo “pericolo” c’è ed è concreto.

5) Tornare grandi a prescindere

L’Inter e Mourinho hanno lo stesso bisogno impellente: tornare grandi. Ma proprio questo bisogno reciproco è necessario che si compia autonomamente per avere davvero la giusta dimensione totale. Sarebbe fin troppo scontato per i critici detrattori dire che l’Inter è dovuta tornare da Mourinho per essere grande di nuovo e che lo stesso Mourinho non è riuscito a trovare altro approdo che tornare là dove ha raggiunto l’apice della sua carriera per sentirsi nuovamente lo Special One.

Ecco, è bene che ognuno continui per la propria strada. La nostra la stiamo tracciando con la nuova società e tutta la fiducia che abbiamo da dare deve essere rivolta a chi sta lavorando per riportarci nel gotha del calcio mondiale.

Ovviamente facciamo un grandissimo in bocca al lupo a José Mourinho, l’uomo che ha saputo guidare come nessun altro quell’Inter che vinse tutto quello che c’era da vincere, al quale continueremo sempre a volere un gran bene e che avrà sempre un posto primario nel nostro cuore nerazzurro.

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Impiegato tecnico di professione, cantante e chitarrista rock per passione. Amo stare con i miei figli, leggere, scrivere, fotografare e fare qualsiasi cosa possa dare sfogo alla creatività. Nel cuore porto da sempre i colori nerazzurri: per me c'è solo l'Inter!