La peggiore Inter della stagione proprio quando non te lo aspetti. Atalanta-Inter è da sempre una partita ostica per i neroazzurri. La partita era sulla carta difficile, piena di insidie e in uno stadio che storicamente regala più dispiaceri che gioie al popolo nerazzurro, ed è proprio per questo che ci si attendeva un approccio diverso. Nell’ultimo mese e mezzo la squadra aveva dimostrato maturità e solidità, che stonano nettamente con lo spettacolo indecoroso andato in scena alle ore 12,30 a Bergamo: 4-1 per l’Atalanta, ennesimo trionfo casalingo di Gasperini contro la sua ex squadra. L’Inter si ferma a 7 vittorie consecutive in campionato e lo fa nel modo più brusco.
La sintesi del primo tempo, fra i peggiori della storia nerazzurra, sta nel sospiro di sollievo che i tifosi tirano dopo il duplice fischio di Maresca: l’1-0 all’Atalanta sta strettissimo. L’Inter deve ringraziare un monumentale Handanovic e la mancanza di cinismo sotto porta degli orobici, che in un paio di occasioni (soprattutto con Ilicic) falliscono delle occasioni ghiottissime. Ancora una volta, l’Inter soffre maledettamente la solita, sontuosa prestazione che l’Atalanta regala ogni anno contro la Beneamata. La ripresa parte nel migliore dei modi: calcio di rigore dopo 40 secondi che Icardi trasforma alla perfezione. Preludio ad una nuova rimonta? Rimane solo una speranza, visto che il gol del 2-1 di Mancini gela tifosi, squadra ed allenatore. Da lì in poi, l’Inter smette praticamente di giocare: anche quando mancano 5 minuti alla conclusione e ci si aspetterebbe un forcing finale, la squadra non dà mai l’idea di poter quantomeno agganciare il gol del pareggio. Il terzo e il quarto gol dell’Atalanta completano un passivo pesante se pensiamo allo sviluppo del secondo tempo, ma tutto sommato giusto se prendiamo in considerazione il numero di palle gol create dai nostri avversari nel primo tempo.
Cause del tracollo
L’Inter arriva ad una partita già di per sè molto complicata dopo le fatiche di Champions, e non una partita qualunque: giocare contro il Barcellona, per giunta due volte nel giro di due settimane, sfiancherebbe chiunque. La sensazione che la squadra nerazzurra ha dato sin dal primo minuto è di stanchezza generale, sia nelle gambe che nella testa. Tanti interpreti (forse troppi quelli schierati in campo?) della sfida con il Barcellona mostrano di non avere la corsa e la grinta necessarie per ostacolare una squadra che fa proprio di queste caratteristiche il suo punto di forza, specialmente fra le mura amiche. In difesa, Skriniar incappa in una giornata negativa e lo si capisce già quando viene saltato qualche volta di troppo nell’uno contro uno (sua specialità): la conferma arriva dal secondo e dal terzo gol, sui quali lo slovacco ha delle responsabilità. Asamoah soffre tantissimo nel primo tempo e dalla sua zona arrivano i pericoli principali. A centrocampo, Brozovic (espulso nel finale) appare macchinoso e lento nel pensiero rispetto a quello che conosciamo, mentre Vecino è in ombra e viene sostituito addirittura nell’intervallo. Per quanto riguarda il reparto avanzato, Politano ma soprattutto Perisic non hanno mai lo spunto che serve per far male. Nel primo tempo, le due ali offensive non garantiscono copertura in fase difensiva, e la cosa colpisce soprattutto se pensiamo al croato: anche in questo periodo di appannamento, infatti, Perisic era sempre riuscito a svolgere questo compito con efficienza. Icardi stesso, infine, perde un pallone clamoroso in fase di appoggio che rischia di costare un gol bergamasco e per il resto non incide, mostrando di essere un po’ giù fisicamente.
Bocciature nette
Se però per gli uomini citati può esserci un grado (seppur minimo) di attenuanti, che comunque non giustificano assolutamente una prestazione pessima che non si addice minimamente a chi gioca nell’Inter, ci sono dei giocatori che escono nettamente bocciati. Parliamo in primis di D’Ambrosio e Gagliardini, che disputano una prova piena zeppa di errori sia in fase offensiva che in fase difensiva, mettendo in luce una mancanza di qualità preoccupante che in parte si conosceva già. D’Ambrosio sbaglia quasi tutto tecnicamente e per finire commette un fallo ingenuo per la punizione da cui nasce il 2-1: l’Atalanta non è esattamente squadra alla quale concedere a cuor leggero calci piazzati in zona offensiva. Gagliardini dimostra ancora una volta di poter essere un giocatore adatto per le sfide (magari casalinghe) contro le piccole, ma sul quale non poter fare affidamento quando il livello si alza anche solo leggermente. Nulla da dire sull’impegno, ma il centrocampista classe ’95 ha evidenti limiti tecnici e per giunta in una zona del campo in cui serve buona fase di impostazione e capacità di trovare passaggi vincenti.
Le scelte di Spalletti
Facile, ovviamente, commentare e criticare l’operato di un allenatore dopo una sconfitta per 4-1. Il nostro lavoro di analisi, però, ci spinge a farlo. Puntare su un centrocampo fisico, innanzitutto, poteva essere una scelta condivisibile visto che a Bergamo le partite diventano spesso delle vere e proprie battaglie. L’andamento del match, però, ha mostrato nettamente che sarebbe servita qualità in mezzo al campo per uscire in maniera più agevole dal pressing forsennato dell’Atalanta. Joao Mario o Borja Valero sarebbero potuti essere,a posteriori, più utili. Il centrocampo dell’Inter di questi primi mesi di stagione si è sempre basato su 2 uomini di qualità e 1 uomo di corsa e quantità: solitamente Brozovic, Vecino (o Gagliardini) e Nainggolan (o Joao Mario). La scelta di far coesistere Vecino e Gagliardini è stata errata, ma Spalletti ha avuto il merito di sconfessare la sua stessa mossa senza problemi nell’intervallo, sostituendo l’uruguaiano per far posto a Borja Valero. L’Inter, fra l’altro, nonostante la scelta di due uomini di copertura, nel primo tempo è stata annientata tatticamente dall’Atalanta soprattutto nel momento in cui si perdeva palla, con difesa e centrocampo che apparivano totalmente slegati e la squadra di Gasperini che entrava troppo facilmente nell’area di rigore di Handanovic.
Nel reparto avanzato, Politano e Perisic come detto sono apparsi a corto di fiato, e probabilmente effettuare una variazione nelle ali offensive sarebbe potuta rivelarsi una mossa corretta. Non che Keita, al momento dell’ingresso, si sia fatto rimpiangere, ma giocare dal primo minuto a volte può cambiare le prospettive di un match. L’ultimo cambio lascia perplessi, perchè in una situazione di vantaggio si tende ad aggiungere una soluzione offensiva. Lautaro Martinez o Candreva potevano dare qualcosa in più anche per sostituire un Perisic totalmente assente. Si è deciso, invece, di puntare su un terzino come Vrsaljko, probabilmente per rimediare agli errori in serie di D’Ambrosio.
Da dove ripartire?
Dalle 10 prestazioni sfornate dal 18 settembre al 10 novembre. Nettamente. Una sconfitta, seppur pesante nella prestazione e nel tabellino, non può far svanire le certezze che questa Inter aveva acquisito. Una fase difensiva solida, le splendide prestazioni di Brozovic, l’efficacia in zona d’attacco, la capacità di reagire e di vincere le partite spesso negli ultimi minuti. Il carattere, insomma, di una squadra che dopo la sosta è chiamata ed obbligata a rialzarsi. Obbligata perchè ci attendono sfide importantissime, specialmente fra la fine di novembre e la prima metà di dicembre: Tottenham, Roma, Juventus, PSV Eindhoven (prime tre in trasferta). L’Inter ripartirà da un terzo posto in solitaria e da un’ottima situazione nel girone di Champions League: da una parte la possibilità di rimanere nelle zone altissime della classifica, dall’altra quella di qualificarsi per gli ottavi di finale in Champions. La strada è lunga e una sconfitta netta, in certi casi, può essere una nuova base di partenza per essere più forti di prima.
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