Antonio Conte, subito dopo il derby stravinto per 3-0 domenica scorsa, aveva immediatamente rivolto lo sguardo oltre, focalizzando l’attenzione collettiva sul doppio impegno contro Genoa e Parma: “Due partite che sulla carta sembrano semplici, ma saranno quelle a farci capire se abbiamo fatto il salto di qualità“. Ebbene: la prima delle due risposte è stata estremamente positiva. Scordatevi l’Inter che approccia il match contro le piccole con leggerezza e protervia: i nerazzurri hanno azzannato fin dal primo minuto – e mai come questa volta non in senso figurato – e hanno bersagliato Perin fino al fischio finale. L’Inter conferma il trend vincente, un salto di qualità mentale prima che tecnico iniziato due settimane fa contro la Lazio e poi proseguito contro il Milan: nella prima occasione c’era la possibilità di sorpassare i rossoneri e prendersi il primo posto, domenica scorsa c’era la possibilità di allungare ulteriormente su di loro, ieri quella di lasciare la Juventus a -7 potenziali. L’Inter, probabilmente, ha imparato a non sbagliare quando conta.

Non c’è partita

L’Inter di Conte è tutta nei primi 35 secondi di partita: palla recuperata, Barella di prima, combinazione splendida targata Lu-La e sgroppata di Romelu Lukaku che ci teneva a mettere subito le cose in chiaro. Poi comincia il tiro al bersaglio, i nerazzurri sprecano qualche chance di troppo che avrebbe consentito di chiudere il match già nel primo tempo. Ecco, se possiamo parlare di un’Inter vicina alla perfezione e non propriamente perfetta è per questi difetti che ogni tanto riemergono. Di certo, però, non si può imputare nulla all’atteggiamento, né si può dire che l’Inter abbia perso in qualche frangente il controllo della partita, mai in discussione. Nel secondo tempo il Genoa si è fatto coraggio in virtù del solo gol di svantaggio, i nerazzurri hanno mostrato l’ormai consueta compattezza in fase difensiva e protetto la porta di Handanovic, mai realmente impegnato. Poi, con calma e senza panico, lucidamente e inesorabilmente, l’Inter l’ha chiusa con Darmian Sanchez. I gol sarebbero potuti essere molti di più, Perin negli ultimi minuti dava l’aria di essere un uomo sfinito e desideroso di tornare negli spogliatoi, tartassato com’era dagli attacchi nerazzurri.

La squadra più bella del campionato

Questa Inter non è soltanto prima in classifica con pieno merito e la squadra più forte del campionato sul campo, ma è anche la compagine più bella da vedere. Innanzitutto perché, nonostante Conte abbia praticamente scelto il suo undici titolare, chiunque venga impiegato mostra la sua versione migliore, senza cali di concentrazione e con abnegazione massima. L’esempio è Matteo Darmian che, pur essendo il vice Hakimi e scendendo in campo poiché il marocchino è squalificato, gioca una partita totale in entrambe le fasi trovando anche il meritatissimo gol personale con un diagonale niente affatto scontato. E poi c’è Alexis Sanchez che, pur consapevole che la coppia d’attacco sia insostituibile, entra e segna subito. C’è Arturo Vidal che entra al minuto 85 e pressa gli avversari in maniera indemoniata, così come Roberto Gagliardini che – pur con doti tecniche alquanto limitate e limitanti – entra con grande grinta.

L’Inter è bellissima per come si muove sul campo, assomiglia ad una fisarmonica che si compatta e si chiude a riccio in fase difensiva chiudendo ogni spazio, ma contemporaneamente – appena recupera palla – si distende praticamente con tutti gli effettivi nel tentativo di sfondare la porta avversaria. Una vera e propria macchina che rasenta la perfezione. Ovviamente, gli innesti di Eriksen Perisic hanno aggiunto qualità, forza, capacità offensive e contemporaneamente voglia di sacrificarsi per la squadra. L’Inter ha totalizzato 6 clean sheet nelle ultime 7 partite, e l’unico gol subito nasce da una fortuita deviazione sulla punizione di Milinkovic-Savic contro la Lazio, quindi non si può parlare di errore difensivo. E contemporaneamente, i nerazzurri hanno segnato 60 gol in 24 partite: non succedeva da 70 anni. Ripetiamolo a chi afferma con aria sapiente che questa Inter faccia catenaccio, ripetiamolo a chiare lettere: settanta anni.

Adesso dipende tutto dall’Inter, che può guardare unicamente al suo campionato e a se stessa. 14 partite sono tantissime, non c’è spazio per i facili entusiasmi e sarebbe folle mollare la presa cedendo alle famose sirene ammalianti. Soprattutto, i nerazzurri devono continuare ad isolarsi dalle voci e dalle difficoltà societarie che giorno dopo giorno si faranno sempre più insistenti. Conte lo ha detto: “Dobbiamo rimanere solo concentrati nel cercare di regalare gioia al popolo nerazzurro“. La sensazione è esattamente quella: l’Inter è in missione per il suo popolo. La prossima tappa della battaglia si svolgerà in quel di Parma: un’altro match-verità, una di quelle trappole da scansare e superare a pieni voti, contro una squadra disperata in cerca di punti salvezza. Ma l’Inter è alla ricerca dei punti più importanti, quelli che conducono alla gloria. E alla gioia di un popolo.

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.