L’Inter ricade nei suoi stessi errori, e la cosa diventa ancora più grave se come avversario hai l’ultima in classifica. Se con l’Udinese era riuscita ad amministrare il vantaggio, questa volta la squadra nerazzurra è vittima di una tremenda beffa al minuto 91. La partita non è bella, anzi. Il merito è soprattutto del Chievo, solita squadra super-organizzata, che fa dell’intensità e della corsa le proprie armi migliori e che da qualche partita, con Di Carlo alla guida, ha ritrovato la propria identità. Nei primi 20 minuti si ricorda solo un tiro alto di Perisic. Poi, però, nella seconda frazione del primo tempo l’Inter si sveglia e costruisce anche delle belle trame in velocità, che portano prima alla parata di Sorrentino sul tap-in di Icardi (Nainggolan spara alto sulla ribattuta) e poi al gol del ritrovato Perisic, una delle poche note liete del tardo pomeriggio di Verona. Icardi (ancora impegnato al servizio della squadra) e D’Ambrosio confezionano il gol del croato, che sferra un calcio al palo scaricando mesi di tensioni e critiche. L’Inter chiude bene i primi 45 minuti, costruendosi un’altra enorme occasione con una gran palla dello stesso Perisic: Joao Mario non è bravo a concretizzare in scivolata. Il secondo tempo parte con la sensazione che l’Inter, premendo ancora di più, possa trovare agevolmente il raddoppio, ed infatti la squadra parte bene andando all’assalto della porta di Sorrentino alla ricerca del raddoppio. Icardi fa tutto bene al 56′, ma Sorrentino è bravissimo nella respinta. Pochi minuti dopo, Pellissier sfiora il gol del pareggio sul quale è bravissimo Handanovic, poi ci riprova 30 secondi dopo con una rovesciata. Da lì in poi finisce la partita d’assalto dell’Inter, comincia quella di attesa e di gestione (mediocre): si pensa che il gol di Perisic possa bastare, non è così. Al 91′ pareggia Pellissier su una pessima scelta di Handanovic, a ribadire ancora una volta come le uscite siano un suo grosso punto debole: non esce in anticipo ma, anziché poi rimanere in porta, fa la scelta peggiore per un portiere in quei casi, ovvero rimanere nella terra di mezzo. Il pallonetto è scolastico, Skriniar non può arrivarci.

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Come si diceva all’inizio, l’Inter ricade nei suoi errori. Non chiude la partita concretizzando le occasioni per lo 0-2 e poi arretra eccessivamente il proprio baricentro, dando vita ai presupposti per il pareggio del Chievo. Inconcepibile aver prestato il fianco per 30 minuti all’ultima in classifica chiudendosi in difesa, o meglio, è qualcosa che puoi fare soltanto se hai delle frecce subentrate e fresche pronte a colpire subito in contropiede. Non lo è Vecino, non lo è Martinez, non lo è Borja Valero. E così l’Inter paga ancora un conto salatissimo che corrisponde a 2 punti persi che la allontanano ulteriormente dal Napoli secondo (ora distante 8 punti) e che non le permettono di allungare sul quinto posto, ora occupato dal Milan a -6.

Le prestazioni: finalmente Perisic, male De Vrij e i cambi

Spalletti sceglie di far coesistere per la prima volta Joao Mario e Nainggolan, e tutto sommato i due non funzionano male. Il Ninja non è ancora nelle condizioni migliori (ormai è un leitmotiv che va avanti da luglio), ma comunque regala tocchi di precisione anche se perde qualcosa nella sua specialità, i contrasti. Il portoghese riesce sempre a scartare il primo blocco di pressione degli avversari ed è anche lucido quando c’è da servire un compagno in zona offensiva. Brozovic in mezzo completa la buona prova del centrocampo, abbassandosi sempre a fare praticamente il terzo centrale di difesa ed impostando con intelligenza. Le buone prove arrivano anche dai due terzini, Vrsaljko D’Ambrosio, con il primo che fornisce un importante contributo in entrambe le fasi ed il secondo che si mantiene più difensivo lasciando a Perisic il compito di colpire sulla fascia sinistra, riuscendo comunque a fornire un assist proprio al croato nel momento giusto. Politano garantisce la solita corsa e sostanza, puntando sempre Barba: l’asse con Vrsaljko funziona bene. Perisic, come detto, si ritrova e sforna la miglior prestazione stagionale, non tanto per il gol (facile) ma anche per la convinzione con cui punta e salta l’uomo, come nei giorni migliori e con il celebre doppio passo. In attacco è una spina nel fianco, in difesa è sempre attento. Icardi svaria alla ricerca di palloni giocabili, dialoga spesso con i compagni e addirittura si fa 50 metri di campo su un contropiede del Chievo, riuscendo a chiudere benissimo in scivolata.

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E allora, si direbbe, di fronte a queste buone prestazioni, da dove nasce il pareggio? Principalmente da un episodio, che però nasconde molte chiavi al suo interno. De Vrij sbaglia clamorosamente in uscita avanzando a vuoto e confermando le impressioni negative dei primi minuti, nei quali aveva perso palloni sanguinosi con Skriniar a dover rimediare. Sembrava irriconoscibile, ed il gol subito lo conferma, con lo slovacco che questa volta non rimedia, anzi, legge male il taglio di Pellissier probabilmente condizionato dall’errore inaspettato dell’olandese. Handanovic, poi, come detto, sbaglia nettamente i tempi dell’uscita. Ed altre ragioni si devono anche al fatto che i cambi entrano male in partita, e qui entra in gioco Spalletti. Dispiace dover sempre imputargli degli errori nel leggere la partita in corso: questa volta, però, più che negli uomini sbaglia nella disposizione con cui disegna la squadra. L’ingresso in campo di Vecino per Nainggolan è per noi un cambio che ci stava, ma la scelta di passare al 3-5-2 si rivela poco felice, visto che da lì in poi la squadra non crea più pericoli e si schiaccia nella propria metà campo. Ovviamente le responsabilità sono da imputare allo stesso Vecino, che sbaglia parecchi palloni e non garantisce il contributo sperato in fase difensiva e nei contrasti. Martinez viene scelto per sostituire Politano: ci può stare, ma Keita in situazioni di contropiede con la squadra avversaria alla disperata ricerca del pareggio può davvero essere letale. Il numero 10 però mantiene pochi palloni, si guadagna sì qualche fallo ma non incide per niente sull’andamento del match. L’inserimento di Borja Valero è dovuto al desiderio di mantenere palla, e lo spagnolo rimane troppo poco tempo in campo per poter giudicare lui e la scelta di schierarlo. Insomma, saranno altri giorni di critiche per le scelte dell’allenatore. Pochi, però, visto che (per fortuna) si torna in campo subito.

Ora il Boxing Day

Finalmente, anche in Italia si gioca a Santo Stefano e la partita che ci attende (ore 20,30) è una di quelle che merita: Inter-Napoli, terza contro seconda. Se la speranza era quella di potersi avvicinare ai partenopei e magari di strappargli la seconda posizione, questa è stata violentemente allontanata dal gol nel recupero di Pellissier. In ogni caso, però, servirà una grande Inter per poter ritrovare la fiducia del proprio pubblico. Concludere l’anno con due vittorie potrebbe cancellare il Natale amaro, rendendo più gustosi spumante lenticchie di Capodanno.