da sabato

L’amichevole, vittoriosa, contro l’Egnatia ha fatto calare il sipario sulla pre-season nerazzurra. La settimana corrente di lavoro sfocerà nella prima apparizione in campionato contro il Monza prevista per sabato sera a San Siro. Una pre-season che ha visto l’Inter affermarsi in 6 occasioni delle 7 totali, pareggiando solo con l’All Nassr di Brozovic. Tuttavia, nonostante i buoni risultati, non è tutto oro ciò che luccica. Qualcosa, tra campo e mercato, non è andato come doveva

La porta ha avuto un cambiamento radicale

Il ruolo del portiere è quello che, in casa nerazzurra, ha avuto il cambiamento più ampio. Dei tre portieri in rosa l’anno scorso non è rimasto nessuno e i loro sostituti sono chiamati a non farli rimpiangere, soprattutto i primi due, (Sommer e Audero). Il secondo, ad oggi, è ingiudicabile come Di Gennaro, terzo della compagnia. Il primo, Sommer, dopo una partenza ad handicap contro il Salisburgo, si è reso protagonista di una prestazione ai limiti dell’inoperoso contro l’Egnatia. Pressoché incolpevole sui gol, si è fatto trovare attento in qualche situazione di normale amministrazione che, però, necessitava comunque di attenzione. Il Monza, all’esordio a San Siro, sarà ben altro banco di prova per lo svizzero. Non sarà mai Onana, soprattutto con i piedi, ma non farlo rimpiangere del tutto potrebbe essere un buon inizio per conquistarsi la fiducia dei tifosi

Da sabato è campionato, come sta la difesa?

La difesa, in questa preparazione estiva, ha vissuto di alti e bassi. Se nella prima parte si è mostrata all’altezza, dopo l’infortunio di Acerbi, che ha saltato Salisburgo e Egnatia, e che forse salterà il Monza, ha mostrato qualche lacuna di troppo sia generale che di attenzione dei singoli. Questi aspetti non preoccupano eccessivamente, ma una raddrizzata va data.

A livello numerico manca qualcosina. Un eventuale assenza di Bastoni potrebbe, ad onor del vero, essere tamponata dal neo-acquisto Carlos Augusto, ma è sempre meglio avere un giocatore di ruolo. L’altro acquisto, Bisseck, ha mostrato qualcosina d’interessante, ma, al tempo stesso, va aspettato come si conviene ad un giocatore della sua età. Il fiore che potrebbe rappresentare, deve ancora sbocciare. Per il resto, è sempre la solita difesa della scorsa stagione. Si ripartirà da Darmian, Acerbi e Bastoni, che non deve più commettere leggerezze come quella che ha dato il là all’1-0 dell’Egnatia, con la speranza che i primi due non paghino ad eccessivo prezzo l’invecchiamento di un anno. Da sabato si fa sul serio, forza ragazzi, mai più prestazioni come a Salisburgo.

 

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A centrocampo c’è la qualità

Il reparto centrale è quello che ha visto i cambiamenti più importanti. Salutato Brozovic, il centrocampo nerazzurro ha acquisito la freschezza e la corsa di Davide Frattesi che si è mostrato, fin dalle prime uscite, calato nella nuova realtà con la giusta grinta e la giusta intraprendenza. Davide ha fatto subito vedere di cosa è capace, ma la concorrenza di Mkhitaryan sarà difficile da battere per quanto ha mostrato l’armeno nel corso della passata stagione. Alla lunga, l’italiano raggiungerà i gradi di titolare insieme a Barella e Calhanoglu, (quest’ultimo con qualche piccolo accorgimento da fare in regia), che per questa squadra sono, ad oggi, imprescindibili e l’hanno dimostrato

Anche sulle fasce, la squadra si è rinforzata. Cuadrado, in poche apparizioni, ha mostrato di poter far breccia nei cuori dei tifosi nerazzurri, non contenti del suo arrivo. A destra si è tornati a puntare l’uomo e a creare superiorità nell’ 1vs1, come non accadeva, oramai da un po’, perchè Dumfries ha altre caratteristiche rispetto alla velocità di gambe del colombiano. A sinistra, Federico Di Marco ha salutato Gosens ed ha accolto Carlos Augusto. Il brasiliano non ha avuto modo di fare la pre-preparazione e, potrebbe esordire direttamente sabato contro la sua ex squadra, ma quanto ha fatto vedere nella passata stagione lascia pensare che sia funzionale al tipo di gioco di Simone Inzaghi.

Il “contorno” di lusso è rappresentato da Kristian Asllani e, molto probabilmente, da Stefano Sensi. Due giocatori che non smettono mai di mettere in luce una qualità molto molto elevata che fuoriesce dalla loro capacità di giocare la palla. Non a caso, insieme, hanno confezionato il gol che ha sconfitto il Salisburgo. Pregevole il lancio dell’albanese per l’italiano che ha stoppato magnificamente prima di siglare il gol. Con due così, il padre di Samardzic può pure andare da un’altra parte….

Un rebus chiamato attacco…

L’attacco dell’Inter, in questo momento, è un vero e proprio rebus. Il volta-faccia di Lukaku ha creato non poche difficolta agli uomini di mercato nerazzurri, condizionati e non poco, anche, dai margini di spesa imposti da Zhang.

Ad oggi, il reparto offensivo conta: due certezze dal destino differente, e, (quasi), due incognite. La prima certezza è quella che ha bisogno solo di consolidarsi ulteriormente nel suo status di un qualcosa d’indissolubile e di una fascia di capitano che comporta onere e onore. Lautaro Martinez è l’uomo immagine di questa squadra. Ad oggi, è su di lui che si fa affidamento per l’attacco nerazzurro. E’ da lui che deve partire la scintilla che possa iniziare il percorso alla seconda stella. Dopo un piccolo sovraccarico, è tornato domenica con tanta sostanza condita da due gol facili per uno come lui.

La seconda certezza è quella che oramai ha oltrepassato ogni limite e, ahimé, vien dura anche potersene privare. Correa, nonostante qualche piccolo guizzo nelle ultime due sfide, rappresenta sempre di più la scommessa persa da Simone Inzaghi che l’ha voluto fortemente, ma che non ha mai avuto indietro la metà della fiducia riposta nell’argentino. Si accettano offerte, per veri duri di cuore.

E veniamo ai rebus. Due. Uno certificato sul campo in queste prime uscite, l’altro legato ad un ricordo di 13 anni fa e ad una carriera povera di gioie continue.Marcus Thuram ha deluso fino ad ora. Dalla sua ha la scusante di una corporatura difficile da tirare a lucido. Ma, dopo un mese di preparazione, anche domenica non ha dimostrato di cosa è capace. Macchinoso e lento. La speranza di tutti è che, a partire da sabato, possa tramutarsi in un meraviglioso cigno del gol, incantando la scala.

L’altro rebus è una vecchia conoscenza che sbarcherà a Milano in queste ore. Marko Arnautovic è stato il profilo che ha incarnato le richieste dell’allenatore mischiate alla disponibilità liquida dettata dalla società, inspiegabile visto il percorso dell’anno scorso. Da lui Inzaghi vuole i gol che facciano dimenticare chi l’ha preceduto. Al netto dei numeri realizzativi che gli si chiedono, è chiaro come, ad oggi, è lui che dovrà assumersi, insieme a Lautaro, il peso dell’attacco nerazzurro. L’ultima volta a San Siro festeggiò una Champions, in un alba di maggio. 13 anni dopo può iniziare con gol pesanti già alla prima.

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