fuochi d’artificio che nella notte fra lunedì e martedì sono stati accesi dai tifosi del Borussia Monchengladbach sotto l’hotel dell’Inter non avranno un seguito immediato: i tedeschi non si qualificano per gli ottavi di finale di Champions League, i nerazzurri non vengono eliminati. Niente matematica, per ora. Tutto rimandato all’ultima, decisiva giornata, che per l’Inter rappresenterà ancora la partita della verità, per il terzo anno consecutivo. Sperando che l’epilogo sia differente. A differenza dell’anno scorso, la squadra di Conte non dipenderà da se stessa, visto che – oltre ad essere obbligata a battere lo Shakhtar Donetsk – dovrà sperare che la partita tra Real Madrid e Gladbach non termini in pareggio. Una situazione analoga a quella vissuta due anni fa, quando l’Inter che a San Siro sfidò il PSV Eindhoven doveva confidare anche nella professionalità del Barcellona. Che non venne meno. La squadra all’epoca guidata da Spalletti, tuttavia, abdicò per demeriti propri non assolvendo al proprio dovere. Ecco, proprio quello che mercoledì prossimo non deve assolutamente succedere. Se eliminazione deve essere, che lo sia a causa di risultati sfavorevoli dagli altri campi. L’Inter non può permettersi nuovi rimpianti, la misura è già colma.

Ferocia

L’Inter che scende in campo al Borussia Park – stadio nel quale i tedeschi erano ancora imbattuti nella stagione 2020-21 – ha la stessa mentalità, lo stesso spirito, lo stesso furore di quella che tre giorni prima ha stravinto a Reggio Emilia contro il Sassuolo. Concentrazione e applicazione ai massimi livelli, i nerazzurri mostrano la grinta di chi sa di dover vincere per forza: è questione di sopravvivenza. E così, almeno per la prima mezzora, è l’Inter a dominare in Germania: Matteo Darmian si conferma una sicurezza e trova addirittura il suo primo gol in nerazzurro (lui che non è certo noto per essere un goleador) sbloccando il match. Il trio di centrocampo Barella-Brozovic-Gagliardini abbina qualità e quantità, nonostante il croato rientri direttamente dalla pausa per Covid e disputi 90 minuti (di alto livello). Davanti, la Lu-La è quella delle notti migliori, nonostante il Toro si mangi il gol dello 0-2 sul finire del primo tempo. Una cosa è certa: l’Inter, che sembrava sportivamente morta dopo la sconfitta di San Siro contro il Real Madrid a seguito di un mediocre avvio stagionale, si è risvegliata. E una svolta potrebbe essere arrivata nel pomeriggio di Reggio Emilia. Nella serata tedesca, però, la continuità vista in campionato si spezza, precisamente sul finire del primo tempo. E si rivedono crepe difensive che cozzano con la solidità ammirata tre giorni prima.

Ingenuità

I due gol subiti dell’Inter denotano ancora un’immaturità insita nella squadra, che deve ancora evidentemente crescere mentalmente. Dopo la prima mezzora di grandissima corsa e intensità, infatti, l’Inter accusa un fisiologico calo. Ci può stare, certo. Il problema è che la squadra di Conte non riesce a gestire i suoi momenti di difficoltà e soprattutto ad interpretarli con furbizia. Negli ultimi 10-15 minuti della prima frazione, infatti, concede almeno tre occasioni nitide ai tedeschi, continuando a ricercare la costruzione da dietro, con un’ostinazione che costa poi la rete del pareggio. Sarebbe stato più saggio, per esempio, cercare il lancio lungo, affidandosi al totem Lukaku per respirare. Soluzione alla quale l’Inter non ricorre. E così arriva il pareggio tedesco, caratterizzato da un errore posizionale di Skriniar, che fa seguito ad una serie di sbavature in fase di impostazione da parte di Bastoni e ad un paio di indecisioni di De Vrij.

L’ingenuità dei nerazzurri, inoltre, si manifesta anche sul risultato di 1-3, quando ci sarebbe soltanto da gestire un finale che sembra già scritto e l’erroraccio arriva proprio da chi non te lo aspetti, da un giocatore esperto e che a questi livelli è sicuramente a proprio agio: Alexis Sanchez regala una palla agli avversari e concede a Plea la rete che accorcia le distanze e che costringe l’Inter a vivere 20 minuti finali da brivido. Ne avremmo fatto volentieri a meno.

Lukaku è uno spettacolo

Prima di passare all’analisi delle montagne russe cui i tifosi nerazzurri sembrano perennemente condannati, c’è da encomiare per l’ennesima volta le gesta di Romelu Lukaku. Nel momento più difficile, quando l’Inter – dopo 20 minuti del secondo tempo – è fuori dalla Champions League, Big Rom si prende la scena, regalando un urlo liberatorio al popolo nerazzurro. Piccolo particolare: la rete dell’1-2 è realizzata di destro, il piede debole. Eccezionale. Decimo gol stagionale per il numero 9, terzo in Champions League: leader assoluto. La rete dell’1-3 è un rigore in movimento che Hakimi (a proposito, ottimo impatto sul match) gli offre su un piatto d’argento e che Romelu non può fallire. Ma non ci sono solo i gol nella prova che il centravanti nerazzurro offre al Borussia Park: c’è una lucidità messa in evidenza fin dal primo minuto, con una serie di scelte azzeccate che ne fanno il regista avanzato. Sempre più completo, sempre più dominante, sempre più forte. Ad oggi, Romelu Lukaku è uno spettacolo per gli occhi.

Enjoy o no?

Nella conferenza stampa di ieri, Antonio Conte aveva usato il verbo inglese “enjoy” per spiegare, in una parola, le differenze di mentalità che intercorrono fra altri campionati – come la Bundesliga e la Premier League – rispetto alla Serie A. Il tecnico nerazzurro fa riferimento alla leggerezza con cui si vivono le partite in Germania e in Inghilterra e anche alle disposizioni tattiche (Conte rispondeva ad una domanda sull’inserimento di Hakimi), che in Italia sono molto più pronunciate e rigorose, votate – come da tradizione – al risultato.

E proprio in Germania, Borussia Monchengladbach e Inter sicuramente divertono, dando vita a 96 minuti di eccezionale intensità e ad una serie di emozioni forti. Stavolta niente lattine, fortunatamente, ma per uno spettatore neutrale la partita è certamente spettacolare. Ma per noi tifosi nerazzurri? Vero che il DNA parla chiaro e siamo ampiamente preparati alle notti da Inter, ma c’è da dire che spesso l’atavica tendenza dei nerazzurri a complicarsi la vita risulta bizzarra. Come ieri sera, quando una partita che sull’1-3 sembrava già vinta si trasforma in una sofferenza esagerata, che trova il suo culmine con il gol annullato a Plea. E se già il finale batticuore non ricorda abbastanza (con le giuste proporzioni, non vogliamo essere blasfemi!) il match del Camp Nou del 2010, la doccia gelata che poi si trasforma in sollievo grazie alla decisione di annullare la rete rafforza le similitudini. Se fosse un genere cinematografico, l’Inter sarebbe certamente un thriller. Il più bello di tutti.

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.