Lo youtuber, l'influencer o in generale chi lavora sugli spazi virtuali offerti da un'azienda privata
è tenuto a rispettare obbligatoriamente netiquette ed ogni tipo di regolamenti e condizioni di utilizzo sin dall'inizio. Proprio perché è "un ospite" di quella azienda....
Il punto è: "il fine NON giustifica i mezzi". Se, per ottenere da vivere, devo propagandare notizie false, allarmistiche, complottistiche o comunque devo infrangere le regole che il servizio virtuale mi impone (esempio stupido: non condividere immagini pornografiche o non bestemmiare o non insultare chi ha un pensiero politico/religioso/calcistico diverso dal mio) e che io ho accettato all'atto di apertura del canale/della pagina, io vengo cacciato. Giustamente. Ma non vengo cacciato dal Web tout court. Vengo cacciato dal social di turno che, per motivi totalmente aziendali (come ben espresso da
@marc.overmars in prima pagina), ritiene di non voler farsi veicolo di notizie potenzialmente pericolose. ...
Sono sempre stato dell'avviso che bisognerebbe istituire corsi di educazione a stare su Internet: strumento straordinariamente potente e straordinariamente meraviglioso che, se usato male, può provocare danni ingenti sulla società reale e sul mondo reale. Bisogna formare docenti e renderlo un corso obbligatorio a partire da una certa fascia d'età. E non è solo una questione anagrafica: saper stare in Rete non è banale come sembra. E' difficile come può esserlo la matematica o la letteratura.
Immaginate i danni provocati nella società se ognuno di noi decidesse arbitrariamente una propria matematica........