Scusate ma penso siano discorsi puramente accademici, frutto della (errata) convinzione che il calcio sia un'isola più o meno felice, ma comunque distaccata dalla vita di tutti i giorni. Non è così, non lo è mai stato e non potrà mai esserlo. Oggi, dopo un periodo di "democratizzazione" sia politica che sociale che economica, culminata nel crollo della Cortina di Ferro, stiamo vivendo nuovamente una fase di ritorno alla plutocrazia, dove la forbice tra "chi può" e "chi non può" si sta allargando in modo spaventoso, così che ogni giorno di più rientrano tra "chi non può" coloro che fino a ieri qualcosina bene o male potevano. Inutile illudersi che il calcio - e lo sport in generale - possa seguire una linea diversa, sta invece andando nella stessa direzione e prima o poi imploderà, perché è vicino il giorno in cui la stra-grande maggioranza della gente non potrà più permettersi non solo di andare allo stadio, ma anche di acquistare le magliette e gli abbonamenti alle pay per view e poiché le classi più abbienti generalmente hanno ben poca attenzione nei confronti di questo tipo di spettacoli, lo sport professionistico sarà una recita in teatri vuoti e chiaramente non potrà reggere a lungo. Ma fino ad allora, impossibile anche pensare di poter invertire la tendenza.
Per cui la risposta alla domanda di fondo se è possibile un calcio diverso, la risposta è sì certo, al mondo tutto è possibile, ma dire che è fortemente improbabile è usare un pallido eufemismo.