Incastonata tra l’ostica trasferta di Torino e il ritorno a San Siro di Lukaku, la partita interna con il Salisburgo poteva trasformarsi in una seduta spiritica in cui riapparivano i soliti fantasmi. Nonostante non sia stata una serata tutta rosa e fiori, l’Inter coglie quanto di più importante ci sia nel calcio, la vittoria. Hey amigo, i nerazzurri sono così
Hey amigo, suono la sveglia
L’inizio di partita nerazzurro non è dei più positivi. Il Salisburgo non mostra, come accaduto nell’amichevole estiva, nessun timore referenziale e pressa alta costringendo i ragazzi di Simone Inzaghi ad un sviluppo gioco difficile soprattutto in fase d’inizio azione. I primi minuti rappresentano, così, un qualcosa di complicato che fa storcere il naso al pubblico di fede nerazzurra, ma poi…..
….Al 19° minuto la formazione nerazzurra decide che è il momento di osare definitivamente e va in gol. Mkhitaryan, ancora tra i più positivi, imbuca verso Frattesi che sfiora la palla, ma non riesce a domarla del tutto. Il tocco del centrocampista italiano diventa, tuttavia, un assist per El nino Maravilla, Alexis Sanchez, che trafigge il portiere avversario. In questo preciso istante, tutti pensano alla celebre frase: “hey amigo, i campioni son così…..”
Il gol segnato sblocca l’Inter che comincia a macinare gioco in maniera più fluida rispetto alla fase iniziale e potrebbe andare al riposo con un vantaggio maggiore con un po’ di precisione maggiore, al netto di una difesa austriaca che si mostra solida e fortunata. Al riposo è comunque in vantaggio grazie al gol di Alexis Sanchez, roba da miscredenti
Ripresa così e così, ma tanto basta
Diciamolo subito, complice anche dei cambi che lasciano dubbi, come l’uscita di Mkhitaryan ammonito, la ripresa nerazzurra è così e così. Non è del tutto positiva, complice anche l’impoverimento del giro palla dopo l’uscita dell’armeno, (perchè Barella ha altre caratteristiche e Calha è da solo li in mezzo). Non è positiva se non nella reazione dopo il gol del pareggio, meritato, subito allo scoccare del 10°minuto. In quel frangente, l’Inter, da squadra forte qual’è, reagisce e, nel giro di 5 minuti, è nuovamente avanti grazie al rigore segnato da Calhanoglu, cecchino infallibile dagli 11 metri.
E’ qui che iniziano le montagne russe. Il Salisburgo attacca e la formazione di Simone Inzaghi assume un atteggiamento difensivo che si associa ad una cattiva gestione del pallone quando c’è stato da gestire l’uscita dalla nostra area di rigore. Neanche l’ingresso di Thuram, al posto di Sanchez, aiuta i nerazzurri ad aver vita facile rispetto alla pressione avversaria. In un impeto d’orgoglio, però, Lautaro e compagni, in realtà, avrebbero trovato il terzo gol, proprio con il capitano, se non fosse per la posizione di offside di Davide Frattesi.
Il resto è un assalto a Fuerte Apache da parte del Salisburgo. Un assalto respinto dalla fortezza comandata da Sommer che batte colpo su colpo fino al triplice fischio, conservando una vittoria molto, molto importante. Hey amigo, i nerazzurri sono così.
Tre punti che valgono oro
I tre punti interni con il Salisburgo, che chiudono l’andata del girone, sono di un’importanza capitale. L’Inter sale a quota 7 punti e, al netto degli avversari, si mette in una posizione privilegiata, (ma non è fatta), rispetto al passaggio del turno. L’8 novembre, in Austria, conquistare i 3 punti potrebbe significare avere un piede, se non entrambi, agli ottavi di Champions League in un girone sicuramente non difficile, ma che si sta dimostrando essere complesso a causa del valore mostrato dagli avversari
Il furore basco, l’intraprendenza propria della Redbull e la consapevolezza lusitana, rappresentano caratteristiche da prendere con le pinze. Questi 3 punti potranno valere oro, ma è presto per parlarne davvero. Dopo Torino e questa vittoria con il Salisburgo, adesso tocca a Lukaku
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