Un derby perso che fa ancora male, seguito dalla possibilità di giocarne altri due e guadagnarsi la rivincita grazie al successo sulla Roma. Questo era accaduto nella settimana dell’Inter, una di quelle calde, caldissime, come sapevamo da tempo. Siamo nella fase decisiva della stagione, in un senso o nell’altro. E ieri i nerazzurri si sono guadagnati la possibilità di non cadere a picco, poiché la seconda sconfitta consecutiva, per giunta se rimediata contro l’altra rivale diretta per il titolo, sarebbe stata devastante in negativo. Certo, lo sarebbe stata anche la vittoria, ma nel senso opposto. E probabilmente l’Inter avrebbe potuto farcela, con più cattiveria, lucidità, cinismo nel finale.

Lamentarsi del risultato, tuttavia, sarebbe ingiusto. Non si possono cancellare i primi 45 minuti, quando il Napoli ha fatto meglio dell’Inter e avrebbe potuto guadagnarsi il riposo anche con più di un gol di vantaggio. Nella seconda frazione, però, le cose sono andate nel verso opposto: la reazione nerazzurra è stata da grande squadra, che non ci sta, che non può permettersi di perdere ancora. E così i difetti riscontrati nel primo tempo, su tutti la sfaldatura fra l’attacco e il resto della squadra, sono stati corretti e l’Inter ha ripreso a marciare, a mostrare il suo volto più bello. I nerazzurri sono riusciti a sopperire ad una partita poco convincente di Brozovic e Calhanoglu con le corse di Barella e con il costante aiuto dagli esterni Dumfries Perisic, oltre al gol pesante realizzato (ancora) da Dzeko. La Beneamata è viva, nonostante ieri abbia assaggiato il preludio di una crisi, sputandola fuori e mantenendosi in piena corsa verso quel sogno chiamato stella.

Bisogna prendere atto dei messaggi negativi, poco convincenti lanciati dall’Inter in questa settimana dura, durissima, nella quale è stato speso tantissimo a livello fisico e mentale. Al tempo stesso, è necessario pure soffermarsi sui motivi per i quali siamo fermamente convinti che questa squadra rimarrà in corsa fino alla fine, non mollerà di un centimetro, rispetterà la sua gloriosa storia. 

Contro: un primato in discussione, De Vrij, Lautaro

Diciamocelo chiaramente: dopo il dominio imposto all’Italia intera nei mesi di novembre, dicembre e gennaio, avevamo sperato ardentemente di chiudere il discorso scudetto già a febbraio, battendo le rivali dirette e ipotecando il titolo. Non è accaduto. Il risultato che fa più male, quello inaspettato anche per l’evoluzione della partita, è senz’altro quello rimediato con il Milan, dal momento che il pareggio di Napoli può essere considerato giusto per i valori mostrati in campo. Niente fuga, niente corsa solitaria, niente di tutto questo: abbiamo capito che ci sarà da lottare fino alla fine, fino all’ultimo metro. Senza paura, con tanto orgoglio. E con la consapevolezza che è tutto in discussione. L’Inter oggi si ritroverà con tutta probabilità al secondo posto in classifica, ma con il destino nelle proprie mani: vincendo la partita da recuperare con il Bologna, la posizione sarebbe ancora la numero uno. La nostra cara numero uno.

Passando ai singoli, non si può esimersi dal notare il calo drastico nelle prestazioni di Stefan De Vrij. Cominciato nella sfida di inizio anno contro la Lazio, proseguito con la rete di Giroud nel derby, confermato con l’erroraccio di ieri e l’intervento scomposto su Osimhen dopo pochissimi minuti di partita. L’olandese è chiamato a rialzarsi, poiché un rendimento di questo tipo non è accettabile. No, non lo è, perché lo stimiamo tanto, conosciamo il suo valore, ciò di cui è in grado: ha rappresentato parte della nostra fortezza difensiva negli ultimi anni, non può esistere per nulla al mondo doversi abituare a questo basso livello di prestazioni, alla mediocrità. Stefan, rialzati, sei fortissimo.

Lo stesso discorso vale per Lautaro Martinez. Chiedergli di più è normale, poiché le alte pretese arrivano solo in presenza di un giocatore sopra la media: il Toro lo è, ha classe da vendere, come ha ribadito pure il vice di Inzaghi, Farris, nella pancia del “Maradona”. Non possiamo accettare quasi due mesi di astinenza da gol in Serie A (e una sola rete nel 2022, in Supercoppa contro la Juventus), ma soprattutto non possiamo accettare il fatto che spesso, durante le partite, ci si dimentichi della sua presenza. Spesso, appunto, non sempre. Perché poi compare e mostra i suoi lampi di classe. Proprio come ieri, quando dal nulla ha messo dentro un bel cross verso Dzeko sull’azione del pareggio. Lautaro deve rimanere dentro la partita sempre, prendere per mano l’Inter nei momenti di massima difficoltà, di massima pressione: non ci si può aggrappare sempre al bravissimo Edin, che ha quasi 36 anni e non è in grado di fare miracoli. I gol, invece, anche pesanti, quelli sì.

Pro: calendario, Dumfries, Skriniar

L’Inter, come dicevamo, ha scollinato la parte più dura del calendario nel girone di ritorno, avendo già affrontato Lazio, Atalanta, Milan e Napoli. Adesso le partite saranno sempre ostiche, a cominciare da quella con il Sassuolo, ma le insidie del calendario asimmetrico, con i suoi folli ritmi e le big affrontate in maniera ravvicinata, sono giunte ad una fase più “umana”. Se eliminiamo le partite disputate dall’Inter contro le altre “sei sorelle” e prendiamo in considerazione solo le altre, troviamo solo vittorie e un solo pareggio, quello della terza giornata a Genova contro la Sampdoria. Ora più che mai urge riconfermare questo trend.

Fronte singoli, bisogna segnalare un Dumfries che cresce di partita in partita. Certo, la tecnica non è eccelsa, ma l’olandese è sempre più un fattore nelle partite nerazzurre: dopo i gol realizzati fra novembre e dicembre, l’esterno appare sempre più deciso, convinto dei propri mezzi, con una personalità che probabilmente non gli veniva riconosciuta nei suoi primi mesi in nerazzurro, quando sembrava di essere in presenza di uno dei (tanti) giocatori “timidi” arrivati dall’estero. Dopo il fisiologico ambientamento, Denzel si è preso il posto da titolare ed è una spina nel fianco delle difese avversarie (quella del Napoli compresa). Migliorare si può, certo. E i margini sono tanti.

Con un De Vrij in difficoltà, Milan Skriniar ha dovuto necessariamente alzare ulteriormente il livello. Insomma, è riuscito a migliorare lo straordinario: non esattamente un’impresa facile. Lo slovacco è il centro di gravità della difesa nerazzurra, un vero e proprio leader, pronto ad affrontare senza paura qualunque avversario, anche i più ostici come Leao ed Osimhen.

Insomma, aspetti positivi e negativi, come normale che sia per una squadra che perfetta non è: la capacità di esaltare i primi, limitando o eliminando parte dei secondi sarà la chiave per essere di nuovo campioni al termine della stagione. Di certo sappiamo che saranno tre mesi al cardiopalma, emozionanti, nei quali ci sarà da lottare, da stringersi attorno a questa squadra. Se lo merita. Lo merita fin da quest’estate, con tutte le difficoltà che – tutti insieme – abbiamo dovuto affrontare. E tutti insieme, ancora, siamo pronti a tuffarci in questa volata finale. Sognando sempre lei, quella meravigliosa stella.

 

 

 

 

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.