L’Inter a Brescia ha vinto una battaglia, in uno stadio e un clima che di minuto in minuto è diventato sempre più incandescente. Il gemellaggio con il Milan (presente uno striscione della Curva Sud rossonera al Rigamonti) ha rappresentato un incentivo per i supporters bresciani e forse anche per qualche giocatore, in particolare quel Balotelli che ha incrinato fortemente i rapporti con il tifo nerazzurro principalmente a causa del Milan e di quella fede mai nascosta neanche ai tempi dell’Inter, poi concretizzatasi nel gennaio 2013. Chiusa parentesi, la squadra di Conte ha vinto grazie ad un ottimo approccio, dominando ed impedendo al Brescia di oltrepassare la metà campo almeno per i primi 25 minuti. Dopo il gol di Lautaro, infatti, la squadra di Corini ha rialzato la testa, rendendo la partita intensa, maschia e aggressiva e scendendo in campo nel secondo tempo ancora più determinata. La prodezza di Lukaku sembrava aver ucciso le ambizioni bresciane, che però non si sono rivelate sopite, anzi si sono risvegliate con l’autogol di Skriniar, creando apprensione nella retroguardia nerazzurra – che ha ben figurato nel finale – e costringendo l’Inter ad una vittoria sporca, brutta e cattiva.

SULLE GAMBE – La vittoria di Brescia, così come la testa della classifica ritrovata per una notte, non deve “far chiudere gli occhi”. Conte docet. Il tecnico pugliese ha ribadito i concetti espressi nel post Inter-Parma. E lo ha fatto con cognizione di causa. Questa squadra è stanca. Il secondo tempo, in tal senso, è stato inequivocabile, specialmente per quanto riguarda i tre giocatori di centrocampo, impiegati da titolari per la quarta volta in nove giorni (Conte, a questo proposito, ha detto che “nessun altro ha giocato questo numero di partite in così pochi giorni. Strano”. Anche qui, poco da obiettare). Nella ripresa, infatti, il trio Gagliardini-Brozovic-Barella è apparso nettamente sulle gambe, non riuscendo più ad accorciare in maniera sistematica verso la difesa e consentendo al Brescia di rendersi di minuto in minuto più pericoloso. L’Inter sta pagando il tour de force condotto sempre con gli stessi uomini e sta affiorando tutta la stanchezza che ne deriva. Questa situazione ha alla base varie cause. Innanzitutto una rosa corta, non quantitativamente – almeno ai nastri di partenza, visto che sulla carta era presente un ricambio per ruolo – ma qualitativamente nei ricambi. Gli infortuni di interpreti come Sensi, D’Ambrosio e Sanchez pesano come macigni, ormai è superfluo ripeterlo. Il gioco di Conte – che fa dell‘intensità una caratteristica peculiare – è inoltre molto dispendioso e richiede grande sforzo fisico. Se a questo aggiungiamo un Brescia agguerrito e affamato – capace di protestare in continuazione in maniera isterica chiedendo svariati rigori per dei colpi di nuca, di petto e di spalla – è facile comprendere quanto ieri non contassero bel gioco ed estetica, bensì i tre punti (“il resto oggi non mi interessa”. Sempre Conte) arrivati con enorme sofferenza ma fondamentali per la situazione di profonda emergenza nella quale l’Inter si ritrova. In attesa di interventi sul mercato a gennaio, c’è da “fare andare la macchina al massimo dei giri”.

 

LAUTARO E LUKAKU – In una situazione così difficile, con un centrocampo che fatica vistosamente, ci pensa però la coppia d’attacco: Lautaro Martinez Romelu Lukaku trascinano l’Inter verso tre punti importantissimi. Il primo sta attraversando un ottimo momento e si vede dal gol che realizza, favorito da una fondamentale deviazione di Cistana che mette fuori gioco Alfonso. A colpire, però, non è il gol in sè, abbastanza casuale, piuttosto il lavoro costante che svolge per la squadra – aiutandola a risalire – oltre che la lucidità negli scambi con il partner d’attacco belga, con i centrocampisti e con gli esterni. Lukaku, dal canto suo, si risveglia ancora nella ripresa dopo un primo tempo dove denota scarsa cattiveria e grinta. Il suo è un gran gol, realizzato con potenza e precisione da fuori area, ma è soprattutto il momento in cui lo realizza a fare tutta la differenza di questo mondo. Il Brescia, infatti, al momento della rete del belga, attraversa il momento di massima pressione e l’Inter sembra obiettivamente alle corde. La sua è una prodezza da leader vero, dal peso specifico enorme, corredata dal sentito abbraccio con colui che più di tutti lo ha voluto a Milano, Antonio Conte. La coppia della doppia L è adesso al terzo posto fra quelle di Serie A per gol segnati, 12 (7 Lukaku, 5 Lautaro) ed insegue Immobile-Correa a 13 e Muriel-Zapata a 14.

BOLOGNA – Prossima tappa in Emilia Romagna, sabato alle 18. Per l’occasione dovrebbero rivedersi, almeno in panchina, SensiD’Ambrosio Vecino. Tre rientri importantissimi: il primo dovrà riannodare il filo interrotto nel primo tempo contro la Juventus, quando un infortunio ha rovinato la partita e ha messo nei guai l’Inter per i successivi impegni. Per questa squadra è semplicemente fondamentale. D’Ambrosio garantirà una presenza importante nei tre in difesa o come esterno di centrocampo, consentendo a Candreva di rifiatare. Vecino sarà un’opzione in più a centrocampo, ma soprattutto dovrà cambiare l’inerzia della sua stagione. Con il suo Uruguay, prima dell’infortunio, era stato il migliore in campo in entrambi gli impegni e questo faceva ben sperare per il rientro in nerazzurro dopo la sosta. Adesso sarà anche il suo momento. Perchè in questo momento non si può fare a meno di nessuno.

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.