Con lo scoccare delle 23:00 del 31/08/2017  si è chiusa la sessione estiva di calcio mercato e con essa tutte le possibili trattative tra le squadre e di conseguenza le speranze per noi tifosi interisti di poter vedere una squadra migliorata rispetto a quella dello scorso anno. Chi vi scrive lo fa con animo triste e deluso sia per le promesse non mantenute, sia per i giocatori presi, sia per i giocatori non presi e soprattutto per la filosofia che in ogni caso, al di là di tutto, è stata alla base di questa finestra di mercato.

Cominciamo la nostra analisi dall’idea di fondo che doveva usarsi e che non è stata adottata e lo facciamo citando un motto noto ai più: “squadra che vince non si cambia”. Questa frase la si utilizza per sottolineare come solo la squadra che ottiene risultati positivi non necessita di modifiche importanti. Al contrario, per analogia, la squadra che invece ottiene anni di fallimenti andrebbe smantellata, soprattutto se gli stessi membri del gruppo hanno in maniera voluta ed infida pilotato l’ammutinamento non più tardi di qualche mese fa. Ripartire dagli stessi esseri umani, non uso il termine uomini in quanto non reputo tale gente che a marzo decide di mollare, è sbagliato di principio.

Accantonando la filosofia, quel che appare evidente è come ad un certo punto ci sia stato un deciso quanto repentino cambio di strategia. Se è vero infatti quel che si è sempre fatto trapelare, l’Inter aveva terminato lo scorso campionato promettendo o comunque lasciando intendere un mercato scoppiettante culminante con il celebre e sciagurato hashtag #InterIsComing e con promesse di botti a partire da luglio. Una volta però scollinati nella seconda metà dell’anno solare ecco però che i colpi faticano ad arrivare, il malcontento cresce ed a poco servono gli arrivi di Skriniar, Borja Valero, Vecino ed un buon precampionato. In agosto arrivano gli esterni: Dalbert e Cancelo vestono il nerazzurro e da ultimo Karamoh. Vengono ceduti Andreolli, Banega, Biabiany, Medel, Jovetic, Kondogbia, Murillo, Ansaldi e Gabigol e vengono lasciati andare Carrizo e Palacio. Di Nainggolan, Vidal e Di Maria manco l’ombra. Da Nanchino filtrano poche notizie, se non che il governo cinese ha imposto una stretta agli investimenti all’estero di gruppi cinesi su attività “rischiose”, quali quelle sportive e che ci si riaggiornerà a metà ottobre quando ci sarà il congresso del partito comunista cinese e quando verrano stilate nuove direttive in ambito di politica industriale ed investimenti. Nel frattempo dobbiamo prendere atto della nostra penuria di uomini affidabili in difesa, della mancanza di un vero top player a centrocampo e della totale assenza di un vice Icardi dignitoso.

Sarà una squadra che avrà come vero top il nostro allenatore, Luciano Spalletti da Certaldo, e che punterà sul mantenere il pallino del gioco anche grazie alle geometrie del duo Vecino-Valero, cercando di limitare al massimo gli interventi aggressivi stante la preoccupante cortezza della rosa e puntando sulla velocità di Perisic e sul fiuto del goal di Icardi. Speriamo che necessità faccia virtù.

Juventus con Douglas Costa e Bernardeschi, Napoli con il collaudato bel gioco, Roma con Schick e le conferme a centrocampo, Milan con la rivoluzione di Fassone e Mirabelli e Lazio con Nani e Biglia si sono tutte rafforzate o comunque non hanno di certo peggiorato la loro situazione. Noi al contrario siamo ad un bivio, molto più sbilanciati sul cadere che non sul sopravanzare. Una pazzia tipica di chi ha il DNA nerazzurro.