Antonio Conte ha bisogno di uomini dal forte spessore morale e professionale oltre che tecnico. Il compito che attende lui e la sua Inter fin dal prossimo 8 luglio, giorno in cui partirà il ritiro di Lugano e la stagione 2019-20 nerazzurra è di quelli ardui, ed è almeno a prima vista utopistico: provare a scardinare il dominio della Juventus. Non è detto che ci si riesca, certo, e non si deve vedere l’obiettivo come un obbligo, ma la nuova Inter vuole “cambiare le gerarchie del calcio italiano”, e il mantra sarà: “si può fare, non abbiamo limiti”, Conte dixit. Al tecnico pugliese servirà una sorta di esercito, un gruppo di lavoro affiatato al 100%, con motivazioni altissime e un ambiente senza il minimo sentore di faide interne. Finalmente. D’altronde, Conte già dal primo giorno ha detto che, per essere un giocatore della sua Inter, servirà mettere il Noi prima dell’Io. Ed è proprio per questo motivo che ci sono alcuni elementi indesiderati per il progetto di Conte, soprattutto alla luce di quanto successo nell’ultima stagione interista. Partiamo dal primo nome…scontato, ma necessario.

Mauro Icardi

Se c’è una certezza in questa frenetica e caotica prima fase di mercato, è che Conte su questo fronte ha già deciso: Icardi non fa parte del progetto. Prevedibile, se coniughiamo il modo di intendere il calcio da parte del tecnico e le vicende delle quali il numero 9 è stato protagonista nella sua peggior annata all’Inter. Conte vuole uno spogliatoio “pulito” e, come dicevamo in fase di presentazione, senza malumori, senza faide interne, senza possibilità di riaprire vecchie ferite da un momento all’altro. Per questi motivi, puntare nuovamente su Icardi appare un azzardo perchè, conoscendo chi sta intorno al giocatore, sarebbe come piazzare una bomba a orologeria all’ingresso di casa. Non c’è più tempo per le polemiche, per i protagonismi, per le vicende calcistiche gestite come nei peggiori reality show. L’ambiente Inter, soprattutto tutti i tifosi nerazzurri, nella scorsa stagione hanno sopportato tanto, troppo, per poter pensare di ricominciare da zero. E questo a prescindere da chi abbia ragione sul caso fascia e da come siano realmente andate le cose. Chi scrive ritiene che Icardi non potesse più incarnare il ruolo di capitano dell’Inter, per tutti i wandiani motivi che conosciamo (polemiche ciclicamente instaurate sul rinnovo del contratto, strategie societarie interne sbandierate ai quattro venti, scelte dell’allenatore criticate davanti a tutta Italia). Ma anche ipotizzando che la scelta di spogliarlo della fascia sia stata esagerata, non è pensabile continuare un giocatore inviso ormai a gran parte dell’ambiente, che è rimasto 2 mesi sul lettino abbandonando la squadra nel momento del bisogno (ricordate l’eliminazione in Europa League?) e che, quando è rientrato, non ha fatto niente per far dimenticare questo vergognoso episodio. Ci si sarebbe potuti aspettare un Icardi rabbioso e voglioso di rivincita, ma così non è stato. Così come, prima, ci si sarebbe potuti aspettare che “l’amore per l’Inter” (stendiamo un velo pietoso…) andasse oltre una fascia da capitano, che magari avrebbe potuto fungere da stimolo per fare ancora meglio e dimostrare alla società quanto si sia sbagliata. Così non è stato. Ancora. E allora grazie per quanto fatto, ma è giusto che le strade si separino. Per un futuro migliore di entrambi.

Ivan Perisic

Qui lo scenario cambia, perchè Conte non ha espresso la certezza di escluderlo dai piani futuri. Semplicemente, per il momento è ritenuto “sacrificabile” e magari ci sarà bisogno di un colloquio per capire le intenzioni reciproche. Il discorso qui è motivazionale. Da un lato si tratta di un giocatore che già due estati fa manifestò la voglia di lasciare l’Inter (ricordate la foto di gruppo negli USA in cui Perisic era l’unico…non in gruppo?) ma poi fu convinto da Spalletti a rimanere. Molto più recente, invece, l’episodio di fine gennaio, quando chiese di essere ceduto (come ammesso limpidamente da Marotta) all’Arsenal a soli due giorni dalla fine del mercato. Anche qui, convinto a rimanere, magari con la “promessa” di lasciarlo andare a giugno nella sua amata Premier. Se non fosse che 12 giorni fa Antonio Conte diventa l’allenatore dell’Inter, e allora voci di corridoio dicono che Perisic ci stia ripensando, ingolosito dal nuovo progetto e dal nuovo ruolo “a tutta fascia” che potrebbe essergli appositamente ritagliato. Ma, per un’Inter che dovrà fare della motivazione e della continuità di rendimento un dogma, è il caso di ripartire da un giocatore che già in due casi ha manifestato la voglia di lasciare Milano e che non è mai stato continuo per più di 3-4 mesi? Conte e la società dovranno ponderare bene pro e contro.

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Radja Nainggolan

Stesso discorso fatto per Perisic, il Ninja per ora è ritenuto “sacrificabile” ma non “fuori dal progetto”. Qui il problema è doppio: motivazionale ed extra-campo. Punto primo: Nainggolan non ha mai abbandonato la nostalgia per Roma e per la Roma, manifestando in ogni occasione (ultimo episodio, l’addio di De Rossi) il suo malumore per essere stato messo alla porta dalla società giallorossa. Proprio per questo motivo, non ha mai raggiunto il massimo delle motivazioni in questo primo anno a Milano e la cosa è stata palese. Quello della motivazione, come sappiamo, è un concetto focale per Conte. Se a questo aggiungiamo i problemi comportamentali di cui Nainggolan si è reso protagonista (ma stavolta non solo a Milano), la situazione si fa ancora più intricata e i dubbi rivolti al futuro crescono. Il giocatore è sempre stato sopra le righe ma, mentre a Roma riusciva comunque a rendere al 100%, all’Inter il problema si è fatto sentire con numerosi infortuni e un calo di forma. E la società nerazzurra, con l’arrivo di Marotta, ha deciso di intervenire subito con una sospensione alla vigilia di Natale. Per tutti questi motivi, Conte nutre fondati dubbi su una permanenza di Nainggolan a Milano, ma dall’altro lato della bilancia c’è anche una datata stima nei confronti del centrocampista, che Conte ha sempre apprezzato per tecnica e voglia. Magari, in questo caso, vederlo in ritiro e farsi un’idea potrebbe essere un’opzione per il tecnico. E anche per Nainggolan, che potrebbe trovare motivazioni super nella possibilità di poter finalmente riempire la bacheca personale.

Gli uomini di Conte

Ci sono in fondo poche certezze per l’esercito in missione che Conte vorrà vedere il prossimo anno alla Pinetina. Come dicevamo in fase di presentazione, servirà un gruppo coeso con una giuste dose di cattiveria, garra e motivazione al 100% per poter andare oltre i propri limiti. Per questo pensiamo al carattere e al modo di interpretare il ruolo di uno dei più forti difensori al mondo, Skriniar, che tutti sperano possa rappresentare una colonna anche per l’Inter dei prossimi anni. Pensiamo a De Vrij che presumibilmente sarà quel regista difensivo del quale Conte ha sempre potuto disporre nelle sue squadre. Pensiamo a Godin, che della garra, della personalità, della motivazione, ha fatto i caratteri fondamentali di una carriera e che vorrà portare anche all’Inter. Pensiamo all’indispensabile qualità in mezzo al campo di Brozovic, alla smisurata voglia di vincere e la capacità di lottare del Toro. E al loro fianco un portiere di livello come Handanovic, più i vari “gregari” come D’Ambrosio, Vecino, Gagliardini. Sarà un viaggio stimolante, con un obiettivo importantissimo, per un’avventura che tutti ci auguriamo entusiasmante. Perchè si può fare, non abbiamo limiti.

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.