La partita di ieri non ha raccontato novità. Tutti (o quasi tutti, escludiamo gli illusi) erano consapevoli della notevole differenza che intercorre fra l’Inter e la Juventus. Sotto tutti i punti di vista: qualità, lunghezza della rosa, esperienza, palmares dei singoli. I bianconeri sono superiori nei titolari e non di poco: possono vantare giocatori come Pjanic, Dybala, Ronaldo, Higuain. Già, quest’ultimo ieri è entrato nel secondo tempo, un po’ come Vidal a Barcellona, cambiando nettamente l’inerzia della partita e testimoniando della rosa lunghissima che la Juventus può vantare e che alla lunga si rivela decisiva. La squadra di Sarri, forte di questa superiorità individuale, può permettersi di assimilare i meccanismi e principi di gioco del proprio allenatore vincendo, intanto, le partite con il pilota automatico, grazie agli spunti dei singoli. Livello al quale l’Inter di Antonio Conte non può ancora ambire: i nerazzurri, per vincere i match, devono premere l’acceleratore con tutte le forze e lasciare sul campo, su ogni campo, sangue, sudore e lacrime. Questo è lo spirito che può portarci lontano, l’unica ricetta che esista per poter reggere i ritmi di una Juventus che, in quanto a rosa, è sullo stesso livello del Barcellona e delle altre big europee. Ecco, l’Inter di Conte sta provando a giocarsela con una squadra che ambisce da anni, da tanti, tantissimi anni (senza mai riuscirci) a vincere la Champions League. Per questo bisogna rimanere vicini a questo gruppo che fa del sacrificio e della dedizione alla causa i suoi valori fondamentali.

FATTORE SENSI – Al minuto 34, con l’infortunio di Stefano Sensi, per l’Inter finisce una partita e ne comincia un’altra. Se fino a quel momento i nerazzurri erano stati propositivi, reagendo con orgoglio, rabbia ma anche organizzazione al vantaggio fulmineo di Dybala, dopo l’uscita del centrocampista umbro non ci riescono più. La gestione della palla è deficitaria, la squadra risente della perdita di qualità di Sensi a cui subentra Matias Vecino, che va ringraziato per i gol decisivi realizzati in passato ma che è tecnicamente modesto. Per usare un eufemismo. L’Inter così si affida al lancio lungo, alla ripartenza (spesso riuscita male) da dietro, alle sponde di Lukaku che lasciano spesso a desiderare e alla classe di Lautaro Martinez, che in alcuni momenti prova a vincerla da solo.

PIANETI DIVERSI — La perdita di Sensi, però, mette in luce – una volta in più – un’enorme differenza di rosa e di risorse dalle quali attingere. L’Inter, perso il suo faro di centrocampo (che è comunque un giovane e l’anno scorso giocava al Sassuolo), è costretta a ripiegare su Vecino e, perso Diego Godin, sul bravo ma inesperto Bastoni, che dopo un ottimo inizio è però colpevole sul gol di Higuain. E si fa sentire pure l’assenza per squalifica di Sanchez, arma potenzialmente utile per cambiare l’inerzia del match e per favorire un cambio di passo. L’Inter non ha campioni in panchina, ne ha pochi anche in campo, può contare solo sulla coesione, sul sacrificio, sullo spirito. La Juventus, invece, inserisce un fenomeno come Higuain, aggiungendoci Bentancur. Sarri, dopo essersi accorto che la sua squadra non ha risposto come previsto al cambio, può permettersi addirittura il lusso di rimediare ed inserire Emre Can, lasciando Ramsey in panchina. Parliamo, oggettivamente, di pianeti differenti. Basta esserne consapevoli e non pretendere l’impossibile da una squadra che, oltre ad essere parecchio inferiore negli uomini, ha perso anche il suo uomo più in forma a partita in corso

DA DOVE RIPARTIRE? – Da tutto. Nulla è perduto. Bisogna rialzarsi con l’orgoglio, la classe che contraddistingue e rende unico il tifoso Interista. Questa sconfitta è una secchiata d’acqua gelata in testa per chi viveva nelle favole fino alla serata di ieri, mentre è una conferma per chi è consapevole dell’eredità calcistica degli ultimi anni che queste due squadre si portano dietro. La differenza ancora esiste. E non è poca. Ma può essere colmata, passo dopo passo, con il lavoro, la rabbia, le motivazioni e una sfrenata ambizione. L’Inter è inferiore a questa Juventus, è probabile che perda anche al ritorno, ma è superiore alle altre 18 squadre di questo campionato. E può partire per vincere sempre, contro tutte. Poi si vedrà dove saremo arrivati. Forza Inter

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24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.