L’Inter torna in campo dopo la goleada contro il Bologna con una prestazione da dottor Jekyll e mister Hyde. Affronta una Fiorentina tanto straripante fisicamente nel primo tempo quanto succube della voglia interista di ribaltare il risultato nel secondo.
La rimonta degli uomini di Inzaghi dimostra la capacità di soffrire e capovolgere a proprio vantaggio un andamento di gara nettamente sfavorevole, dunque lode all’Inter vista in scena a Firenze: soffre, subisce, si rialza, rimonta ed infine uccide.

Dominio Viola

Quando ci sono degli entusiasmi chi meglio di un’interista è abituato a vedersli assopire.
Dopo le recenti convincenti(!) prestazioni il primo tempo di Firenze è stato, senza ombra di dubbio, il peggiore dell’Inter di Inzaghi: lentezza, confusione, staticità, passività sono queste le colpe che riserviamo ai nostri undici.
Unica nota positiva di questo primo tempo fiorentino è stato l’operato di Handanovic che in un paio di occasioni ha rispedito al mittente le recenti critiche (dobbiamo dirlo, oggettivamente giuste) piombategli addosso, facendo egregiamente il suo dovere e tenendo a galla la Beneamata.
Il vantaggio viola con Sottil al 23’ è la terza rete fotocopia subita dopo quella di Augello contro la Samp e Theate per il gol bandiera bolognese: leggero contropiede avversario, cross a tagliare sulla sponda opposta e tap-in vincente a portiere, qui incolpevolmente, battuto.
Nasce tutto da una confusione tattica evidente.
Troppi metri tra la linea del blocco difensivo unito al centrocampo ed il fronte d’attacco, mai come in questi quarantacinque minuti sterile. Troppi i contropiedi subiti senza mai aver attaccato: un paradosso. Lautaro e Dzeko non hanno avuto modo di poter anche solamente pensare di dialogare tra loro, un po’ per la bravura dei ragazzi di Italiano, un po’ per loro negligenza.
Dzeko soprattutto è apparso appannato, poco mobile, uscito sconfitto da tutti i duelli aerei è sembrato per tutta la prima parte di gara uno passato di lì per caso e buttato in campo.
Non c’è mai stata quella capacità, mostrata ampiamente nei match precedenti, di verticalizzare tipica della mentalità dell’Inter di Inzaghi, anzi, è apparsa un’Inter restia, impaurita, il tutto dovuto anche dal grande lavoro della Fiorentina in fase di pressing ed intensità, a tal dimostrazione ad esempio lo schieramento nella formazione viola di Benassi terzino destro, non proprio il suo ruolo, interpretandolo benissimo non concedendo nulla.

 

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Reazione Inter

Poi, al rientro dagli spogliatoi qualcosa cambia. Per prima cosa cala l’intensità di cui parlavamo poco fa della Fiorentina che porta Duncan e Torreira di nuovo sulla Terra, insieme a Sottil e N.Gonzalez più attenti rispetto al primo tempo agli attacchi nerazzurri piuttosto che a spingere loro.
La reazione nerazzurra è totale: l’Inter torna ad avere il pieno controllo della partita ribaltando in soli 3 minuti prima con il gol di Darmian (un giocatore di un’utilità estrema) e dopo con il raddoppio di Dzeko, fin lì non pervenuto e vicino alla sostituzione.
Un’annotazione su Edin è doverosa, queste sono le partite nelle quali viene chiesto al bosniaco di segnare, quelle partite nelle quali non brilla ma dove servirebbe la sua zampata per cambiarne il corso e stasera Dzeko, anche se non con una buona prestazione alle spalle, ha fatto il suo dovere.
Perché è importante il secondo tempo nerazzurro non solo per i tre punti conquistati? Perché c’è stato un cambio di rotta, di voglia di andare a vincere la partita il che è fondamentale se si vuol esser quel tipo di squadra a cui ambisce l’Inter e che porta quei tre punti che non potevi permetterti di perdere per strada dopo la Sampdoria, se si vogliono puntare certi traguardi, è ovvio.
Sicuramente l’espulsione di N.Gonzalez ha influito sull’andamento finale della partita, dove l’Inter ha concluso dominando e arrivando anche a segnare il terzo gol con Perisic che ha definitivamente chiuso i giochi (oggi la sua fase difensiva è stata da manuale).
Come al solito è emerso Barella, un faro per una nave alla deriva, la prestazione del nazionale azzurro è stata quantitativa, Barella c’è stato e lo si è sentito, peccato per il fastidio che lo ha costretto a lasciare il campo prima del dovuto: implacabile.
Ma l’intensità del secondo tempo è stata percepita in tutti gli undici nerazzurri in campo, e buone sensazioni sono arrivate anche dagli inneschi come Gagliardini (assist per il terzo gol), Sanchez (che nonostante abbia sbagliato una rete “facile” per la sua caratura ha acceso le ripartenze nerazzurre) e Dumfries a tutta fascia di nuovo apprezzabilissimo il suo impatto a partita in corso, a breve sarà titolare indiscusso sulla destra.

Visioni future

In attesa della gara di giovedì pomeriggio a Genova contro la Sampdoria del Napoli, per ora l’Inter conduce ancora la classifica con quattro vittore in cinque giornate e altre tre reti aggiunte al tabellino delle marcature.
Per quello che si prospettava questa estate possiamo dire che sta andando più che bene, aspettando l’esito di sabato nella sfida contro l’Atalanta: il primo big-match di questo campionato. Comunque andrà fatto sta che l’Inter è convincente, lo è stata in Champions contro il Real seppur raccogliendo la prima sconfitta stagionale, con il Bologna straripando nel 6-1 e lo è stata anche stasera seppur soffrendo maledettamente nel primo tempo. Esprime un’idea di calcio riconoscibile e riesce a gestire sotto il profilo emotivo la diversa andatura della partita, aspetto non affatto scontato.
Sicuramente potremo vedere un’Inter ancora più matura per gioco e controllo partita da qui a breve tempo, Inzaghi sembra esser in grado di gestire sia i momenti bui che quelli più rosei mantenendo alto il livello di fame della squadra.
Il lavoro del tecnico, le dichiarazioni, l’atteggiamento sono di chi è venuto per non essere di certo di passaggio. Si respira aria pulita intorno al lavoro che sta facendo e a ciò che tira fuori dai suoi calciatori.
Forse sarà facile dirlo con il senno di poi ma Simone Inzaghi è l’allenatore giusto per far restare l’Inter competitiva e la sensazione è che lo dimostrerà strada facendo sempre di più.

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