Vedere sfumare i tre punti a 5 minuti dalla fine, dopo aver giocato il derby d’Italia in 10 sin dai primi minuti del primo tempo è una batosta psicologica non indifferente; essere consapevoli che quella sconfitta, con i rivali di una vita, può costare il quarto posto nella corsa alla prossima Champions League ancora peggio.

E se un tifoso, per amore, può accettare la sconfitta e rassegnarsi (o quasi) a rimandare l’obiettivo alla prossima stagione, per l’ennesima volta, non è così scontato per i giocatori. Sì, quelli stessi giocatori che sono pagati per farti tornare ad essere un tifoso felice ma che, allo stesso tempo, sono legittimati a voler andar via se non lottano per qualcosa di importante.

Siamo in un periodo storico del calcio che pochi avrebbero immaginato. Milioni e milioni per giocatori semisconosciuti, cifre fuori di testa per campioni anche sulla via del tramonto. Ma nonostante i milioni, molte volte i contratti galattici non bastano a trattenere un fuoriclasse o a farne arrivare un altro. Un po’ perché quelle cifre astronomiche non te le puoi permettere, un po’ perché hai perso l’appeal e nessuno è disposto a fare il “sacrificio”.

E allora ti ritrovi a sperare che qualche campione si innamori della tua storia, della tua maglia e la prenda così com’è. Accettando come te – solo con qualche milione in più in tasta – di soffrire e difendere quei colori. Sul campo.

Un sogno ad occhi aperti, un’illusione, una di quelle favole con il lieto fine.

Una di quelle favole che, in modo inaspettato, sembrano venire fuori in questi giorni poco felici che portano alla fine del campionato.

Rafinha e il messaggio d’amore all’Inter.

È arrivato a gennaio ma Rafinha con il suo impegno, la sua qualità, la sua determinazione e le sue parole, c’ha messo davvero poco a entrare nel cuore dei tifosi. In più di un’occasione ha fatto capire di voler restare a Milano anche la prossima stagione ma quanto postato sul suo profilo twitter dopo la gara con la Juve non può passare inosservato. Una dichiarazione d’amore a tutti gli effetti…

“In così poco tempo un sentimento che non posso spiegare. Orgoglioso di formar parte di questa squadra, più uniti che mai non smettiamo di crederci”


Parole al miele per i tifosi nerazzurri che sperano di vedere Rafinha in maglia nerazzurra anche la prossima stagione. Perché ricordiamolo… Rafinha è in prestito dal Barcellona, quella squadra di alieni di cui tutti vorrebbero far parte, mentre il brasiliano sembra convinto di voler rimanere a soffrire nella Milano nerazzurra.

Brozovic, il leader che non ti aspetti.

Sì, proprio lui. Il fuoco di paglia croato che a gennaio doveva salire su un aereo destinazione Siviglia ma che negli ultimi minuti del calciomercato è rimasto ad Appiano.

Brozovic, la testa calda, la discontinuità e il menefreghismo fatti persona. Il giocatore che i tifosi interisti tante volte hanno sperato di “recuperare” ma che puntualmente si sono dovuti rassegnare al suo essere svogliato e poco incline alla causa nerazzurra.

E invece… nell’ultimo mese, in tutte le gare che ha giocato, è stato uno dei migliori. Nel suo nuovo ruolo da interno di centrocampo ha dato il meglio e spinto la squadra. Un mese è davvero troppo poco… ma metter in file 5/6 ottime gare non è da lui. Come non è da lui spingere e dare la carica a compagni e tifosi dentro e fuori dal campo.

Tutto quello a cui abbiamo assistito – sempre più increduli – in questi giorni.

Non ha certo detto di voler adottare e lottare per i colori nerazzurri… ma da lui non ci saremmo aspettati mai nulla di tutto questo. Oggi sembra un giocatore nuovo, per grinta e dedizione nemmeno un lontano parente del Brozovic visto in questi anni. Che sia la volta buona?

Spalletti, l’oratore della storia nerazzurra

Eravamo rimasti estasiati dalle conferenze stampa di Mou e dal suo modo di caricare e difendere i suoi giocatori ma quello che più colpisce sono i continui messaggi d’amore che il portoghese continua a mandare anche ora che è lontano da Milano.

Un legame e un senso di appartenenza che sembra aver colpito anche Luciano Spalletti. Le sue qualità da oratore si erano palesate già dalle prime conferenza stampa ma quel che più stupisce è il suo modo di parlare in prima persona, anche di quel recente passato catastrofico che non gli appartiene. Ha fatto sue tutte le sconfitte, i momenti bui, la storia di un intero club e dei suoi tifosi. Ripete spesso “Noi siamo l’Inter”… ma  sembra che abbia capito veramente cosa vuol dire!

 

Un amore che sconvolge e non si può spiegare

Noi siamo l’Inter… ma cosa vuol dire? Vuol dire essere dipendenti da un amore viscerale verso i nostri colori.

Vuol dire accettare di soffrire e umiliarsi per anni per poi godere di un momento di gioia infinita.

Vuol dire sperare di uscire da un momento difficile, illudersi di esserci riusciti e sprofondare nell’abisso della rassegnazione ma sempre con lo stesso orgoglio. Come dimostrato dagli oltre 50.000 che ogni domenica sostengono la squadra allo stadio.

Perché essere interisti prima di tutto è essere orgogliosi di un amore incondizionato e folle, spesso doloroso ma infinito.

Chiedetelo ai grandi del passato, chiedetelo a chi ancora oggi sogna di tornare a casa cosa vuol dire essere interisti.

Chiedetelo a  Zenga e ai tanti che come lui sanno cosa vuol dire INTER! Vi basterà guardarli negli occhi.