È una maledizione. L’Inter degli ultimi tre anni in Champions League è ormai monotona e prevedibile nelle delusioni che riserva ai suoi tifosi e nell’incapacità di superare i propri limiti. Se nelle ultime due annate, tuttavia, si poteva giustificare la prematura e cocente eliminazione nella fase a gironi visto che nel gruppo figuravano due squadre più forti, quest’anno l’Inter era chiaramente la seconda forza. Ed ha finito come quarta, abbandonando addirittura l’Europa in ogni sua competizione già a dicembre. Un fallimento, è giusto usare il termine, specie perché i nerazzurri non sono riusciti a ribaltare circostanze sicuramente rivelatesi avverse, come i pareggi immeritati due volte contro lo Shakhtar Donetsk e una contro il Borussia Monchengladbach, oltre alla sconfitta di Madrid. Ma non ci si può piangere addosso, specie quando commetti errori molto simili a quelli della stagione passata. Significa che c’è di più della sfortuna, significa che qualcosa non va, sia a livello mentale che tecnico.

Maledizione!

L’andazzo nefasto del match si tasta dopo sei minuti, quando Lautaro Martinez colpisce bene sfruttando il velo di Lukaku ma colpisce la parte interna della traversa. Poi una serie di occasioni non troppo clamorose ma nelle quali l’Inter avrebbe potuto far meglio, ancora con il Toro, poi con Brozovic, Skriniar che calciano indisturbati dal limite dell’area. Nel primo tempo i nerazzurri sono più reattivi e dinamici, ma non trovano la via del gol, non riescono a bucare la porta stregata dello Shakhtar Donetsk, come all’andata. Ed è proprio la sensazione di una palla che non vuole entrare a determinare il nervosismo e a tratti il panico che assale i giocatori di Conte nel secondo tempo, quando l’Inter appare a tratti terrorizzata, bloccata dal pensiero (che si rivelerà tremendamente concreto) di abbandonare la Champions League ancora una volta ai gironi. L’Inter dimostra di non avere un piano B, continuando a far girare palla ma senza riuscire a scuotere il match. Lo Shakhtar Donetsk ribalta ogni pronostico: ci si aspetterebbe una squadra vogliosa di vincere per approdare agli ottavi di finale, ma la squadra di Castro sceglie di difendere il pareggio (e quindi il terzo posto) con le unghie e con i denti, mettendo su un catenaccio ancor più serrato rispetto all’andata. Qualcosa che ha pochi precedenti nella storia del calcio: l’Inter non si aspetta così poca ambizione da parte degli ucraini e va in confusione, incontrando ancora una volta le difficoltà tipiche quando sfida difese chiuse. Difetto atavico che costa caro.

Nel secondo tempo calano tutti, anche coloro che nei primi 45 minuti erano apparsi più in palla. La Lu-La si inceppa, Barella dimostra di essere umano e di giocare sul dolore, nonostante la corsa continui a non mancare, Gagliardini è inadeguato a questi livelli, Brozovic spegne la luce, Hakimi – a parte qualche guizzo – non è incisivo, Young in palese difficoltà. L’allenatore Antonio Conte ritarda i cambi, e non è la prima volta che gli accade, specialmente in Champions League. Perisic entra malissimo, Sanchez non brilla ma potrebbe andare in gol intorno al 90′ con un gran colpo di testa, ma Lukaku fa il portiere dello Shakhtar. Incredibile, il destino del numero 9 nerazzurro: trascinatore dell’Inter che però nei momenti clou tradisce nella maniera più grossolana, come in finale di Europa League, accompagnato da una inquietante sfortuna. Troppo tardi, poi, per gli ultimi tre cambi (addirittura a cinque minuti dal termine) che comprendono anche il discusso Eriksen, che si mette in mostra per un paio di conclusioni insidiose. Se ne parlerà. Tanto.

L’Inter non è da Champions

Se per tre anni consecutivi hai la possibilità di qualificarti per gli ottavi di finale di Champions vincendo la partita, peraltro a San Siro, e non lo fai, i problemi sono seri. Se tre indizi fanno una prova, adesso si può dire: l’Inter è inadeguata per questa competizione. Conte dimostra ancora una volta di non essere un allenatore da Champions, piaccia o non piaccia. Ieri c’era solo da vincere, una sconfitta o un pareggio non avrebbero cambiato nulla, nella sostanza, e per questo ci si immaginava un’Inter all’arrembaggio con tutti i suoi uomini più offensivi già intorno all’ora di gioco. Ma esiste un nucleo di giocatori che puntualmente fallisce negli appuntamenti più importanti, e non è difficile ritrovare i comun denominatori rispetto agli anni passati. Per il terzo anno consecutivo è mancato il salto, questo gruppo ha dimostrato di non riuscire ad andare oltre un tot. E se questo “tot” si chiama fase a gironi, c’è davvero da preoccuparsi.

Obiettivo scudetto

L’Inter è fuori dalle coppe e fino a maggio sarà impegnata soltanto in Serie A Coppa Italia. La tradizione di Antonio Conte e delle sue squadre nei tornei domestici, quando non hanno coppe da disputare, è sicuramente positiva, anche se la stagione sarà anomala poiché – anche in campionato -si giocherà in maniera più frequente, specie fino a Natale. Quella andata in scena ieri, però, rappresenta un’umiliazione troppo pesante per non provocare una reazione d’orgoglio nel nostro campionato. I tifosi nerazzurri se la aspettano e la pretendono. L’Inter – per il nome che porta – ha l’obbligo da qui in poi di disputare un grandissimo torneo in Italia e di puntare dritta allo scudetto, sfruttando i giorni di riposo in più rispetto alle avversarie, specie da gennaio in poi. E cominciare a pronunciare la parola scudetto senza remore. Puntarci adesso è un obbligo.

 

 

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.