20 giorni senza disputare partite, condensati da una pausa nazionali che toglie sempre energie fisiche e mentali, rappresentavano prima di tutto una grossa incognita: l’Inter sarebbe stata in grado di riprendere da dove aveva lasciato? Mica facile, visto che il bottino – prima del rinvio forzato causa Covid con il Sassuolo – recitava 8 vittorie consecutive. L’Inter che si presentava ieri a Bologna poteva godere di un solo allenamento di gruppo all’attivo, quello di venerdì. E se affronti una squadra molto organizzata e aggressiva come quella di Sinisa Mihajlovic, peraltro mentalmente leggera visto che l’obiettivo salvezza è stato centrato con largo anticipo, la partita diventa altamente insidiosa. L’Inter, nella mattinata e nel pomeriggio di ieri, aveva tuttavia potuto contare su un carico di motivazioni extra, preso atto dei pareggi di Milan e Juventus rispettivamente contro Sampdoria e Torino. Due stop inaspettati e preziosi, visto che la prospettiva era quella di giocare con la pressione di un -3 rossonero alle spalle e ci si è ritrovati nella situazione di poter allungare rispettivamente a +8 dai rossoneri (con il bonus di una partita ancora da recuperare) e a +12 dai bianconeri.

Granitici e spietati

La sfida fra Mihajlovic e Conte si rivela una partita a scacchi sin da subito, nella quale le due squadre si studiano per gran parte del primo tempo e le occasioni sono poche. Nella prima mezzora, a parte qualche tentativo sporadico e fuori bersaglio da ambo le parti, non succede praticamente nulla. Poi, però, l’Inter si dimostra ancora una volta spietata: come contro Atalanta e Torino, i nerazzurri non creano molto ma colpiscono appena possono. E lo fa ancora lui, sempre lui: Romelu Lukaku. Sono 20 in campionato: è il settimo nerazzurro all-time a raggiungere questa cifra per due stagioni consecutive dopo Meazza, Amadei, Nyers, Boninsegna, Vieri e Icardi. Il belga conferma il suo magic moment sotto porta dopo i gol siglati con la maglia del Belgio, nonostante non appaia al massimo della condizione. Ma segna, quanto segna. E questo è l’importante, mai come in questo momento della stagione. All’Inter interessa solo la vittoria: per successi straripanti anche sul piano del gioco come contro Juventus, Lazio e Milan, ripassare. Questo è il momento dei punti sporchi, e i nerazzurri ne portano a casa altri tre, centrando la nona vittoria consecutiva: solo nel 2007 l’Inter – allora di Mancini – era riuscita a mettere insieme un numero così ampio di successi, arrivando addirittura a 17 e stabilendo un record tuttora imbattuto nella storia della Serie A.

Come per ogni squadra che può coltivare legittime ambizioni di scudetto, è la fase difensiva a fare la differenza. Nonostante ieri fossero cambiati alcuni interpreti, come De Vrij e Perisic, sostituiti dall’ottimo Ranocchia e da Young, l’Inter di Conte si conferma granitica come mai – nell’esperienza del tecnico salentino – si era rivelata. Sono soltanto 3 i gol subiti nelle ultime 11 partite: numeri strepitosi. L’unico, grande rischio che corrono i nerazzurri è sul finire del primo tempo, quando Soriano prova a ribadire in rete un corner dei felsinei, ma spara fortunatamente alto con Handanovic battuto. Per il resto, la squadra di Mihajlovic fa tanto possesso, ma non riesce a trovare varchi contro una squadra che difende con tutto l’organico e nel quale anche i due attaccanti fanno tanto lavoro sporco. L’occasione più ghiotta della ripresa è per l’Inter, con Lautaro Martinez che colpisce il palo dopo un grande destro. E poco male se il finale per i tifosi nerazzurri si rivela teso a causa del risultato in bilico, ciò che conta sono sempre, ed esclusivamente i tre punti che valgono un ulteriore e fondamentale allungo in classifica. Unica nota stonata, le squalifiche di Brozovic e Bastoni, rimediate in seguito a una punizione sciagurata ed esiziale calciata proprio dal croato. Conte dovrà valutare le scelte soprattutto in difesa, dove gli uomini sono contati: c’è l’opzione di un nuovo impiego di Ranocchia spostando De Vrij sul centrodestra o sul centrosinistra, c’è l’opzione D’Ambrosio appena rientrato dal Covid e c’è l’opzione Kolarov, che però ieri non era neanche in panchina a causa di un affaticamento.

Conte-Oriali, abbraccio iconico

Il modo in cui a fine partita Antonio Conte Lele Oriali si lasciano andare ad una celebrazione sentita è fortemente significativo sul valore di questa vittoria in terra emiliana dell’Inter. Le settimane senza partite, la paura di un focolaio Covid, la sosta nazionali che non ha consentito di prepararla adeguatamente: tre grossi ostacoli che non hanno impedito all’Inter di fare ciò che sa fare meglio in questa stagione, vincere. È la felicità di un tecnico che desiderava proprio questa risposta dai suoi soldati, ed è la gioia di un uomo che ha associato il suo nome all’Inter dal 1966. Un rapporto simbiotico, quello tra Conte e Oriali, che affonda le sue radici nella bella esperienza in nazionale e che oggi più che mai è forte e foriero di nuovi potenziali successi. Il tecnico salentino, nel post-partita, ha confermato: “L’abbraccio con Oriali? Ci lega un rapporto molto forte da quando ero ct. È inevitabile che man mano che ci si avvicina alla fine ogni vittoria diventa pesante. Penso si sia creato qualcosa di veramente bello tra me, lo staff e i calciatori. Loro sanno che io sono coerente, non guardo il più piccolo, il più grande o il nome; sanno sempre che c’è una scelta per fare il meglio all’Inter. Per questo si è creato questo rispetto. Tutti diamo tutto per l’Inter e lo sanno, per questo si è creata questa simbiosi. Ora sarebbe bello portare qualcosa di importante in una stagione non facile e dare una soddisfazione ai tifosi dopo tanti anni“. Parole che testimoniano il fortissimo desiderio di Conte di riportare uno scudetto nella Milano nerazzurra dopo 11, lunghissimi anni, e che sono ulteriore riprova del rapporto speciale che si è creato fra lui, lo staff e i giocatori, fra lui e l’ambiente Inter.

Match point Sassuolo

Scaramanzia a parte, è proprio il caso di dirlo: mercoledì pomeriggio, ore 18:45, l’Inter ha la sua grande occasione per chiudere i giochi. Battere il Sassuolo a San Siro significherebbe portarsi almeno a +11 sulla seconda a 9 partite dalla fine. I nerazzurri devono affrontare la sfida proprio così, come una grande opportunità. Consapevoli, nello stesso tempo, che se non dovesse essere colta non sarebbe una tragedia e il distacco rimarrebbe comunque ampio, e non deve esserci in alcun modo spazio per il panico. Dipende tutto dall’Inter, e da qui in poi ogni partita significherà avvicinarsi un metro in più a quel grande traguardo, a quel trionfo, a quel sogno che un popolo intero attende da 11 anni.

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.