Tranquillità, serenità, spensieratezza: tre sostantivi che storicamente non si addicono all’Inter, ieri hanno invece connotato la vittoria nerazzurra sul Benevento di Inzaghi. È stato un sabato che ha coinvolto le tre principali candidate al titolo. Dopo le vittorie pomeridiane esterne di Milan Juventus, l’Inter era chiamata a rispondere presente. Lo ha fatto in maniera decisa, con il piglio della grande squadra, mentalmente prima che tecnicamente. I nerazzurri hanno mantenuto le distanze invariate: -2 dai rossoneri in vetta, +5 (potenziale +2) sui bianconeri terzi. L’appassionante lotta al vertice continua. Gli uomini di Conte hanno ottenuto tre punti e sono riusciti anche a preservare energie in vista della semifinale d’andata di Coppa Italia, in programma martedì contro la Juventus a San Siro. Conte sta mettendo in atto una rotazione sistematica per gestire l’ultimo vero tour de force a cui l’Inter sarà costretta nelle prossime due settimane, con 4 match fortemente impegnativi in 12 giorni (Juventus, Fiorentina, Juventus, Lazio).

A De Vrij è stato concesso un turno di riposo, almeno dall’inizio: l’olandese, sostituito nell’undici titolare da Ranocchia, è entrato solo negli ultimi 20 minuti, concedendo a sua volta fiato a Skriniar che – complice l’infortunio di D’Ambrosio – sta giocando sempre. Bastoni è stato impiegato per tutto il match, ma era stato preservato nel derby contro il Milan di martedì scorso. Sugli esterni, Hakimi (che martedì non ci sarà poiché squalificato) e Perisic hanno disputato 90 minuti: probabile che contro la Juventus sulle fasce si vedano Darmian e Young. A centrocampo, Eriksen è stato riproposto da regista dopo il primo esperimento di Firenze in Coppa Italia e dopo la prodezza balistica che ha deciso la sfida con i cugini: martedì sarà Brozovic a partire titolare da play. Gagliardini ha concesso un turno di riposo a Vidal, entrato solo nel secondo tempo, mentre Barella ha confermato una volta in più il suo status di “insostituibile”: per l’instancabile sardo un’altra grande partita che – incanalandosi sui binari giusti – gli ha permesso di riposare per l’ultima mezzora. Nel finale, c’è stato spazio anche per Sensi (il suo reintegro a tempo pieno sarebbe una notizia importantissima per il prosieguo della stagione nerazzurra) e Pinamonti. Insomma, è arrivato il momento di sfruttare a pieno tutte le risorse della rosa nerazzurra: Conte lo sa e ricorre ad un turnover massiccio.

Un paio di numeri…

Il risultato, tuttavia, non cambia: l’Inter domina ancora. Ci sono un paio di numeri che possono testimoniare il livello di maturità e di efficienza nerazzurra in entrambe le fasi, più del 4-0 finale con cui i nerazzurri liquidano la pratica Benevento. Il primo: con 49 gol fatti, l’Inter non è solo il miglior attacco della Serie A, ma è anche il secondo più prolifico dei top 5 campionati europei 2020-21, alle spalle del solo Bayern Monaco campione d’Europa in carica (57). Fa sorridere pensare a chi afferma con aria impettita che “l’Inter non ha un gioco, va avanti grazie ai singoli”. Ma c’è dell’altro, anche per quanto riguarda la fase difensiva che per ora ha rappresentato una lacuna nella stagione nerazzurra. I numeri, è vero, sono ancora negativi: 23 gol subiti in 20 match. Ma potrebbe esserci un’inversione di tendenza all’orizzonte: negli ultimi quattro match (Juventus, Udinese, Milan, Benevento) l’Inter ha subito solo 6 tiri in porta, di cui 4 dai bianconeri; contro le ultime tre, l’Inter ha subito solo 2 conclusioni (una dal Milan – quella del gol – e una dall’Udinese). Ieri, infatti, il Benevento ha chiuso con 0 tiri in porta. Sono partite che alzano l’autostima e che permettono di giungere a una consapevolezza nuova nei propri mezzi. Un po’ come Christian Eriksen, che da corpo estraneo sta conquistando un ruolo sempre più centrale in questa Inter.

La rinascita

Il danese con il numero 24 comincia da dove aveva lasciato nel derby di martedì: con un calcio di punizione decisivo. Stavolta non è una pennellata che lascia secco il portiere avversario, ma un cross velenoso che propizia l’autogol di Improta. Ulteriore iniezione di fiducia per il giocatore, protagonista del match con il più alto numero di palloni toccati da quando è all’Inter – favorito anche dal ruolo nevralgico all’interno della manovra – oltre che della prima volta nell’attuale campionato in cui disputa il match per intero. Inizia timido, ma poi prende corarggio e regala sventagliate, verticalizzazioni, corridoi in verticale grazie all’intelligenza calcistica che da sempre lo contraddistingue: Eriksen vede gioco e l’Inter ne trae beneficio. Sembra proprio che il ruolo da playmaker in questa squadra sia il più adatto per le sue caratteristiche e per quelle dell’intera squadra. Eriksen come cervello della manovra, da dietro, può essere un grande valore aggiunto e può segnare la rinascita del centrocampista danese, a un anno dal suo arrivo a Milano. Ovvio, il test non era dei più probanti ed il danese commette ancora qualche leggerezza dovuta all’abitudine di giocare metri più avanti, in posizione da trequartista, ma sono difetti colmabili con il lavoro in allenamento oltre che con l’abitudine a ricoprire il nuovo ruolo sul campo. Eriksen può essere a tutti gli effetti l’acquisto del mercato di gennaio nerazzurro: se non ci sono le risorse economiche per reperire rinforzi e colmare le lacune in rosa, i nerazzurri le trovano in casa propria, ottimizzandole e valorizzandole.

Il ritorno della Lu-La

Sampdoria, Roma, Juventus, Udinese: erano quattro i match senza reti per la devastante coppia d’attacco nerazzurra. Lautaro Martinez Romelu Lukaku ieri hanno spezzato il digiuno segnando rispettivamente uno e due gol. Il Toro nel primo tempo – come spesso gli capita – aveva fallito due occasioni, ma era stato protagonista di un pressing asfissiante e di un lavoro totale per la squadra: la sua voglia di spaccare il mondo, del resto, non è mai stata in discussione. Il gol è stato un meritato premio conquistato grazie ad una splendida giocata personale. L’urlo liberatorio successivo dice molto sulla sofferenza e sulla crisi d’astinenza che stava attanagliando Lauti. Big Rom, invece, era apparso più statico e fuori dalla manovra nei primi 45 minuti, ma nella ripresa è salito di livello timbrando per due volte il cartellino. Piccolo inciso: Alexis Sanchez, che ha sostituito Lautaro, è entrato in campo con la stessa voglia di sempre, non risultando minimamente influenzato dalle vicende di mercato che, fra giovedì e venerdì, avevano delineato uno scambio sull’asse Milano-Roma con Edin Dzeko. Il Nino Maravilla, piuttosto, ha regalato un assist spettacolare a Lukaku per la rete del 4-0. Professionista. Era fondamentale, in generale, evitare ogni tipo di astinenza da reti alla vigilia di un periodo determinante per la stagione nerazzurra.

Febbraio, mese verità

Ogni mese, anzi ogni partita stagionale è fondamentale per una squadra che vuole vincere lo scudetto. Ma gli impegni che attendono l’Inter di Conte nel mese di febbraio lo sono un po’ di più. Innanzitutto perché affronterà per tre volte le rivali storiche: due volte la Juventus, una volta il Milan. La doppia sfida con i bianconeri in Coppa Italia ci dirà se i nerazzurri saranno in grado di raggiungere quella finale sfumata l’anno scorso per un pelo a vantaggio del Napoli, ma anche se l’Inter è pronta a giocarsela ad armi pari contro la Juventus a 360°. Il derby del 21 febbraio, invece, sarà l’occasione per vendicare nuovamente la vittoria milanista dell’andata, per prendersi la supremazia cittadina e – sognano i tifosi – quella in classifica. Prima, però, altri due impegni storicamente complicati: contro la Fiorentina al Franchi, stadio che l’Inter non riesce ad espugnare in campionato dal febbraio 2014 ma dal quale è uscita vittoriosa in Coppa Italia quasi venti giorni fa. E poi la Lazio, che sta vivendo il miglior momento della sua stagione e che sembra essere tornata la macchina da vittorie dello scorso anno. Insomma, cinque partite verità, una dopo l’altra. Gli ingredienti per un mese scoppiettante ci sono tutti. Ma l’Inter è pronta? Pensiamo di sì. Per consapevolezza raggiunta dopo le vittorie contro Juventus e Milan, per compattezza difensiva ritrovata, ma soprattutto per l’unità che questo gruppo dimostra. Nonostante le enormi difficoltà societarie che stanno caratterizzando questa stagione, l’Inter di Conte continua a dimostrare di essere coesa, nel bene e nel male. Si tratta di un gruppo dai forti valori umani prima che calcistici, che sta sviluppando un senso di appartenenza sempre più forte. Le premesse sono ottime, ma sarà il campo a restituirci risposte definitive. In un mese da batticuore.

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.