L’Inter non riesce a sfondare contro la muraglia costruita alla perfezione da Gennaro Gattuso. E dire che dopo un primo tempo soporifero, molto tattico, nel quale si nota lontano un miglio che è soltanto la prima di una doppia sfida (e che la sfida scudetto di Roma contro la Lazio è alle porte), la squadra di Conte nel secondo tempo scende in campo più decisa e determinata.

PAGELLE INTER-NAPOLI

Ma c’è poco da fare: la serata è stregata, e i nerazzurri non riescono ad aprire la saracinesca. Il Napoli non scende dal pullman che lo porta a San Siro, portandolo direttamente davanti alla sua porta e mettendo in piedi un catenaccio d’altri tempi.

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Dal bus scende soltanto Fabian Ruiz – alla prima prova positiva stagionale – dopo 57 minuti, colpendo con un ottimo mancino e battendo Padelli. Il secondo portiere nerazzurro, costretto alla titolarità dall’infortunio di Handanovic, appare di partita in partita sempre più insicuro e “pericoloso” per le sorti dell’Inter. Se l’indisponibilità dello sloveno dovesse prolungarsi più del previsto, è quanto mai necessario che i nerazzurri si cautelino con l’ingaggio di Viviano che, pur svincolato, potrebbe offrire maggiori garanzie. Tornando alla partita, il Napoli mantiene la sua imbattibilità nelle coppe (Champions e Coppa Italia) e lo fa – a San Siro – arroccandosi in difesa e buttando la palla in avanti affidandosi alle qualità (sicuramente eccelse) dei singoli, come appunto Ruiz. Come ha sottolineato Conte, il fatto che una squadra con un potenziale come quello del Napoli venga a San Siro a fare un catenaccio epico, “E la dimostrazione dello status che l’Inter ha acquisito”. Status che però bisogna fare in modo di sfruttare, riuscendo ad evitare e a passare sopra gli ostacoli (ieri tanti) che si pongono davanti al proprio cammino.

SENSI E BARELLA IRRICONOSCIBILI

L’Inter viene tradita dal centrocampo. Stefano Sensi, dopo l’infortunio, sembra un lontano parente di quel centrocampista funambolico ed estremamente dinamico ammirato nella prima parte di stagione, fino allo stop contro la Juventus del 6 ottobre. Timido, lento, impacciato: si spera sia soltanto una questione di forma da ritrovare. Ma anche Nicolò Barella offre una delle sue versioni peggiori, mostrandosi estremamente impreciso e non riuscendo ad essere esplosivo come al solito. Per il resto, Moses riesce ad essere pericoloso nel primo tempo ma cala alla distanza, mentre Biraghi si dimostra ancora una volta totalmente inadeguato alla causa nerazzurra. Quasi incommentabile la prova dei difensori, ma non da intendersi con accezione negativa: si tratta proprio di una partita nella quale vengono raramente chiamati in causa, ed anche il gol di Fabian Ruiz arriva con un tiro da fuori area. Davanti, Lautaro gioca una buona prova, risultando uno dei pochi a provarci fino alla fine. Lukaku, invece, combina poco: il belga dà l’idea di essere molto stanco, provato dalle tante partite che sta giocando (ha saltato solo il Barcellona). Preoccupa, in particolare, l’infortunio di Esposito soprattutto in chiave Europa League (che è alle porte), nella quale sarebbe stato probabilmente chiamato in causa. Questo costringerà a schierare, già contro il Ludogorets, uno fra Lukaku e Lautaro, se non entrambi, rischiando di ritrovarli stanchi in campionato.

IMPRESA…O FORSE NO

Il 5 marzo si disputerà la gara di ritorno, a Napoli. Normalmente, una sconfitta per 0-1 in casa è un risultato quasi proibitivo in vista del ritorno. Tuttavia, ricordiamo che l’Inter ha battuto proprio i partenopei a domicilio solo un mese fa per 1-3. E soprattutto, anche ieri ha dimostrato di essere superiore, ritrovandosi sconfitta a causa di un episodio e a causa di una porta stregata. Per questo motivo, crederci è lecito. Di sicuro, l’Inter dovrà giocare a ritmi altissimi sin dal primo minuto, evitando di ripetere i primi tempi disputati contro Milan e lo stesso Napoli ieri. Solo così, e recuperando la concretezza necessaria per ribaltare un risultato in trasferta, la squadra di Conte può credere alla finale. E, visto il Napoli di ieri sera, immaginiamo che al ritorno, partendo addirittura da una situazione di vantaggio, vedremo 10 giocatori azzurri in area di rigore. Servirà imprevedibilità, coraggio e soprattutto cinismo. Per una finale che manca dal 2011. Ritrovarla in rimonta, da Inter, sarebbe ancora più bello.