Il 2021 nerazzurro comincia, finalmente, anche sul campo. Già, perché fuori era già partito con le costanti voci sulla cessione del club da parte di Suning. Indiscrezioni smentite nella giornata di ieri – tramite comunicato ufficiale – da parte del presidente Steven Zhang e anche dall’amministratore delegato Beppe Marotta prima della sfida di San Siro contro il Crotone. Se a questo aggiungiamo un mercato che, seppur povero, sta per cominciare trascinandosi dietro possibili malumori da parte di chi sa già di non essere più parte del progetto, il timore che l’extra-campo potesse intaccare e spezzare la serie di vittorie consecutive da parte degli uomini di Antonio Conte era ben tangibile. Ed il gol di Zanellato dopo 12 minuti fa scattare l’allarme: il 2021 continua sull’onda lunga del 2020, cioè sul filo del rasoio, ma con l’Inter vincente. I nerazzurri la rimettono sui binari giusti già nel primo tempo, poi la clamorosa ingenuità di un singolo fa rivedere le streghe agli uomini di Conte, che nonostante vadano negli spogliatoi con un preoccupante 2-2 sul tabellone non vengono sopraffatti dalla tensione o dalla frenesia, anzi ritornano in campo più convinti di vincerla. E la vincono. Di tanto: 6-2 il risultato finale. Con un cambio già nell’intervallo che è emblematico.

Vidal, un’altra follia. C’è un problema a centrocampo

La prestazione di Arturo Vidal, scelto da titolare al fianco degli intoccabili Barella e Brozovic, lascia ampiamente a desiderare. Solo un guizzo, seppur importante, da vecchio Guerriero: quello con cui recupera palla e avvia l’azione del 2-1 nerazzurro. Poi in costante ritardo atletico, macchinoso e poco lucido: il suo momento no è racchiuso nel pestone che rifila a Reca, già disfattosi del pallone. Ai limiti del masochismo. Una fotocopia dell’intervento con cui aveva regalato il rigore al Borussia Monchengladbach in Champions. Vidal è in seria difficoltà e fa effetto vedere il suo mentore, colui che tanto lo ha desiderato a Milano, Antonio Conte, fargli la reprimenda davanti ai microfoni: “Deve abbassare la testa e pedalare, forse a Barcellona faceva torello, tacco e punta. Deve cambiare marcia e lo sa. Nessuno qui ha il posto garantito“. Il tecnico salentino fa precedere le parole dai fatti, sostituendolo all’intervallo ed inserendo Stefano Sensi, il dodicesimo uomo della serie di vittorie nerazzurra che ancora una volta fa alzare di livello l’intero centrocampo.

Il reparto, in generale, vanta pochissime certezze, forse una sola: Nicolò Barella. Altra ottima prestazione alla quale aggiunge l’assist che porta all’autogol di Marrone. Poi c’è Brozovic che fa fatica nel primo tempo e continua a manifestare un atteggiamento tanto sfastidiato quanto fastidoso. Ma è emblematico che, con l’ingresso di Sensi che permette alla squadra di girare meglio, salga di livello anche il croato, che probabilmente ha bisogno dell’entusiasmo collettivo e di un meccanismo con i giusti ingranaggi per rendere al meglio. Tutto fuorché un leader, insomma, ma che con un Sensi esente – per una volta – dagli infortuni potrebbe dare il suo apporto alla squadra. Dopo una prima ora impresentabile, trova l’assist per Lautaro e con questo riconquista fiducia ed autostima, crescendo costantemente. Poi c’è Gagliardini, un gregario che – quando chiamato in causa – fa il suo, ma che non può essere il titolare di un’Inter da titolo, e poi c’è un Eriksen fuori dal progetto e che comunque, quando impiegato, non ha mai tirato fuori prestazioni memorabili. Anzi. C’è un Vecino che sta per ritornare e per il quale vale il discorso fatto per Gagliardini, ma che avrà bisogno di tempo per ritrovare condizione dopo quasi un anno di stop (ultimo match giocato per intero l’8 marzo contro la Juventus, cui hanno seguito solo 22 minuti disputati in estate). L’acquisto di un centrocampista, in questo contesto, diventa assoluta priorità, ma sarà propedeutica la cessione di Eriksen. L’altro possibile innesto, invece, deve necessariamente riguardare il reparto d’attacco che ieri – però – è riuscito a sopperire alle carenze di un centrocampo con poca personalità e consistenza.

Il primo pallone non si scorda mai…

In un’intervista pubblicata a cavallo fra il vecchio e il nuovo anno, Romelu Lukaku aveva parlato del suo rapporto con la sua anima gemella calcistica, Lautaro Martinez: “A volte è il suo giorno, a volte è il mio. Se lo accetti, tutto andrà bene”. Ieri era la giornata di entrambi, visto che le prestazioni del 9 e del 10 sono state eccezionali, ma è quest’ultimo a portarsi il pallone a casa per la prima volta in Italia e a conquistare, inevitabilmente, le luci della ribalta: tripletta, ma potevano essere quattro visto che il gol del 2-1 è una autorete di Marrone propiziata in maniera decisiva da Lauti, che si porta a casa il suo primo pallone italiano. Il numero 10 è in forma smagliante e regala magie in serie: il suo talento straripa sul prato di San Siro e sembrano lontanissimi i tempi (solo 15 giorni fa circa) in cui si parlava di un digiuno di gol. Ma era questione di tempo, anche perché il suo contributo non è mai venuto a mancare, neanche quando la porta sembrava stregata. Lautaro è l’uomo-immagine dell’ottava vittoria consecutiva in campionato per l’Inter: gli ultimi due allenatori a riuscirci erano stati Roberto Mancini e José Mourinho, rispettivamente nelle stagioni 2006-07 (la serie arrivò addirittura a 17) e 2008-09. Nello specifico, non accadeva dal dicembre 2008. Un auspicio non banale per questo inizio di 2021.

Ansia Lukaku

L’Inter la chiude di fatto con la rete del 4-2 che rende il giusto merito alla prova di Romelu Lukaku, fondamentale in occasione dei precedenti tre gol: Luperto prova a contenerlo ma fa quasi tenerezza di fronte a cotanto strapotere fisico. Il belga tocca quota 50 gol con la maglia dell’Inter. Tuttavia, al minuto 75 arriva quello che può essere un semplice spavento o una pessima notizia per il futuro della stagione nerazzurra: Big Rom avverte un problema muscolare. Domani verrà valutata l’entità di quella che al momento è stata definita genericamente “contrattura”. In ogni caso, non si può prendersela con la sfortuna: può capitare. È invece imperdonabile, inammissibile, irredimibile, dover affidarsi ormai da un anno e mezzo ai soli Lautaro e Lukaku, viste le condizioni sempre precarie di Sanchez. Una punta affidabile è, come detto, l’altra priorità del mercato invernale. Non è normale essere aggrappati alle condizioni fisiche di Lukaku e dover pregare che non accusi neanche un raffreddore. Nel frattempo, però, non resta che sperare. Nei prossimi 13 giorni l’Inter affronterà – dopo la Sampdoria – Roma e Juventus. Due crocevia per le ambizioni di gloria.

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.