Continua la raccolta delle storie sulla nascita della passione per la Beneamata. Se nello scorsa pubblicazione la fonte di ispirazione era il Fenomeno (oltre alla famiglia), oggi vedremo come gli utenti più anziani siano stati influenzati dai vecchi campioni. Spazio anche per i tifosi più giovani, uno dei quali ci racconta la sua “conversione”.

 

REBEL: IO sono diventato interista grazie ad una foto. I miei genitori non si interessavano di calcio, l’unico era mio fratello maggiore, che era calciatore e anche bravo, juventino. Un giorno mi capita fra le mani una rivista, Sport Illustrato, e in prima pagina c’era una bellissima foto a colori scattata durante un derby Milan-Inter con in primo piano due giocatori (di cui non ricordo i nomi) che si contendevano, in elevazione, il pallone. Se chiudo gli occhi la rivedo ancora… La foto era bellissima e nitidissima e i colori attirarono la mia attenzione. Fui immediatamente colpito e affascinato dall’abbinamento nero-azzurro. Da quel momento diventai interista, perdutamente interista. IL mio primo idolo fu Mariolino Corso (il piede sinistro di dio), avevo un suo poster in cameretta. 

Interwallfan-: Non poteva andare diversamente.

Milanese da generazioni, mio padre si arrampicava sugli alberi dell’arena per vedere giocare l’Ambrosiana Inter di Peppino Meazza.

Fui allevato nell’odio della Juventus, che perdura, ma, per conto mio, presi a nutrire un’antipatia ancora più viscerale e personale per il Milan perché quando incominciai a interessarmi di calcio la vera antagonista era la squadra rossonera guidata da Rocco che oltretutto godeva, come oggi, delle maggiori simpatie della Stampa dell’epoca.

La mia passione fin da bambino fu Quasi inverosimile, incredibile: ancora oggi ricordo risultati, marcatori e spesso anche i minuti in cui furono realizzati i gol di tantissime partite della grande Inter, e non soltanto di quella!

Oltre alla lettura L’Inter è l’oggetto esterno al quale nella mia vita ho dedicato maggiore tempo attenzione passione competenza dialettica e qualche volta perfino violenza seppur solo verbale.

Wilkox83: Interista da sempre, il fratello di mia madre, un tifoso accanito che nella sua vita ne ha combinate di ogni pur di seguire questi colori. Come importanza per lui prima viene l’Inter, poi il lavoro, gli affetti, qualsiasi cosa. Prima c’è l’Inter, punto e basta e così, per forza di cose, sono diventato interista anch’io.
Dello scudetto dell’89 ho ricordi vaghi e sfuocati, ero troppo piccolo, ma gli anni novanta… Quelli sono stati anni in cui essere interisti era davvero un atto di fede e io non feci eccezione. Nonostante tutte le figure barbine, poche gioie e molte arrabbiature per colpa nostra o di altri non mi sono mai perso una partita. La domenica c’era la radiolina, immancabile. Poteva esserci un matrimonio, una gita o un funerale, mi spiace ma non esiste. Che fosse la partita con la juve o una quasi inutile partita contro un’udinese qualsiasi non esisteva al mondo di perdersela. Poteva essere un’amichevole estiva, la coppa italia o la coppa uefa. E guai se mia madre cercava di impedirmi di seguirla perché avevo fatto qualcosa di sbagliato. Certamente la mia fida radiolina finiva sotto il cuscino imboscata e io di nascosto ad ascoltare la partita rischiando le botte nel caso mi scoprisse perché mia madre era ancora della vecchia scuola, quella del cucchiaio di legno o del battipanni, ma l’Inter è l’Inter e si rischia tutto pur di seguirla. Avevo il letto a castello e quando c’era il derby lo imbardavo come fosse la Curva Nord mettendo la mia fida sciarpa come uno striscione, una bandiera attaccata sul muro dietro di me e un’altra la sventolavo dalla mia balaustra improvvisata cantando i cori che avevo imparato ascoltando le partite o che avevo sentito da qualche compagnetto di classe che aveva avuto la fortuna di andare allo stadio. Con il tempo la passione si è accesa sempre di più fino al punto che ho vissuto il triplete non tanto come una vittoria di quella stagione ma come il coronamento di un percorso che durava da tutta la vita fatto di tanti momenti molto difficili e quindi in quel momento mi godevo i meritati frutti di tanta passione per una squadra che troppe volte ha tradito o è stata fregata fino ad arrivare a quel momento tanto atteso.

marc.overmars: Io credo di essere stato uno dei più fortunati.
Mia prima partita a san siro, con mio padre, inter foggia 5-0, gol di bonimba in rovesciata.
Ancora tanta grande inter in campo.
Un inizio indelebile.

Ho riguardato poco fa le immagini in toni di grigio (in bianco e nero non mi piace) e vedo una giornata uggiosa ma io la ricordo assolutamente al sole, nei popolari.

The_Divine: Mio nonno era milanista, mentre mio padre e mio zio interisti.
Dopo una prima fase della mia fanciullezza in cui ero essenzialmente non schierato, ho iniziato a tifare Milan. Quello di Weah, Boban, Bierhoff e del primo Shevchenko. Ma più passava il tempo, più mi rendevo conto che erano le partite dell’Inter ad emozionarmi. Vittorie sofferte, sconfitte che bruciavano; ero decisamente più coinvolto che non durante le partite del Milan.
Paradossalmente, maturai il mio senso di appartenenza ai colori nerazzurri quando, visto il ragazzino che ero, avrebbe avuto più senso tifare il Milan di Ancelotti con Pirlo, Seedorf e Shevchenko che battè in finale di Champions la Juve. Ma era una squadra che giocava un calcio che non mi piaceva. E così divenni definitivamente interista, abbracciando la mia vera fede; quella che mi dava le emozioni più forti legate a questo sport. 

claudiom5228: Terza generazione di interisti, sia da parte materna (più accesi) che paterna (più composti), sul tifo delle generazioni precedenti non ho notizie certe.

A San Siro con mio nonno, uno 0-2 contro la Cremonese con doppietta di Dezotti mi fece subito capire che non sarebbe stata una passeggiata.

Poi, sempre allo stadio, l’apoteosi fu il 3-1 al Barcellona con vista triplete.

MatteoTV1: Vengo da una famiglia dove il calcio non interessava minimamente
Sono stato quindi liberissimo di scegliere la mia fede calcistica
All’inizio delle elementari è maturato il mio interesse per il calcio
È così un po per sfida un po’ per non essere con la massa di juventini ho provato ad avvicinarmi all’Inter
E da lì è stato subito amore, è diventata una fede quasi subito e mi sono immedesimato sempre e solo con quei colori.

sacco: Primo ricordo legato all’Inter, un giornalino (penso Inter squadra mia) regalatomi da mio zio nell’estate 95, Rambert e Zanetti in copertina con la sciarpa “Esserci da protagonisti”.
Fu amore a prima vista. Da lì in avanti partono i primi ricordi nitidi da bambino e da tifoso. Da lì in avanti, tutto è in qualche modo legato in maniera indissolubile a questi colori. Mi capita spesso, quando devo ricordare date o eventi, di arrivare alla risposta esatta per associazione con le partite dell’Inter. 

Toscana Nerazzurra: Mio padre e mio fratello sono fiorentini, io da piccolo ero laziale per bobo vieri, originario della mia città, prato. poi dopo quando nel 1999 andò all’inter io avevo 5 anni e cambiai squadra diventando appunto interista. da lì non ho più cambiato perché vieri è rimasto a lungo con i nostri colori. 

Numerodue: Padre interista, nonna interista, zii e cugini interisti. A casa mia era sopportato soltanto mio nonno perchè era del Torino………….. Ho cominciato a seguire l’Inter dalla stagione 77/78, l’ultima di Facchetti e la prima di Bersellini e dei suoi “ragazzi terribili”. 

 

 

 

Laureato in lingue per la mediazione linguistica, amante di storia e letteratura cinese. Interista grazie a mio padre, sogno di vedere un'Inter leggendaria come quella di Mourinho.