L’Inter chiude il 2018 con la vittoria sul campo dell’Empoli e, in attesa della ripresa dell’attività agonistica fissata per il 13 Gennaio con l’ottavo di finale di Coppa Italia contro il Benevento, approfittiamo della pausa invernale per provare a tracciare un bilancio di questa prima parte della stagione 2018/2019.

PREMESSA

In primis penso sia corretto tarare tutta la discussione rispetto agli obiettivi che la società ha fissato ad inizio stagione, per avere un riscontro quanto più coerente con la dimensione attuale dell’Inter nel panorama calcistico italiano ed europeo.

Gli obiettivi sono chiari: in campionato riconfermarsi tra le prime 4, possibilmente senza dover soffrire fino all’ultima giornata come la stagione scorsa; mentre in Champions League, coscienti che la lunga assenza dal palcoscenico più importante del calcio europeo con conseguente quarta fascia di merito ci avrebbe collocato in un girone difficilissimo (come in effetti è stato), si è chiesto alla squadra di onorare la competizione facendo partite all’altezza del blasone della società.

Fatta questa premessa andiamo a vedere i freddi numeri e diamoci qualche risposta oggettiva.

CAMPIONATO

Quest’anno abbiamo totalizzato al momento 39 punti, frutto di 12 vittorie, 3 pareggi e 4 sconfitte. L’anno scorso avevamo lo stesso numero di vittorie, ma 2 sconfitte in meno e due pareggi in più, che avevano quindi fruttato 41 punti, 2 in più di quelli che abbiamo attualmente.

Se andiamo però a vedere il peso specifico di questi punteggi nella classifica di Serie A, scopriamo che l’anno scorso con 41 punti eravamo in 3^ posizione con un solo punto di vantaggio su Roma e Lazio, rispettivamente quarte e quinte in classifica. I 39 punti di quest’anno invece ci garantiscono un vantaggio di 7 punti sulla Lazio (quarta) e 8 punti sul Milan (quinto).

Guardando davanti a noi, il secondo posto è a 5 punti, mentre l’anno scorso il distacco dalla seconda era di 6 punti.

Se analizziamo le reti fatte e subite, vediamo che quest’anno il bottino dei gol fatti arriva a 31 (l’anno scorso erano 34), i gol subiti sono invece 14, esattamente come l’anno scorso.

Fermiamoci qui.

Al netto di tutte le discussioni del mondo che si possono fare sui numeri, che giudizio possiamo dare del percorso oggettivo dell’Inter in campionato? Ricordando che l’obiettivo dichiarato è quello di confermare la qualificazione in Champions League con qualche patema d’animo in meno rispetto all’anno scorso, la squadra è in linea o non con questo target?

Lascio a voi la risposta, che i numeri rendono secondo me piuttosto evidente.

CHAMPIONS LEAGUE

Come già accennato nella premessa, l’Inter era in quarta fascia e il girone con Barcellona, Tottenham e PSV Eindhoven era il più difficile tra tutti quelli della Champions di quest’anno.

La squadra ha chiuso il suo impegno con 8 punti, frutto di 2 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfitte. Siamo stati in corsa fino all’ultima giornata per passare il turno, e siamo stati eliminati solo perché il Tottenham, che ha totalizzato gli stessi nostri punti, ha segnato un gol più di noi in trasferta negli scontri diretti. Il terzo posto in classifica ci consentirà di giocare la fase finale dell’Europa League.

Posto che l’obiettivo era di fare un girone decoroso dopo tanti anni fuori dalla Champions, è un’eresia dire che il target (nonostante la dolorosa eliminazione sul filo di lana) è stato rispettato?

CONSIDERAZIONI GENERALI

Bene, abbiamo visto cosa dicono i numeri nudi e crudi, adesso possiamo discutere un po’ sulle dinamiche che hanno portato a questi risultati.

Spalletti spesso e volentieri è stato messo in discussione per alcune scelte ritenute a volte troppo conservative, a volte troppo cervellotiche, e chi più ne ha più ne metta. Detto che si può sempre fare di meglio e che i nodi da sciogliere in questa Inter sono ancora molti, la mia opinione personale, che ho già avuto modo di esternare in altri articoli, è che cambiare allenatore a questo punto della stagione, come ventilato a più riprese da molti, sarebbe pura follia.

Dico questo supportato dai numeri in relazione agli obiettivi di cui sopra, ma non solo. Spalletti ha molti altri meriti, uno dei quali lo vorrei evidenziare in questa sede in maniera enfatica: la valorizzazione della rosa.

Facciamo alcuni esempi?

Prendiamo un giocatore come Joao Mario. Alzi la mano chi pensava di vedergli fare 6 partite consecutive (e che partite!) da titolare in campionato. Ebbene, Spalletti lo ha sempre tenuto in considerazione, difendendolo dai fischi di qualche tifoso agitato già nel precampionato. Ha continuato a lavorare soprattutto sulla testa del giocatore e, quando si è presentata l’occasione, Joao Mario ha ripagato la fiducia sfornando prestazioni da mezzala che nessuno si aspettava più da lui.

Lo stesso Politano, arrivato in punta di piedi dal Sassuolo e in un primo momento secondo nelle gerarchie anche a Candreva, ha trovato una sua collocazione precisa in campo grazie anche a Spalletti, con un crescendo di prestazioni che lo hanno portato anche a raggiungere la Nazionale maggiore.

O ancora, la coppia di centrali difensivi formata da Skriniar e De Vrij: il primo chiamato a riconfermare una stagione in cui aveva stupito tutti, il secondo ad integrarsi in una squadra nuova con un concetto di difesa diverso da quello a cui era abituato alla Lazio (schieramento a 4 invece che a 3). Anche in questa cementazione granitica della coppia difensiva c’è molto del tecnico di Certaldo.

Vogliamo parlare del giocatore che è diventato Marcelo Brozovic? Da scarto pronto per essere ceduto al primo offerente, ad uno dei migliori registi (se non il migliore) del campionato italiano, perno indispensabile del centrocampo nerazzurro, giocatore completo e finalmente continuo nel rendimento sempre all’altezza della situazione, con una maturazione anche personale che a tratti ha dell’incredibile. Non si può non riconoscere a Spalletti il merito di aver saputo istigare ed assecondare questo cambiamento del giocatore croato.

Cosa possiamo dire dell’evoluzione di Mauro Icardi? Un attaccante formidabile che, sotto la guida di Luciano Spalletti, ha saputo finalmente ampliare il suo raggio d’azione in campo diventando un giocatore totale, un vero Top Player.

Potremmo continuare con Keita Balde, che sta finalmente crescendo come tutti ci aspettavamo, ed altri ancora che siamo certi sapranno ritagliarsi spazio nella seconda parte dell’anno.

Nell’era del Fair Play Finanziario, la valorizzazione dei giocatori è un target fondamentale per le società che ambiscono a diventare (di nuovo) grandissime come l’Inter. Non possiamo dimenticarci che anche società da anni ai vertici del calcio europeo come PSG, Chelsea, Manchester City, Barcellona ed altre, devono chiudere i bilanci secondo le disposizioni della UEFA, e l’eventuale possibilità di produrre plusvalenze grazie a giocatori ambiti sul mercato, può rivelarsi fondamentale per pianificare al meglio il futuro.

MA ALLORA E’ TUTTO PERFETTO? CERTAMENTE NO

Direi che l’Inter ha basi solide per ambire ad una crescita virtuosa. Oltre al lavoro “sul campo” è stato inserito in società un uomo forte come Marotta nel ruolo di A.D. per l’area sportiva che coordinerà, insieme ad Ausilio, anche il mercato. Spalletti dal canto suo ha tutto per potersi guadagnare la riconferma: la seconda parte della stagione sarà, per questo, fondamentale.

La squadra però deve imparare ad essere più cinica quando si tratta di chiudere partite dominate sotto il piano del gioco. Troppe volte abbiamo perso punti perché non siamo riusciti a fare un gol in più che ci avrebbe dato la tranquillità necessaria a portare a casa il bottino grosso.

Per questo sarà necessario soprattutto il recupero completo di due giocatori: Perisic e Nainggolan.

Il croato ci aveva già abituato a prestazioni altalenanti, forse quest’anno le pause stanno diventando troppe e la cosa preoccupa, anche a fronte di certe dichiarazioni d’amore verso il campionato inglese. La società dovrà capire come muoversi col giocatore, perché Ivan è una risorsa importante per questa squadra, il suo recupero sarebbe fondamentale in termini di assist e gol.

Il discorso che riguarda Nainggolan sarebbe lungo e complesso e ne abbiamo già parlato in altri articoli specifici. Vorrei in ogni caso rimarcare che il belga è stato l’acquisto più importante della scorsa estate, il “trequartista assaltatore” perfetto per lo scacchiere spallettiano. I problemi del Ninja hanno infatti costretto a il mister a variare in corsa lo schieramento tattico della squadra, che era stato inizialmente “progettato” con un 4-2-3-1 che prevedeva, appunto, Nainggolan sulla trequarti a fare quel lavoro di raccordo e rifinitura con caratteristiche che solo lui ha nella rosa dell’Inter. Spalletti ha poi variato obtorto collo sul 4-3-3 ed i risultati sono comunque arrivati.

E’ chiaro che un Ninja pienamente recuperato darebbe un apporto fondamentale e decisivo alla squadra, per una seconda parte di stagione che deve vedere l’Inter protagonista in campionato, in Europa League e in Coppa Italia.

Perché si, gli obiettivi li abbiamo visti e ci siamo dentro, ma il vero capolavoro, diciamocelo, sarebbe riuscire ad arrivare a giocarci un trofeo fino in fondo…

Forza Inter!