L’attesa era spasmodica. Cominciata con la corsa all’abbonamento, proseguita con i 65mila di San Siro per il debutto (non succedeva dai tempi del Triplete) e terminata negli ultimi giorni, fra le voci di mercato e il fastidioso vociare dei soliti noti di ieri sera. La squadra di Antonio Conte – già calato con tutto se stesso nel mondo Inter – ha risposto alla grande, con una prestazione di grande livello ed un risultato rotondo che consente di partire con la serenità ed il morale giusto. “La rincorsa è iniziata”, aveva affermato ieri l’allenatore salentino (la partita di ieri aveva quindi per lui un duplice significato), facendo seguire i fatti alle affermazioni. “Non dobbiamo essere scintilla, dobbiamo essere dinamite”, ha proseguito Conte ieri nel post-match, dimostrando quanto ambizioni dell’Inter 2019-20 siano di quelle importanti ed elevate. Il tecnico ha seguito i 90 minuti con il consueto entusiasmo, la passione per il gioco che lo ha sempre contraddistinto da allenatore: tarantolato, l’impressione che spesso danno anche le sue squadre. E l’Inter di ieri non è mancata all’appello.

Risposte

E’ stata la partita delle risposte, perchè a tanti interpreti della rosa nerazzurra si chiedeva una prova importante, un segnale a livello globale ed individuale. Ed effettivamente le risposte sono arrivate. Pensiamo a Romelu Lukaku, che insieme alla numero 9 ha da subito indossato un carico di pressione non indifferente, rispondendo con un gol (non una novità all’esordio per il belga) e una prestazione di puro sacrificio e dedizione. Lautaro Martinez, suo partner d’attacco, ha sì mancato l’appuntamento con il gol ma ha risposto alla grande a chi non lo considerava una seconda punta, dimostrando già un certo feeling con Lukaku. Antonio Candreva, bistrattato dai tifosi e dall’ambiente nerazzurro (che non aveva poi tutti i torti) per delle prove pessime di cui si era macchiato in questi anni, dimostra invece di poter vivere una seconda giovinezza nel ruolo di esterno a tutta fascia, sfornando una prestazione straordinaria e completandola con un gol pazzesco. Stefano Sensi, arrivato in sordina ma messosi da subito in mostra con un grande precampionato, ha dato seguito alle partite estive con un’altra partita sontuosa. Il gol è magnifico. Marcelo Brozovic ha dimostrato una volta in più di poter essere faro di questa Inter. E quel tono emozionato nell’intervista a caldo, oltre che quel “forse sì, forse no” alla domanda sull’obiettivo scudetto, fa trasparire una volta in più l’ambizione e l’entusiasmo che pervade il mondo Inter in questi mesi.

Il difetto riscontrabile nell’Inter di ieri è stato abbastanza visibile ed evidenziato anche dallo stesso Conte nel post-partita: un certo rilassamento ed alcuni errori banali sul 2-0, specie nell’ultimo quarto d’ora del primo tempo e all’inizio della seconda frazione. La squadra è apparsa in alcuni momenti scollata fra centrocampo e difesa (Vecino bene solo a tratti), nonostante le prove individuali dei tre difensori siano state tutto sommato positive. Il gol di Lukaku, tuttavia, ha ridato consapevolezza ai nerazzurri e concesso un finale in sordina, condito dalla magia di Candreva. Nota di merito ai tifosi leccesi, che in 2500 hanno seguito la squadra rientrante in Serie A dopo sette anni, nonostante un infinito viaggio in pullman (per molti) che però è stato reso più dolce dal celebre pasticciotto.

Viva il calcio giocato

Adesso conta solo il campo. Perchè i tifosi della Beneamata sono stanchi di sentir tirata in ballo la propria gloriosa squadra nei salotti televisivi ed essere utilizzata come strumento per fare trash. L’Inter ha voltato pagina rispetto ad alcuni episodi e ad alcuni personaggi e non vuole tornare indietro: contano i gol, i gesti atletici, e perchè no le critiche. Sul gioco. Questi devono essere gli argomenti. Non le tribune, le scadenze contrattuali, i finti infortuni. Con buona pace di chi considera l’Inter e la città di Milano un trampolino di lancio, o meglio un mezzo da spremere, per la propria celebrità. E di chi ieri, negli studi di una nota trasmissione televisiva, cercava di destabilizzare il club, di ricercare il caso, di avere delle risposte che potessero danneggiare l’Inter. La speranza è che questi personaggi possano cercare in maniera quasi disperata e affannata di riaprirlo, quel caso, magari perchè i risultati del campo non danno loro modo di poter parlare di crisi Inter, un evergreen per buona parte del giornalismo italiano. Questa squadra può essere più forte di tutte le voci, di tutti i tentativi destabilizzanti, di tutti gli eventi controversi. Specialmente con un condottiero così.

 

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.