L’Inter aveva vissuto la fastidiosa sosta novembrina consapevole di non aver mai sbagliato prestazioni contro le big, ma anche profondamente rammaricata per non essere mai riuscita a vincere nelle partite di cartello. Vuoi per un rigore sbagliato (Atalanta e Milan), vuoi per un rigore subìto (Juventus), vuoi per aver perso la testa dopo un episodio controverso (Lazio). Poco importa, quello zero alla voce vittorie pesava tantissimo. Pesava alla squadra e pesava ad Inzaghi, voglioso di regalare il primo successo di spessore ai suoi nuovi tifosi.
Dopo aver fallito la grande occasione contro il Milan, ieri il calendario – unito al risultato favorevole di Firenze – offriva all’Inter un’altra possibilità: recuperare in un colpo solo tre punti sia al Napoli che ai rossoneri. Missione compiuta. Nel giorno del ritorno di Spalletti al Meazza (accoglienza favorevole, a differenza di quanto capita ormai dal 2017 all’Olimpico di Roma), si affrontavano il miglior attacco e la miglior difesa: 29 gol segnati da una parte, solo 4 subìti dall’altra. Ebbene, a prevalere è stato il primo.
Superiori
È stata, ancora una volta, partita europea. Come nel derby, si è assistito all’eccellenza del calcio italiano: per ritmi, intensità, spettacolo. Sin dal primo minuto. L’Inter parte bene, crea un paio di pericoli con Darmian e Lautaro, ma alla prima occasione il Napoli punisce. È ancora una leggerezza di Barella, come con il Milan (punizione dell’autogol di De Vrij causata a seguito di un lezioso colpo di tacco), a provocare la ripartenza partenopea. C’è da dire che Handanovic, sul gol di Zielinski, poteva fare molto di più.
Ma da lì in poi l’Inter regala spettacolo: domina il gioco, arriva addirittura ad un 62% di possesso palla, contro la squadra che in quella statistica è regina di Serie A, mette sotto gli avversari e segna due meritatissimi gol. È una reazione da Campioni d’Italia, non solo di cuore ma anche di testa, compresa quella di Perisic che segna la rete del sorpasso e manda un’Inter straripante nel tunnel degli spogliatoi. Stesso atteggiamento con cui la squadra di Inzaghi scende nuovamente in campo e trova anche la terza rete. A siglarla è Lautaro Martinez e non è un dettaglio da poco: il Toro non segnava su azione da fine settembre e in generale dagli inizi di ottobre (rigore contro il Sassuolo), arrivava da un periodo negativo caratterizzato anche dal noto penalty fallito contro il Milan. Il numero 10 ha inevitabilmente sofferto quell’episodio, essendo uno che – come tutti i grandi giocatori – chiede tantissimo a se stesso e si carica di responsabilità. E allora si è sentito in dovere di chiedere scusa ai tifosi, un gesto bellissimo poiché rispettoso e genuino da parte sua, nonostante l’immensa felicità per il gol (fra l’altro decisivo) ritrovato, proprio nella partita contro il Napoli che aveva rappresentato il suo trampolino di lancio in Italia, il 26 dicembre 2018. Sulla panchina nerazzurra c’era Spalletti (che come Sarri e Pioli in questo turno ha perso contro la sua ex squadra), lo stesso che a fine partita lo ha definito “campione“.
Tornando all’analisi collettiva, nell’Inter funziona tutto: i timori della vigilia dovuti al duello Ranocchia-Osimhen si rivelano infondati, anche perché al fianco del difensore umbro c’è uno Skriniar monumentale. A tratti la squadra esagera nella verve offensiva e perde quell’equilibrio faticosamente ritrovato dalla partita contro la Lazio in poi, lasciando campo per le ripartenze del Napoli nonostante il vantaggio nel tabellino. Sembra però essere tutto controllo, fino a quando non arriva il gioiello di Mertens e la musica cambia. Eccome se cambia.
Che thriller!
Scegliere l’Inter significa sapere che nulla ti viene regalato, che la sofferenza è all’ordine del giorno, che il thriller è inevitabilmente il tuo genere preferito. Significa anche che uno dei tuoi giocatori più esperti, il 35enne Edin Dzeko, perda una palla in maniera ingenua e veniale, la regali al Napoli e poi ci pensi Mertens. L’Inter si trova costretta a difendere il vantaggio per 18 minuti, considerato il mega-recupero (pesano i violenti scontri Skriniar-Osimhen e Dzeko-Ospina) da 8. Riaffiorano i fantasmi, si fa largo la paura di buttare via un altro big match per “futili motivi”, l’Inter arretra (i cambi non incidono come Inzaghi sperava) e trema prima su Mario Rui e poi su Mertens: sul terzino la fortuna assiste, per una volta, incredibilmente, l’Inter; poi il belga si mangia clamorosamente il gol del 3-3 sparando alto.
I nerazzurri dovranno lavorare sulle evidenti difficoltà di gestione delle situazioni di vantaggio, specialmente in partite contro avversari di livello. Non è normale passare così rapidamente da un possibile 4-1 ad un 3-3 evitato per miracolo. Probabilmente, però, la cosa più importante ieri era solo e soltanto vincere: l’Inter ci è riuscita, dimostrando di non essere inferiore al Napoli così come ha fatto con il Milan, regalando ai tifosi il primo, grande urlo della stagione. La Beneamata ha lanciato un messaggio alle due capolista e all’Italia intera, lo ha fatto a squarciagola: “Noi ci siamo!”.