Nei giorni scorsi si è detto che un fondo d’investimenti avesse presentato un’offerta per rilevare le quote dell’Inter di proprietà di Suning e Thohir, ma che Zhang Jindong l’avesse respinta al mittente perché giudicata insoddisfacente. Non sono mancate le mistificazioni al riguardo, con qualche giornalista che addirittura dava la notizia, rivelatasi ovviamente falsa, di un’Inter in vendita. Sul Sole24Ore si è anche detto che la proprietà cinese avesse affidato un mandato per cederla ad una banca d’affari. Già, peccato che il suddetto mandato non esista. Una mossa che, a rigor di logica, non avrebbe nemmeno molto senso, dato che solo 2 anni fa, Suning ha investito 600 milioni di euro per rilevare l’Inter ed allestire una rosa che potesse competere per un posto in Champions League. In realtà potrebbe (e dovrebbe) dare il benvenuto ad un nuovo partner, il quale prenderebbe il posto di Erick Thohir, socio di minoranza che vorrebbe chiudere la sua esperienza come presidente dell’Inter con la cessione delle sue quote per 150/200 milioni di euro circa.

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Fine di un’era

Si chiude così il cerchio per colui che, nel 2013, ha salvato l’Inter da una delicata situazione finanziaria e ha rappresentato una vera novità nel calcio italiano: primo presidente asiatico in Italia, con una cultura calcistica non eccelsa, tanto per usare un eufemismo (ricordate le sue dichiarazioni su Ventola ed i 3 olandesi mitologici?), ed una diversa concezione della rivalità che agli occhi degli italiani appare più come menefreghismo. Eppure non si può certo dire che il signor Thohir non abbia speso: si è presentato pagando caro Hernanes (all’epoca ancora un ottimo giocatore che però nell’Inter mazzarriana non aveva alcuna collocazione tattica logica), trattenendo Guarin dopo le vibranti proteste dei tifosi e cacciando Marco Branca, allora individuato come radice di tutti i mali da parte della tifoseria e diventato dunque un capro espiatorio. In seguito ha “internazionalizzato” la società, portando a Milano dirigenti con esperienze di tutto rispetto in club come Manchester United (Michael Bolingbroke) ed all’interno della Uefa (Robert Faulkner). Ha provato in tutti i modi a raggiungere la Champion League, chiamando Mancini ed accontentandolo spendendo molti soldi senza raccogliere granché. Infine il mandato a Goldman Sachs per trovare un nuovo proprietario, che ha aperto le porte a Suning ed alla prima proprietà cinese in serie A.

Via libera

Con l’addio di Thohir, l’Inter non deve temere nulla. A prescindere da chi acquisterà le sue quote, Suning o un nuovo partner, la società nerazzurra rimane finanziariamente solida: la strada voluta ed intrapresa da Zhang Jindong è quella dell’autofinanziamento, in modo da avere tra qualche anno una società senza problemi di bilancio, priva dell’ansia di dover cedere un pezzo pregiato per sbloccare altre operazioni di calciomercato ed in grado di contare sul proprio fatturato per acquistare quei giocatori ritenuti adatti a mantenere l’Inter competitiva per il vertice. Fair Play Finanziario e Settlement Agreement a parte, la presenza di Thohir nel nuovo corso targato Suning ha rappresentato un ostacolo alla possibilità di investire: il presidente indonesiano, infatti, nello statuto approvato dopo l’acquisizione dell’Inter da parte di Suning, ha il potere di veto su approvazione del budget, business plan, investimenti sopra i 5 milioni di euro,  sulla nomina di dirigenti e sulle posizioni debitorie. Con la sua definitiva uscita di cena, Zhang Jindong si ritroverebbe potenzialmente libero di poter investire denaro per migliorare la squadra ed eventualmente apportare cambiamenti nella dirigenza del club (improbabile salvo campagne acquisti al limite del ridicolo). Governo cinese permettendo.

Una società indipendente

E’ risaputo, infatti, che tutte le aziende cinesi devono seguire le indicazioni che giungono da Pechino e, per quanto riguarda il calcio, il governo di Xi Jinping non vede di buon occhio gli investimenti nello sport in questo momento di tensioni internazionali. L’ingresso di un nuovo socio dal punto di vista amministrativo, dunque, non porterebbe alcuna novità al riguardo: l’Inter, se dipenderà da Suning, sarà sempre sottoposta alle direttive che giungono dal paese del Dragone. Anche per questo motivo, l’obiettivo di Zhang Jindong è quello di costruire una società economicamente indipendente, senza l’assillo di dover prima ottenere il via libera da Pechino. Un obiettivo ambizioso che, tuttavia, smentisce chi ha sempre accusato la proprietà di non voler investire seriamente.

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