Thuram

La decide Marcus Thuram. Il ragazzo, figlio d’arte, strappato al Milan, decide la sfida del Meazza, prima casalinga in Champions e permette all’Inter di raggiungere a quota 4 la Real Sociedad. Una serata, quella di S.Siro, che ha visto l’Inter recitare uno spartito da grande squadra al cospetto di un avversario ostico

Din, don, dan Marcus Thuram…

Nel racconto della serata partiamo dalla fine, o meglio, partiamo dal minuto 62 della contesa. Dumfries, imbeccato da uno straordinario Barella, scappa via sulla destra e crossa un pallone rasoterra sul quale si fionda l’attaccante francese, Marcus Thuram che trafigge Trubin sotto la Nord. E’ il boato in una serata che ha visto il numero 9 tra gli assoluti protagonisti.

Riavvolgendo un po’ il nastro della partita ci si accorge che, il classe 1997, è sempre stato nel vivo del gioco nerazzurro, anche quando, nella prima frazione, gli spazi erano intasati a causa del ritmo elevato che portava ad una pressione assidua da entrambe la parti, lui provava a creare superiorità con strappi che non hanno portato, purtroppo, a sbloccare la gara prima dell’intervallo. Nella ripresa, invece, l‘Inter ha letteralmente preso in mano la gara e per Thuram c’è stata una maggior possibilità di cercare fortuna negli spazi. Un controllo difettoso, con la palla allontanata da Otamendi, è stato il preludio al bolide scaricato in porta con il destro, al minuto 62, quando S.Siro ha toccato il picco di decibel in una serata decisa dal francese preso a parametro zero e strappato al Milan.

Din don dan Marcus Thuram

Riecco i tre tenori

 

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Se l’Inter ha strapazzato il Benfica, tranne che nel risultato, lo deve, soprattutto o quasi, ai tre centrali di centrocampo. Quest’anno non erano stati ancora superlativi tutti nella stessa partita. All’appello era sempre mancato il motorino Nicolò Barella. Nella notte di gala a San Siro, Nicolò ha deciso che era il momento di riportare al massimo i giri del motore e lo spettacolo è stato assicurato.

Calhanoglu in cabina di regia, Barella e Mkhitaryan ai suoi lati a correre e tessere trame interessanti insieme ai compagni. Tutti e tre sono stati monumentali e avrebbero meritato un riconoscimento rappresentato dal gol o da un assist, ma, molte volte, è gratificante anche vincere una partita in cui hai raggiunto l’eccezionalità. Ad onor del vero, Barella è entrato nell’azione che, poi, ha portato al gol di Thuram. E’ stato, questo, il giusto premio per il ritorno dell’italiano sui suoi standard abituali.

Sui due suoi compagni di reparto si potrebbe scrivere un’enciclopedia talmente si è detto. Ancora una volta, semplicemente monumentali a dispetto di una carta d’identità che, specie per l’armeno, dice 34 anni. A vederlo giocare sembra che sia un giocatore di una decina d’anni in meno, come il suo compagno turco che sradica palloni dai piedi degli avversari con un savoir faire invidiabile a molti

La sfortuna del Toro

Chi è incappato in una serata no è stato Lautaro Martinez. Il Toro si è reso protagonista del solito lavoro dispendioso, prendendosi anche un calcio in bocca, ma l’appuntamento con il gol gli è stato negato da una serie di circostanze, a dir poco sfortunate.

La saga della sfortuna inizia con una traversa colpita con un tiro di esterno destro, simile a quello che fece ad Anfield due anni or sono. E’, poi proseguita con un palo colto in un’azione che ha ricordato il gol nella semifinale di ritorno della scorsa Champions, per poi finire addosso a Trubin dopo un destro a botta sicura. Dopo tutta questa sfortuna, il capitano nerazzurro si è consolato con il premio Uefa come Mvp e con i 3 punti, firmati Thuram, che ora fanno sorridere nel girone.

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