Un altro trionfo all’ultimo minuto, un altro urlo liberatorio quando stavolta, forse, ci aspettavamo di non farcela. Dopo l’estasi con la zampata di Sanchez in Supercoppa, l’enorme sospiro di sollievo in Coppa Italia con la prodezza di Ranocchia, è arrivato anche un successo pesantissimo con la capocciata di Dzeko. Comun denominatore: gli ultimi minuti di partita. Sono quelli che, in questo inizio di 2022, hanno consentito all’Inter rispettivamente di alzare un trofeo, di evitare l’eliminazione dalla coppa nazionale e di andare alla sosta con la certezza del primo posto in classifica.

Non può essere solo fortuna

L’Inter è fortunata“. Passi la prima volta, la seconda diventa forzata, la terza è malafede pura. Perché se riesci ad agguantare l’obiettivo per tre volte – nelle ultime quattro partite – quando la palla scotta e la pressione sale, parlare di fortuna diventa la scappatoia per giustificare i propri limiti. I limiti di coloro che, in casi simili, non ce la fanno. Questa Inter non sta vivendo il suo miglior momento stagionale, è fuor di dubbio: la condizione straripante vista fra ottobre e dicembre è di gran lunga superiore a quella attuale. Certo, ma è fisiologico: non si può fare sprint per nove mesi consecutivi, bisogna concedersi i momenti in cui rifiatare senza sacrificare il risultato. E le vittorie. Ben 16 in 22 partite disputate, con una sola sconfitta: altro che fortuna.

Giusto sottolineare i meriti del Venezia, cominciati nei giorni antecedenti alla partita: nonostante l’emergenza Covid, i lagunari hanno fatto tutto ciò che era nelle loro possibilità per giocare a San Siro. E lo hanno fatto benissimo, sfoggiando una prestazione a tratti eroica, costringendo l’Inter a rincorrere il gol della vittoria, ad innervosirsi per l’impeccabile fase difensiva avversaria. Onore a loro. Ciononostante, non sarebbe onesto lasciarsi trascinare dall’onda di elogi per i veneti fino ad affermare che i nerazzurri non abbiano meritato: lo score totale parla di 17 tiri contro 3, per dirne una. L’Inter, forse, aveva abituato troppo bene chiunque negli scorsi mesi, dominando in lungo e in largo le partite, annichilendo gli avversari e cancellando ogni possibilità di appellarsi al caso od a presunti eventi fortunati. Lo strapotere ammirato prima di Natale oggi non è riscontrabile, ma i risultati continuano a dar ragione a Simone Inzaghi. Certo, per raggiungerli servono i gol: quelli che sono mancati a Bergamo, per esempio. E proprio l’uomo che contro l’Atalanta era stato criticato per la mancanza di efficacia sotto porta, ieri ha siglato una rete pesantissima.

Finalmente Dzeko!

Dopo un inizio di stagione scoppiettante, caratterizzato da 7 gol in 9 partite, Dzeko – almeno in campionato – si è inceppato. Dal gol alla Juventus in poi (24 ottobre), nel torneo domestico era andato in rete solo contro la “sua” Roma, all’Olimpico, lo scorso 4 dicembre. Nel mezzo, impossibile tralasciare le tre reti fondamentali realizzate in Champions League, contro lo Sheriff prima e la doppietta qualificazione allo Shakhtar poi. Tuttavia, lo score recitava: ultime 12 partite, un solo gol. Dopo le critiche piovutegli addosso a Bergamo, era il momento di sbloccarsi.

Il bosniaco lo ha fatto in un’altra partita difficile da quel punto di vista: poco prima aveva fallito una chance facile a pochi passi dalla porta avversaria, spedendo alto. Ci ha pensato il delizioso cross di Dumfries, però, a concedergli una nuova, grande occasione: Edin non l’ha fallita, imprimendo potenza e precisione in quel pallone scaraventato alla destra di Lezzerini. Era fondamentale che si sbloccasse proprio adesso, prima della pausa, visto il calendario che attende l’Inter, l’importanza capitale delle prossime partite e lo spessore dei futuri avversari.

La sosta, per una volta, è un bene

L’abbiamo maledetta tantissime volte, nel corso di questi anni. Non è detto che non lo faremo nuovamente. La sensazione, però, è che per una volta la pausa arrivi nel momento adeguato. L’Inter, nelle ultime apparizioni, è apparsa sulle gambe, a corto di fiato: probabile che ciò sia dovuto tanto al richiamo di preparazione effettuato durante la pausa natalizia quanto al sovraccarico di impegni. Ricordiamo che i nerazzurri hanno disputato per ben due volte 120 minuti, contro Juventus prima ed Empoli poi, nel giro di una settimana. Prima e dopo i bianconeri avevano affrontato Lazio e Atalanta, due squadre che – per essere fronteggiate adeguatamente – richiedono un elevato dispendio fisico e psicologico.

Rispetto alle altre soste, questa volta partiranno soltanto i sudamericani. Nel dettaglio: Sanchez con il Cile (Vidal squalificato), Lautaro con l’Argentina (Correa infortunato) e Vecino con l’Uruguay. Occhi puntati, non ce ne voglia il centrocampista, soprattutto sui due attaccanti: vista la defezione del Tucu e il calendario disumano che attende l’Inter a febbraio, rinunciare a un altro attaccante sarebbe devastante. I nazionali europei, invece, non partiranno: solo Bastoni e Barella si allontaneranno da Appiano per lo stage organizzato dal ct Mancini a Coverciano. L’occasione sarà buona per rifare il pieno e prepararsi ad una ripresa di fuoco.

Il mese di gennaio è stato intenso, logorante, anche per noi tifosi. Ma è stato pure quello che ci ha regalato grandi emozioni e grandi gioie nelle battute conclusive di partita: ci ha consentito di abituarci al lieto fine. Ecco, la giusta definizione è “un mese da favola”: gli intrecci e le vicissitudini che hanno caratterizzato le partite hanno solo reso più gustosi i finali. Non possiamo che augurarci che il trend prosegua anche a febbraio. Un mese che evidentemente indirizzerà la stagione nerazzurra, in un senso o nell’altro. Siamo pronti a nuove emozioni. Prima, però, ci meritiamo un po’ di riposo. Timeout, anche per noi.

 

 

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.