È un 2-2 frustrante quello andato in scena all’Olimpico. Un pareggio che annienta le flebili speranze di scudetto nerazzurre: la squadra di Conte, vincendo, sarebbe potuta volare a -3 dalla Juventus per una notte, mettendo notevole pressione sui bianconeri in vista della sfida di domani contro la Lazio.

E l’Inter, in vantaggio, ci era anche andata, con la zuccata di De Vrij. Poi, però, l’episodio che ha fatto arrabbiare i nerazzurri, sul finire del primo tempo. C’è da dire che Fonseca l’ha preparata bene, avvalendosi del pressing alto per non far respirare la regia arretrata interista. Tuttavia, il dominio romanista tanto decantato nel post-partita di ieri, sul piano delle occasioni non si è visto: si ricorda soltanto il colpo di testa di Mancini – favorito dall’ennesima uscita a vuoto di Handanovic – e la respinta dello stesso portiere sloveno su Veretout in apertura di secondo tempo.

PAGELLE ROMA-INTER

È stata una partita tutto sommato divertente, ma sul piano delle chance limpide non c’è stato predominio né da parte della Roma, né da parte dell’Inter. Che è apparsa stanca, svuotata a livello di energie sin dall’inizio. E se a questo aggiungiamo una mazzata psicologica, come quella dell’1-1 subito in condizioni controverse (per usare un eufemismo) il gioco è fatto.

Mentalità

Il pareggio ottenuto ieri e le reazioni contrastanti derivanti dal risultato, sono la sintesi del processo di crescita nerazzurro. Da un lato il punto porta matematicamente l’Inter in Champions League: dopo due stagioni in cui il piazzamento nella massima competizione europea è stato centrato ma rimasto in bilico fino all’ultimo secondo dell’ultima giornata, ottenerlo con quattro giornate d’anticipo è un chiare segnale di progresso a livello progettuale. D’altro canto, però, prevale un senso di insoddisfazione, perché significa abbandonare quel rimanente 1% di possibilità di agguantare il bersaglio grosso. Quello che manca da tanto, troppo tempo. Ma dice tanto sulla nuova mentalità che si sta radicando dalle parti di Appiano Gentile.

Inspiegabile

Sì, non ci sono altri aggettivi per commentare la decisione dell’arbitro Di Bello, che ha convalidato il gol del pareggio romanista negli ultimi secondi del primo tempo. Una rete dal peso specifico determinante, per la partita e per il destino del campionato. Già, perché il fallo di Kolarov su Lautaro era francamente nettissimo: è un calcione sul calcagno, ed in più il serbo non sfiora neanche la palla. A questo si aggiunge anche la spinta con le mani, quindi il fallo era duplice. Un chiaro errore, così reputato anche dal Var, che altrimenti non avrebbe richiamato l’arbitro per un intervento a centrocampo. Ma Di Bello ha negato l’evidenza, prendendo un clamoroso abbaglio e convalidando la rete del pareggio. Un errore che fa male, malissimo. Perché vale il solito discorso: in diretta si può anche sbagliare, ma farlo anche davanti ad un replay è gravissimo.

Questione di schiaffi…

Se il gol assegnato alla Roma è stato inspiegabile, lo è ancor di più il trattamento riservato all’Inter in sede di calendari. Ma, in generale, ciò che è fastidioso è l’atteggiamento della Lega nei confronti del club nerazzurro (ed è una storia che nasce dalla gestione delle partite da rinviare, nel periodo pre-lockdown). Questo il concetto espresso da Antonio Conte subito dopo Roma-Inter. Parole forti, destinate a far discutere nei prossimi giorni. Tutti hanno notato che i nerazzurri sono stati costretti, in maniera grottesca, a giocare due partite in tre giorni in trasferta. Il tutto mentre a Juventus e Lazio vengono concessi giorni aggiuntivi di riposo. Qualcosa non quadra. E il tecnico è stato chiaro, parlando di “schiaffi” riservati all’Inter ogni qualvolta ce n’è possibilità, “in passato come oggi”. Conte afferma senza peli sulla lingua che “il nostro è un calendario folle, fatto per metterci in difficoltà. Le squadre contro cui abbiamo giocato hanno sempre usufruito di un giorno di riposo in più, si è sempre giocato alle 21.45. Queste cose le paghi. Questa è la terza partita che giochiamo con una squadra che ha 24-36 ore di recupero in più”. Il tecnico è un fiume in piena, e parla anche di critiche premeditate nei confronti del club nerazzurro, che è in Champions con 4 giornate d’anticipo, mentre squadre come Roma, Napoli e Milan rimarranno fuori. Ma di questo non si fa parola, concentrandosi su una “stagione sotto le righe” per l’Inter, mentre sotto le righe c’è ben poco. Conte non risparmia neanche uno sprone alla società, perché “quando si sono stilati i calendari, forse l’Inter era assente”, e se viene naturale farsi qualche domanda, “il problema forse è che all’Inter me le faccio solo io”. Parole che fanno rumore, ma apprezzabili, perché votate all’interesse e alla difesa dell’FC Internazionale.

Conclusioni

L’Inter è matematicamente in Champions League per il terzo anno consecutivo, questa volta con 4 partite d’anticipo e non al foto-finish come gli ultimi e anni, ma nello stesso tempo dice addio alle (minime) speranze di scudetto. Oltre all’abbaglio arbitrale e ad un calendario nettamente penalizzante per le energie degli uomini di Conte, ora bisognerà concentrarsi sul finale di campionato. L’obiettivo deve essere quello di centrare un secondo posto che, oltre ad un maggior incasso economico, avrebbe anche un impatto a livello percettivo – in quanto a passi avanti – rispetto alle ultime stagioni. Il miglioramento deve essere costante, non sono ammessi passi indietro. Già da mercoledì contro la Fiorentina. Poi, fra 15 giorni, sarà tempo di Europa League. L’Inter ha l’obbligo di arrivarci nel migliore dei modi.

 

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.