L’Inter vince 2-1 contro la Roma, allungando il proprio record stagionale casalingo a 15 vittorie consecutive.
Nonostante il silenzio stampa Conte non perde la sua verve, così come la squadra in campo.

Vecino, sei proprio tu?

Conte schiera una formazione alternando ancora molti uomini, ma l’unica conferma del centrocampo a 5 è proprio l’uruguaiano. Dopo venti minuti è già chiaro il perché di questa scelta: 2-0 con Vecino in gol dopo Brozovic.
Sinceramente sono contento, Matias ha affrontato un periodo molto difficile nell’ultimo anno e mezzo, giocando pochissimo e rischiando di entrare nel dimenticatoio. Conte lo ributta nella mischia e lui con due prestazioni di ottimo livello ringrazia e dimostra – forse più a se stesso che agli altri – di poter stare ancora in una squadra importante.

Non perfetti, sempre efficaci

Con il doppio vantaggio acquisito la squadra si “siede” un po’ troppo e la Roma trova il gol dell’1-2 con Mkhitaryan, ma mister Conte non molla un centimetro come al solito.
Se c’è una costante del nostro campionato, quella è la solidità difensiva.
Chiamatela, grinta, cazzimma o perfino garra, ma quello che – soprattutto nel 2021 – si è visto in campo è frutto in primis di compattezza e sintonia tra staff tecnico e squadra.
In entrambi i casi, il lavoro di Conte è sotto gli occhi di tutti. Oltre all’identità tattica, alle sue squadre il mister infatti trasmette anche la sua identità: quella del vincente.
Quanti giocatori sono migliorati proprio sotto l’aspetto della concentrazione, della costanza e della qualità? Quasi tutti, e parliamo di giocatori che non avevano mai vinto trofei importanti.
Il silenzio stampa e le notizie della settimana non scalfiscono l’umore della squadra di Conte neanche a obiettivo già acquisito: questo è solo l’ultimo segnale della voglia di vincere, sempre, perché siamo l’Inter.

Brivido Dzeko, la chiude Lukaku

Nel secondo tempo la Roma attacca con più convinzione. Dzeko colpisce un palo clamoroso, mostrando al suo estimatore Conte una giocata che il mister avrà sicuramente apprezzato (anche perché non è entrata). Il bosniaco e il rientrante El Shaarawy non bastano però per superare il muro nerazzurro, con Ranocchia e Skriniar autori di un’ottima prova.
Allo scoccare del novantesimo Hakimi, entrato dalla panchina, parte a velocità razzo e serve a Lukaku il più comodo degli assist per il 3-1 finale.
L’Inter archivia anche la pratica Roma e vola a 15 vittorie consecutive a San Siro, puntando a chiudere il girone di ritorno da imbattuta con 2 partite ancora da giocare.

La creatura di Conte

Questa Inter è sempre più figlia del suo allenatore. Antonio Conte in questi mesi ha vissuto solamente il campo, ha plasmato la squadra a sua immagine e somiglianza. I giocatori dal canto loro, hanno dimostrato il massimo attaccamento alla maglia e un grande lavoro di squadra, migliorando l’intesa partita dopo partita.
Il fatto che tanti giocatori schierati poco e rispolverati nelle ultime partite si sono fatti trovare pronti, come lo stesso Vecino, testimonia la coesione del gruppo e la tenuta mentale a livello di concentrazione. Tutti si sentono parte della squadra e tutti danno il massimo per crescere, come aveva già testimoniato Pinamonti contro la Sampdoria, un altro che aveva giocato pochissimo prima di sabato.
L’Inter è senza ombra di dubbio risultato del lavoro del mister, fatto prima che in campo nella testa dei giocatori. Vincere è sempre importante e Antonio Conte lo sa bene questo, ma soprattutto è stato in grado di trasmetterlo ai suoi giocatori, trasformati in delle macchine quasi perfette in questo girone di ritorno.

La macchia sull’opera

Conte, l’abbiamo detto, non vuole assolutamente saperne di allentare la tensione nervosa e la competitività della squadra. A farne le spese nel finale di partita è Lautaro Martinez, entrato al 37° per sostituire l’infortunato Sanchez e a sua volta sostituito a 15 dalla fine per Pinamonti.
El Toro non la prende bene e scalcia una bottiglietta a bordocampo, prendendosi una sgridata da mister Conte, al quale probabilmente non era piaciuto l’atteggiamento dell’argentino in campo. Non sono ammessi cali di concentrazione, soprattutto se si entra dalla panchina.
Un episodio che sicuramente farà discutere, ma rimane nel classico filone delle cose di campo: ci si arrabbia, si grida e si parla, poi finisce tutto. La foga agonistica va messa a prescindere, non importa se ci si scontra perché si ha un pensiero differente: l’importante è avere ben chiaro l’obiettivo comune.
L’Inter ha dimostrato di averlo ben chiaro e i risultati parlano per la squadra di Conte.