Inter scudetto dei record

Il 28 maggio è una data particolare per l’Inter e soprattutto per i tifosi interisti over 35: esattamente 31 anni fa, la Beneamata riuscì a conquistare matematicamente quello che è passato alla storia come “Lo scudetto dei record”. I tifosi più giovani possono chiedersi il perché di questa espressione; ebbene, ciò è dovuto al fatto di aver vinto il campionato con 58 dei 68 punti all’epoca disponibili. Questo perché la Serie A allora era composta da 18 squadre e la vittoria garantiva 2 punti, contrariamente ai 3 attuali.

Quella era l’Inter di Giovanni Trapattoni, allenatore con alle spalle esperienze nelle odiate rivali Milan e Juventus (nella quale tornerà dalla stagione 1991/1992). Era anche quella dei tedeschi Matthaus e Brehme, acquistati nell’estate del 1988 dal Bayern Monaco, unici stranieri nella rosa insieme a Ramon Diaz (era possibile tesserare soltanto 2 giocatori stranieri, poi il limite venne aumentato a 3 proprio nel 1988). Era anche l’Inter di Bergomi, dell’Uomo Ragno Walter Zenga, di Beppe Baresi (una vita all’Inter), di Aldo Serena (quella stagione capocanniere con 22 reti) e Nicola Berti (uno dei giocatori dell’Inter più amato). Ma quale fu, esattamente, il cammino che portò quella squadra ad entrare nella storia?

Girone d’andata quasi perfetto

La stagione 1988/1989 iniziò tardi, precisamente il 9 ottobre, poiché in quell’anno vennero disputati i Giochi Olimpici a Seul dal 17 settembre fino al 2 ottobre. L’Inter parte alla grande ed ottiene 8 successi nelle prime 10 partite; soltanto il Verona e la Juventus riescono a strappare un punto nei match contro il nerazzurri. Il primo stop in campionato arriva il 12 febbraio 1989: era l’ultima giornata del girone d’andata e l’Inter giocava all’Artemio Franchi di Firenze. Dopo l’iniziale vantaggio di Matthaus su rigore, arriva il pareggio di Baggio al 33° minuto ed il successivo sorpasso viola con Cucchi nel secondo tempo. Pochi minuti dopo, Serena ribalta la situazione con una doppietta (10° e 12° minuto). Ma è Borgonovo a regalare la vittoria alla viola con una doppietta (il secondo goal frutto di uno sciagurato retropassaggio da parte di Bergomi). Un passo falso che, tuttavia, non pregiudicò l’andamento della stagione e fu l’unico neo in un girone d’andata quasi perfetto. A testimonianza dello strapotere interista, vi è la dichiarazione del centrocampista della Sampdoria Giuseppe Dossena al termine del match perso per 0-1:

“Questa Inter ci fa sembrare tutti quanti ridicoli. In realtà loro corrono troppo forte. Noi andiamo normalmente”.

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Sfida decisiva

Il girone di ritorno fu ancora più sbalorditivo: 10 vittorie nelle 12 partite disputate prima della sfida decisiva il 28 maggio a Milano contro il Napoli, secondo in classifica con 7 punti di distanza. I partenopei potevano contare su una squadra composta da giocatori come Careca, Carnevale ed un certo Diego Armando Maradona.

L’Inter iniziò male il match ed andò in svantaggio al 35°, grazie ad un gran goal dalla distanza di Careca. Nell’intervallo, Trapattoni sostituisce Baresi con Bianchi, passando ad un modulo più offensivo. I nerazzurri riescono a trovare il pareggio con un gran tiro al volo di Nicola Berti su cross di Diaz; il tiro, però, viene deviato da Fusi e questo risulta decisivo per battere il portiere partenopeo Giuliani. Al minuto 82, l’episodio che cambia la partita: l’Inter conquista un fallo fuori dall’area del Napoli. Brehme prova a battere la punizione per 2 volte ma per 2 volte l’arbitro Agnolin fa ribattere per l’ostruzionismo irregolare di Maradona. Al terzo tentativo ci prova Matthaus che riesce a sorprendere il portiere del Napoli sulla sua destra (probabilmente ha visto in ritardo il pallone). Gli ultimi secondi del match in panchina sembrano interminabili: Trapattoni, con Giampiero Galeazzi a fianco pronto per intervistarlo, è visibilmente teso e lancia più volte un’occhiata all’orologio e supplica l’arbitro di fischiare la fine, la quale dopo un minuto arriva e permette al Trap di liberare la gioia per la conquista di uno scudetto che l’Inter non vinceva da 9 anni. Come disse a Bruno Pizzul nell’immediato post partita, “Questo (scudetto, ndr) è merito della società, dei giocatori. E’ di tutti. Un esausto Beppe Bergomi, poi, con voce rauca dirà a Galeazzi:

“Lo aspettavo da otto anni. Dopo il Mondiale non avevo vinto più niente. Troppo bello, anche questi tifosi meravigliosi”

– non nascondendo il timore avuto, ad un certo punto, di perdere la partita.

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Cosa significò lo scudetto dei record?

Il 28 maggio 1989 l’Inter entrò di diritto nella storia del calcio italiano: totalizzò 58 punti su 68 a disposizione, vincendo 26 partite, pareggiandone 6 e perdendone soltanto 2 (l’ultima contro il Torino). Mai era accaduto quando la vittoria valeva 2 punti. I nerazzurri terminarono inoltre la stagione con il miglior attacco del campionato (67 reti) e la miglior difesa (19 reti subite). Dopo quel fatidico giorno, l’Inter dovette attendere molto tempo prima di tornare a vincere lo scudetto. Vinse la coppa Uefa nel 1994 e nel 1998, andò vicina a vincere lo scudetto proprio quell’anno, con il compianto Gigi Simoni in panchina e nel 2002 con Hector Cuper, ma soltanto nel 2006, dopo i tristi fatti che tutti conosciamo, la Beneamata è riuscita a tornare alla vittoria e ad aprire un ciclo vincente.

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Laureato in lingue per la mediazione linguistica, amante di storia e letteratura cinese. Interista grazie a mio padre, sogno di vedere un'Inter leggendaria come quella di Mourinho.