Vino e dintorni

ho letto (mai assaggiato) che quello fatto "bene" è davvero fatto bene: ovviamente hanno preso tutto dall'Europa, dagli enologi alle barbatelle alle tecniche di produzione e investito una marea di soldi.
Questo ci dà vini tecnicamente perfetti (infatti non esiste il middle-price, costano tutti una fucilata) ma probabilmente senza un'anima/storia.
E d'altronde se LVMH ha investito parecchio in quella zona per fare vino, evidentemente ci sono i presupposti per farlo.
Detto questo mi pare l'ennesima partnership che porterà a nulla dato che il vino in Cina non so manco quanti zeri mettere nel 0, % dei consumatori.
Quando una cosa è buona è buona
 
Ieri giornata di degustazione dedicata al nabbiolo presso un evento organizzato qui a Roma. C’erano cantine prevalentemente piemontesi e valdostane con qualche outsider.
Oltre al nebbiolo c’era anche qualche proposta bianca e altre uve piemontesi (ruchè, dolcetto e barbera su tutti).

I tre vini che mi hanno sorpreso di più:

Vedi l'allegato 2439682

Nero di Rozzano Monferrato doc Nebbiolo superiore.
Un Barolo a tutti gli effetti e con tutti i crismi che si chiedono ad un vino del genere. Affinamento di tre anni in botti di rovere. Bouquet incredibile in cui spicca la mora e la brace spenta. Alla bocca avvolgente, caldo e persistente. Non può per ovvi motivi portare il nome del barolo o del barbaresco perché prodotto in un comune non facente parte della denominazione, ma è di quella famiglia lì.

Online sul loro sito si trova a 20€. È una piccola azienda. Li vale assolutamente tutti.

Menzione speciale anche per la loro linea di Barbera e per il loro Ruchè.

Vedi l'allegato 2439684

Nebbiolo Lunas di Muscazega. Nebbiolo sì, ma sardo.
Piacevolissima scoperta questo simil barbaresco con 18 mesi di affinamento di cui 15 in barrique. La tostatura che probabilmente gli viene data dal legno gli conferisce piacevolissime note terziarie di cenere e sigaro, distinguibili sia al naso che all’assaggio. È un nebbiolo che ha una sua identità precisa e che si sa distinguere dalla massa.

Prezzo anche qui nell’ordine dei 20€. Non serve che aggiunga altro.

Menzione speciale anche per il loro nebbiolo base, il Disizu, sicuramente meno appariscente ma molto buono.

Vedi l'allegato 2439686

Passiamo ai bianchi con lo Chardonnay di Cascina Carrà.
La signora che me lo ha presentato e con cui ho scambiato due piacevoli chiacchiere mi ha spiegato che questo chardonnay diversi anni fa non attraeva molto la clientela. Era uno chardonnay come tanti altri.
Poi l’intuizione di dargli un quid in più. L’utilizzo del legno (barrique) parte già dalla fermentazione, compresa la malolattica e prosegue anche durante l’affinamento.
Vino molto complesso e strutturato, ma allo stesso tempo fresco, buona acidità e burroso al punto giusto.
Quello che ho appuntato di questo assaggio, e che ricordo ancora bene, è il sentore (positivo) di formaggio stagionato in cantina che emanava dal bicchiere e che poi ho ritrovato piacevolissimo e incredibilmente ordinato all’assaggio, insieme a note pronunciate di miele, noci e pasticceria.
La particolarità anche in questo caso è che abbiamo uno vino che si discosta completamente dagli schemi predeterminati del vitigno che lo ha partorito, diventando un amico che può accompagnarti in una degustazione di abbinamenti più insoliti.


Di assaggi ne ho fatti parecchi. C’erano piu di 50 etichette e purtroppo non ho potuto provarle tutte.
Un po’ deluso dai nebbioli del Roero.
Piacevole menzione per il Ruchè Oltrevalle di Bosco: bellissimo bouquet floreale e tanto frutto. Più che valida alternativa all’ormai tanto decantato montalbera.
Molto equilibrato ed elegante il barolo 2015 di Pio Cesare.
Avvolgente e complesso il Barolo cru parafada di Palladino. Più pronto e diretto invece quello dei vari assemblaggi di nebbiolo del comune di Serralunga d’Alba.


Divertimento 10/10
grazie per i suggerimenti però quando leggo roba tipo sentori di braci spente e di cenere mi viene solo da bestemmiare. :ghigno
 
grazie per i suggerimenti però quando leggo roba tipo sentori di braci spente e di cenere mi viene solo da bestemmiare. :ghigno
Ti capisco ma è la verità. Sapevano proprio di quello.
Non è che i sommelier professionisti le descrizioni se le siano inventate.

All’inizio quando degustavo non sentivo null’altro che l’alcool. Adesso dopo un pochino d’esperienza riconosco i sentori, e probabilmente se ne avessi di più sentirei anche altro.

Alla fine cercare di riconoscere i sentori di un vino è un gioco divertente, ma è molto soggettivo. Quello che senti tu magari non lo sento io e viceversa.

La brace spenta e la cenere sono sentori tipici dei vini affinati in legno comunque
 
Ti capisco ma è la verità. Sapevano proprio di quello.
Non è che i sommelier professionisti le descrizioni se le siano inventate.

All’inizio quando degustavo non sentivo null’altro che l’alcool. Adesso dopo un pochino d’esperienza riconosco i sentori, e probabilmente se ne avessi di più sentirei anche altro.

Alla fine cercare di riconoscere i sentori di un vino è un gioco divertente, ma è molto soggettivo. Quello che senti tu magari non lo sento io e viceversa.

La brace spenta e la cenere sono sentori tipici dei vini affinati in legno comunque
quoto in toto.
Ecco perché cerco sempre di non divagare troppo sui sentori perché il rischio è di allontanare l'occasionale che si sente inadatto.
Di solito cerco di usare delle immagini tipo "casa di campagna o di montagna" e lì magari cogli l'approvazione: perché inconsciamente stanno sentendo l'affumicato che ricollegano ad un camino.
 
quoto in toto.
Ecco perché cerco sempre di non divagare troppo sui sentori perché il rischio è di allontanare l'occasionale che si sente inadatto.
Di solito cerco di usare delle immagini tipo "casa di campagna o di montagna" e lì magari cogli l'approvazione: perché inconsciamente stanno sentendo l'affumicato che ricollegano ad un camino.
Ma è la verità. Un vino non sa solo di vino, altrimenti sarebbero tutti uguali.

Fanno i corsi di degustazione. Un motivo ci sarà. Ogni vino ha una propria caratteristica che viene espressa così: gli aromi o sentori (non più di tre/quattro altrimenti si tende anche un po’ a bluffare delle volte), e tutte le altre caratteristiche che alla fine sono quelle classificano la qualità di un vino (la struttura, l’acidità, la morbidezza ecc ecc)
 
Ma è la verità. Un vino non sa solo di vino, altrimenti sarebbero tutti uguali.

Fanno i corsi di degustazione. Un motivo ci sarà. Ogni vino ha una propria caratteristica che viene espressa così: gli aromi o sentori (non più di tre/quattro altrimenti si tende anche un po’ a bluffare delle volte), e tutte le altre caratteristiche che alla fine sono quelle classificano la qualità di un vino (la struttura, l’acidità, la morbidezza ecc ecc)
no ma sono stra-d'accordo: facendo il corso Onav e con un po' di attenzione ho letteralmente imparato a riconoscere eccome i sentori.
Al tempo stesso è vero che questa cosa di riconoscere tanti aromi allontana le persone che non li trovano, ma non è vero, semplicemente non sono allenati a ricordare quei profumi però hanno quella sensazione che deve essere solo "tradotta" in lingua.
Col tempo alcuni miei amici usano (guarda caso) ricordi di infanzia per spiegare gli aromi, poi li imbecchi con un "pesca nettarina" e ti dicono "ECCO sì".
 
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