Se è possibile estrapolare una certezza dalla triste serata di ieri sera, è che i giocatori dell’Inter ce l’abbiano messa tutta. Il Barcellona si è presentato a San Siro con molte cosiddette “riserve”, anche se il termine non rende merito a giocatori del calibro di Vidal, Rakitic, Griezmann. Soprattutto, però, anche questa volta la differenza l’ha fatta la panchina: i catalani hanno inserito Suarez e De Jong, Conte ha provato ad agguantare la qualificazione con l’impaurito Lazaro, il dannoso Politano e l’inesperto Esposito. Ancora una volta, dopo una partita di Champions League ci si ritrova a parlare di una rosa non all’altezza. E non è questione di alibi, ma di oggettività e di sano realismo. Per una squadra che sta cercando fin da agosto di andare oltre i limiti e le proprie potenzialità, ma alla quale mancano ingredienti necessari per raggiungere determinati obiettivi. Ciò non toglie, però, che in alcuni frangenti – anche ieri sera – si sarebbe potuto far meglio.
COLPE – All’Inter di ieri è mancato cinismo, a detta dello stesso Conte nel post-partita. Una vecchia e scontata legge del calcio dice chiaramente che, in partite del genere, non puoi permetterti di sbagliare gol facili perché il rischio di essere punito brutalmente è sempre dietro l’angolo. Ed è quello che effettivamente è successo con i ripetuti gol sbagliati da Lukaku nel secondo tempo. Probabilmente è subentrata un po’ d’ansia generale con il passare dei minuti, ed il fatto che il Barcellona giocasse senza i titolari ha probabilmente contribuito ad innalzare la pressione sugli interpreti in maglia nerazzurra. Si poteva fare meglio, sfruttando in misura maggiore alcune debolezze della formazione blaugrana, specie in fase difensiva, sugli esterni e per vie centrali. Cosa che ha fatto in maniera magistrale uno splendido Lautaro Martinez, che nel primo tempo sfodera una prova da leader vero, provandoci a tratti in solitaria e favorendo la rete di Lukaku che, a parte il gol, stavolta fa veramente poco per guadagnarsi la sufficienza. Inter che non sbaglia l’approccio, quindi, ma confusa, caotica, poco cinica.
PAGELLE INTER BARCELLONA
LIMITI – Giusto dieci giorni fa avevo parlato della possibilità di vedere i limiti come illusioni. Sì, ma certi limiti, purtroppo, sono solide realtà. Perché nel momento in cui in Champions ti presenti con Biraghi, Vecino, Borja Valero e per cercare di cambiare la partita sei costretto a provare le carte Lazaro, Politano ed Esposito, beh…i limiti possono diventare insormontabili. E Conte può farci poco, perché i giocatori a disposizione sono quelli. E sono chiaramente inadeguati, impresentabili a certi livelli. Ed è anche inutile prendersela con i suddetti professionisti, perché non possono fare di più. Non puoi chiedere a Biraghi di diventare Maicon: è un calciatore modesto, non potrà mai andare oltre. Vecino ha seri problemi tecnici, Borja fisicamente regge a fatica 45 minuti, Lazaro ha evidenti limiti di personalità che si notano chiaramente quando lo si vede impaurito appena mette piede a San Siro. Politano a questi livelli è mediocre ed in aggiunta sembra anche fuori dal progetto e dal sistema di Conte. Esposito ci auguriamo tutti diventi un campione, ma non è ancora pronto e non è da lui che si può pretendere una svolta. Certo, a difesa della proprietà c’è da dire che non si pensava di affrontare con questi giocatori le partite decisive stagionali. Non era immaginabile dover fare a meno contemporaneamente di quattro titolari a centrocampo, come Candreva, Barella, Sensi e Asamoah. Oltre ad un giocatore importantissimo in attacco come Sanchez. Questa situazione di continua emergenza che perseguita l’Inter da ottobre in poi ha costretto a mettere in campo sempre gli stessi interpreti, che sono fisiologicamente ed evidentemente stanchi, poco lucidi. Basti pensare a Brozovic, che sta accusando i colpi della stanchezza. Per essere pronti servirà costruire un organico all’altezza anche nelle “riserve” oltre che nei titolari, step che non era possibile fare in una sola sessione di mercato ma che è un obbligo se si vuole puntare ad importanti traguardi.
FUTURO – Adesso ci sono due partite che attendono l’Inter prima di Natale, e saranno altri 180 minuti in piena emergenza, nei quali gli uomini di Conte dovranno fare di necessità virtù e provare a portare a casa la vittoria in ogni modo. Sarebbero punti importantissimi. Poi, da gennaio, la situazione dovrebbe essere meno critica, con i rientri di Sensi, Barella e Sanchez oltre che – si spera – qualche nuovo innesto dal mercato invernale. Di certo c’è che questa rosa non è in grado di reggere le tre competizioni. E l’Europa League che attende l’Inter, da febbraio in poi, è se possibile ancora più sfiancante della Champions: un turno in più e le devastanti trasferte al giovedì. Con questa rosa non è neanche minimamente pensabile non solo di vincere, ma anche di competere. Difficile che la situazione possa risolversi per magia con un paio di innesti invernali. Rischierò di essere impopolare: l’Inter, se resterà in lotta per il primo posto in campionato come tutti ci auguriamo, non può vincere l’Europa League. Non è un caso che, negli ultimi anni, la maggior parte delle squadre abbia fatto una scelta: o il campionato o l’EL. Il Manchester United, per esempio, che nel 2017 ha vinto la competizione europea, da febbraio ha letteralmente snobbato la Premier. Ed aveva una rosa nettamente più numerosa rispetto all’Inter attuale. Per questo, c’è da fare le scelte giuste al momento giusto, dividendo se necessario la rosa in due tronconi per le partite nazionali e quelle europee. Solo così si può puntare all’impresa in campionato. E per impresa si intende restare in lotta a primavera inoltrata, non necessariamente vincere.