Moto perpetuo. Si potrebbe riassumere così la prestazione di Ivan Perisic nella convincente vittoria contro il Rapid Vienna nel ritorno dei sedicesimi di Europa League. Una partita che pur se arrivata ai danni di un avversario tutt’altro che trascendentale consegna a Spalletti tanti motivi per sorridere: dà seguito ad una striscia di risultati positivi dopo la crisi di inizio anno, solidifica le certezze tecnico tattiche di una squadra che da Parma sembra in crescita, rafforza la posizione della società nei confronti di Icardi e consegna la sicurezza di aver ritrovato alcuni dei suoi protagonisti più importanti, primo fra tutti proprio Perisic.

Perisic e la ritrovata condizione fisica

Nel consueto ruolo di esterno d’attacco a sinistra, Perisic è una costante spina nel fianco del Rapid. In quella che sembra una ritrovata brillantezza fisica il croato percorre la fascia ininterrottamente sia esibendo a ripetizione i tanto amati ripiegamenti apprezzati da Spalletti, che mettendo in discreto imbarazzo il povero Potzmann, malaugurato terzino a cui ieri era consegnato l’arduo compito di placare le ire di Ivan il terribile. Lo splendido gol, che allo stadio sembravano tutti aspettare, è sembrata la semplice conseguenza di una prestazione con la P maiuscola che mancava da troppo tempo. Un’imperiosa falcata in contropiede conclusa con un dribbling al portiere ed un elegantissimo scavetto con quel destro che Spalletti gli chiede tanto di utilizzare di più.

Prestazioni come quella del croato sembrano confermare l’idea che la crisi di risultati dell’Inter a cavallo fra la fine del 2018 e l’inizio del 2019 sia stata anche molto la crisi di Perisic, Nainggolan ed Icardi. Una squadra come quella nerazzurra, piena di buoni calciatori ma scarsa di grandi interpreti, sembra non poter fare a meno delle prestazioni dei suoi giocatori più importanti. Non è n caso che questo mini ciclo di risultati utili sia combaciato con la ritrovata forma del belga (anche se ieri non ha fatto granché) e di Perisic. Ne mancherebbe un altro all’appuntamento, ma questa è un’altra storia.

Perisic e Lautaro – coppia meglio assortita?

Il secondo elemento da considerare è sicuramente quello tattico e di come Perisic possa aver beneficiato della presenza di un giocatore mobile come Lautaro rispetto ad Icardi, spesso accusato di staticità e scarsa propensione al gioco collettivo. È indiscutibile che Lautaro nella partita di ieri mediamente abbia occupato una porzione di campo più lontana dall’area avversaria rispetto a come fa Maurito. Venendo costantemente in appoggio alla squadra spalle alla porta (lavoro che sembra fare benissimo anche per la qualità tecnica con cui riesce a smistare palloni ai lati) finisce per creare un ghiotto spazio alle sue spalle dove gli esterni e i centrocampisti possono buttarsi. Al tempo stesso però non si può negare che il croato per gran parte del tempo abbia fatto quello che preferisce fare e faceva anche prima: andare sul fondo e crossare da sinistra a seguito del suo distintivo doppio passo e un’esplosività fisica senza pari. Né si può negare che il suo gol sia arrivato da un semplice contropiede e che l’Inter abbia fatto due gol anche quando al posto di Martinez c’era Politano. Anche se quest’ultimo ha interpreto il ruolo nella maniera associativa di un falso nueve.

Perisic e le motivazioni – qualcosa è cambiato

L’ultima considerazione è quella psicologica. Anche l’occhio più disattento ieri sera ha notato la strabordante motivazione di Perisic che si dannava per ricevere palla, rincorrere l’avversario e cercare la rete. Pur se abituati all’umoralità del croato quello di ieri è sembrato ai più un Ivan insolitamente voglioso. Più che pensare alla cura Marotta e al dissiparsi del sogno Premier, in molti hanno inevitabilmente collegato la questione all’assenza di Maurito (a cui Perisic solo lo scorso anno ha servito 8 assist) e le presunte liti nello spogliatoio. Effettivamente ieri il croato dava l’impressione di combattere anche una sua battaglia personale e la presenza (a questo punto sempre più inquietante) dei coniugi Icardi in tribuna dava l’impressione di chiudere ironicamente il cerchio. Impossibile sapere cosa ci sia di vero. Quel che è certo è che un Perisic così motivato sarebbe servito anche nell’ultima giornata del girone di Champions ed in altre partite buttate, se questo non è stato possibile per i suoi problemi personali con un compagno, in questa vicenda non ci sono vincitori in termini di professionalità e il livello di tossicità dello spogliatoio nerazzurro richiede un importante intervento di ricostruzione estiva.

Anti-juventino militante, impiegato ex-pubblicista, padre, marito ed interista da quando a dodici anni lo portarono a San Siro a vedere la semifinale di Coppa Uefa vinta 3-1 contro il Monaco.