Un primo tempo da sogno, nel quale l’Inter ha letteralmente dominato al Westfalen Stadion di Dortmund, uno degli stadi più iconici del calcio europeo. Prova di squadra eccezionale, con un gran gol di Lautaro Martinez (ancora determinante in Champions) a seguito di un’azione personale. Avversario controllato alla grande, poi il gol di Matias Vecino da manuale del calcio: Brozovic ne salta tre, apertura fantastica di Lautaro per Candreva, con l’esterno che serve uno splendido pallone all’indietro per Vecino, che incrocia alla grande con il destro. Preparazione tattica della partita, da parte di Antonio Conte, semplicemente eccezionale. Sembra il preludio di un trionfo, con l’Inter che va negli spogliatoi convinta della propria prestazione. Forse troppo, però. Così tanto da cadere nella presunzione di aver già vinto e dando per morto il Borussia, squadra che nel proprio stadio morta non lo è mai. E l’Inter paga a caro prezzo questa leggerezza.

PAGELLE BORUSSIA-INTER

INCUBO – Il secondo tempo dell’Inter è il manifesto dell’horror. Dal gol di Hakimi, al minuto 51, l’Inter viene letteralmente presa a pallate fino al gol del vantaggio, firmato sempre da Hakimi, al minuto 77. Gli uomini di Conte spengono letteralmente il cervello. Di certo c’è il fattore stanchezza, perchè molti degli interpreti appaiono letteralmente sulle gambe dopo un tour de force che va avanti dalla sosta di ottobre in cui hanno giocato praticamente tutti i minuti. Pensiamo a Skriniar, Brozovic, Barella, Lautaro, Lukaku. C’è però anche un calo di concentrazione, perchè un crollo simile e così netto non si può spiegare soltanto con la condizione fisica. Basti pensare al gol del 2-2, subito da una rimessa laterale e con la partecipazione di Candreva e Brozovic, che combinano una frittata grande quanto una casa. L’Inter fa harakiri, anzi harakimi. E crolla di nuovo nel secondo tempo, com’era successo già a Barcellona, a Reggio Emilia contro il Sassuolo ed anche, in buona parte, a Brescia. Conte dovrà essere bravo a comprendere, insieme ai suoi giocatori, i motivi di cali così reiterati negli ultimi 45 minuti. C’è però anche un fattore qualità ma soprattutto esperienza, caratteristiche che a questa squadra mancano notevolmente, soprattutto a livello di rosa. E qui veniamo ad un altro tema caldo della serata di Dortmund, ovvero le discusse dichiarazioni di Antonio Conte.

BORDATE – Conte a fine partita non riesce a mascherare delusione e rabbia. Ma non verso i suoi giocatori. L’allenatore pugliese è frustrato per una stagione che, a suo parere, “poteva essere programmata molto, molto meglio”. Si presenta dicendo: “Qualcuno mi ha detto di sorridere, allora sorrido”. Poi, incalzato sulla partita e in particolare sul crollo della ripresa, aggiunge: “Non voglio commentare il secondo tempo perchè ci sarebbero troppe attenuanti e alibi e io non voglio darne. Dico solo che potrebbe venire a parlare qualche dirigente“. Conte è da un lato rabbioso per la sconfitta, che lui letteralmente non accetta. Conte, a differenza di qualche suo predecessore, non si culla con l’inferiorità di rosa che indubbiamente esiste nei confronti della Juventus, non la vede come una distanza che gli toglie pressione e che quindi – a mo’ di sollievo – non lo obbliga a vincere. Conte vuole vincere già quest’anno e una rosa corta e incompleta (chi può dargli torto?) lo inquieta e lo tormenta, perchè bastava qualche altro innesto in alcuni ruoli scoperti qualitativamente per dargli la possibilità di avvicinarsi ulteriormente la Juventus e rendere un’impresa che sarebbe storica e leggendaria come qualcosa di più raggiungibile. Conte è sincero quando dice: “A parte Godin, questi giocatori non hanno mai vinto nulla. Quando siamo in difficoltà, a chi chiedo uno sforzo? A Nicolò Barella, che abbiamo preso dal Cagliari? A Cagliari, acquistato dal Sassuolo?”. Anche qui, chi può dargli torto? In molti non hanno capito che competere con la Juventus attuale avrebbe tutti i contorni del miracolo sportivo. Ci sarà un motivo se l’Inter di quest’anno riesce a giocare dei primi tempi spettacolari come a Barcellona e Dortmund e poi nel secondo tempo cala vistosamente: è una inequivocabile dimostrazione che alcuni giocatori, modesti tecnicamente, possono rendere al massimo solo se fanno dell’intensità esasperata il proprio cardine, il proprio credo inculcato dall’allenatore. Intensità che, nella seconda metà di gioco, viene inevitabilmente e fisiologicamente a mancare. Di certo c’è che i famosi step di crescita di cui parla spesso e volentieri Conte sono visibili, sotto gli occhi di tutti. A differenza – giusto ribadirlo una volta in più – di qualche suo predecessore.

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