La mente geniale ad aver partorito il modo di dire entrato nel linguaggio comune “tre indizi fanno una prova” è di Agatha Christie. La scrittrice britannica ci presterà le parole per descrivere quello che da anni è il progetto Inter, un percorso che ci ha visti traghettati in pochi anni dalla sponda dell’Acheronte a quella del Lete. Merito di una società che finora, nonostante i problemi finanziari, tiene botta e continua ad investire nel progetto. Del team dirigenziale e dello staff tecnico, che col tempo ha compiuto una delle transizioni sportive più invidiabili dell’attuale panorama calcistico: non scordiamoci che giocatori come Calhanoglu, Thuram, Mkhitaryan, Acerbi, de Vrij e compagnia bella sono stati pagati meno del caffè che forse qualcuno di voi sta sorseggiando in questo momento. Del gruppo squadra, che sembra davvero unito ed affiatato e che viaggia compatto verso un’unica direzione.

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Supercampioni… di nuovo. Un trofeo importante che fa morale: vincere aiuta a vincere. Poco più di 2 anni fa, mentre l’iconico Bonucci aspettava di scendere in campo, Alexis Sanchez bucava Perin all’ultimo minuto del secondo tempo supplementare e consegnava la Supercoppa ai nerazzurri. Poco più di un anno fa, la passeggiata contro il Milan: Dimarco apre le danze, Dzeko manda Tonali al bar e Lautaro chiude la pratica con un magnifico goal di esterno destro dopo essere scivolato via come una saponetta al povero Tomori. Che ricordi! Quella di ieri sera è stata una combinazioni delle due precedenti edizioni: al dominio tecnico-territoriale si è accompagnata l’emozione della rete nel recupero.

L’eroe della serata è ancora una volta Capitan Lautaro Martinez, che da vero rapace di area di rigore non si lascia pregare due volte e spinge in scivolata, con tutta la garra possibile, la palla in rete. Il minimo comun denominatore di queste vittorie è però il Re di Coppe, Simone Inzaghi, che con questo successo diventa l’allenatore con il maggior numero di vittorie del trofeo (5), di cui 3 con l’Inter. Un allenatore vincente, come il grandissimo Gigi Simoni che proprio ieri avrebbe festeggiato 85 anni. Questo trionfo va sicuramente dedicato a lui e allo scomparso Gigi Riva, leggenda del calcio italiano e rivale leale.

La parola alla difesa

Ancora una volta, Agatha Christie ci viene incontro e ci suggerisce una possibile chiave interpretativa del match: come recita il titolo di un suo celeberrimo romanzo, “La parola alla difesa”, anche noi vogliamo sottolineare i meriti di un reparto difensivo che nelle due partite della competizione ha concesso poco o nulla a Lazio e Napoli, dimostrando una ritrovata compattezza esaltata anche dai numeri: soltanto 10 reti subite in 20 giornate. Siamo la squadra che ha subito meno goal. La solidità difensiva ci permette di proporre un calcio propositivo e divertente senza correre grossi rischi. Non ci sono più parole per la difesa, in un anno in cui anche i meccanismi di centrocampo e attacco sembrano perfettamente oliati. La partecipazione alla Champions e la logistica della Supercoppa italiana ci penalizzano senza dubbio nella lotta per lo Scudetto, ma non possiamo permetterci di avere scuse. Siamo le lepri più veloci… e allora scappiamo.