L’Inter si prende le semifinali di Coppa Italia quattro anni dopo l’ultima volta, datata 2016 con Roberto Mancini in panchina. Negli ultimi tre anni erano arrivate altrettante eliminazioni ai quarti di finale della competizione, due volte per mano della Lazio e una ai supplementari con il Milan. Ed è proprio il pericolo dell’extra-time a paventarsi nel momento in cui la squadra di Conte subisce l’ennesimo gol del pareggio dopo essersi portata in vantaggio con un tap-in facile di Candreva al termine di un’ottima azione a tinte nerazzurre. Questa volta, però, il copione è diverso, ed a scriverlo è un talento assoluto di nome Nicolò Barella, che al minuto 67 conclude abbinando potenza, coordinazione perfetta e precisione chirurgica.

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La gara di ieri ci dice che l’Inter ha pienamente recuperato Barella, uomo più che fondamentale per la causa, la cui assenza – fra novembre e dicembre – si è fatta sentire terribilmente. E se nelle prime apparizioni post-infortunio il sardo era sembrato ancora impacciato e alla ricerca della forma migliore, il match contro la Fiorentina ci ha restituito quel centrocampista totale e moderno che aveva incantato il popolo nerazzurro fino al 23 novembre, data dell’infortunio a Torino. Tanta, tantissima corsa, ma anche tanta lucidità e freddezza in fase di impostazione, oltre che propensione al dribbling e all’inserimento. Un centrocampista stellare.

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Gli acciacchi di Sensi e Borja Valero, alle prese con risentimenti muscolari, si aggiungono a quelli di Brozovic e Gagliardini (infortuni traumatici rispettivamente alla caviglia e all’avampiede). A queste pesanti defezioni si aggiungono quelle dovute all’influenza, come nei casi di De Vrij, Skriniare D’Ambrosio. Parliamo di ben 8 assenze se contiamo anche il lungodegente Asamoah. È quindi l’ennesima situazione di emergenza cui Conte si ritrova a far fronte, con scelte forzate. La disponibilità di soli due uomini a centrocampo – oltre ad Eriksen che solo martedì ha svolto il primo allenamento – lo costringe a cambiare modulo e a varare nuove soluzioni offensive. Il modulo scelto è un 3-4-1-2 con Sanchez da trequartista dietro al solito tandem Lautaro-Lukaku (magnifica la partita del Toro). In difesa, Godin alterna ottime chiusure ad alcune pericolose incertezze in fase di impostazione, Ranocchia non sfigura e Bastoni continua a migliorare di partita in partita. C’è anche spazio per il reintegrato Vecino, che alla fine non partirà: partita in crescendo la sua, nonostante i soliti numerosi errori tecnici a cui tenta di sopperire (e in alcuni casi ci riesce) con la consueta resistenza e caparbietà, mettendosi in mostra anche negli ultimi minuti con un paio di percussioni.

L’ESORDIO DI ERIKSEN

E veniamo al piatto forte. Quello che tutto San Siro aspettava, pronto a spellarsi le mani e ad urlare il suo nome. Christian Eriksen debutta con la maglia dell’Inter al minuto 66, e sono fortunati i presenti allo stadio perché potrebbero aver assistito ad un momento spartiacque della stagione nerazzurra ma anche dei prossimi anni. Meno fortunato, invece, chi ha assistito alla partita in tv, visto che la Rai manda in onda uno sciagurato e crudele super-spot in uno dei momenti più attesi della partita. Il danese porta fortuna, con il gol di Barella che arriva subito dopo il suo ingresso. Per il resto, ordinaria amministrazione complice il risultato di vantaggio: Eriksen gestisce più che affondare, a parte un’incursione con la quale serve Lautaro con un pizzico di ritardo. Ed il gol gli viene annullato. Conte ha lodato il suo nuovo talento nel post-partita, descrivendolo come “giocatore intelligente” ma che nello stesso tempo imparerà man mano ad entrare nei “meccanismi di squadra”. L’impressione è che – a prescindere che Eriksen venga utilizzato da mezzala in un 3-5-2 o da trequartista nel 3-4-1-2 – il danese possa completarsi alla perfezione con Brozovic e Barella, formando un centrocampo di altissimo livello.

MERCATO CHIUSO?

Marotta prima e Conte poi hanno confermato che il mercato dell’Inter può dirsi concluso, sia in entrata che in uscita. Il lavoro svolto dalla dirigenza e dalla proprietà è stato ottimo, con gli innesti di YoungMoses ed appunto Eriksen. Il tecnico leccese, dopo aver ringraziato la proprietà per gli investimenti profusi, ha però messo subito in chiaro che “è difficile che Eriksen possa fare l’attaccante”. L’unico interrogativo e la lacuna che si può rintracciare in questo movimentato mercato invernale è proprio questo, perché Politano (ceduto al Napoli) non è stato sostituito. Si è quindi deciso di promuovere Esposito come quarta punta e puntarci al 100%. Decisione rischiosa ma coraggiosa. Quello che non lascia tranquilli è però la condizione fisica di Sanchez, apparso ancora ampiamente fuori forma, oltre al fatto che Esposito è sì un ottimo prospetto, ma pur sempre 17enne e quindi inevitabilmente acerbo. Il rischio è quello che si finisca per spremere all’inverosimile Lukaku, già ieri apparso scarico fisicamente a causa dell’accumulo di partite disputate. Lautaro, invece, continua ad essere devastante, e la sua squalifica di 2 giornate risulta più che mai pesante: Udinese e Milan rappresentano due partite molto difficili. Conte, però, si può consolare pensando che, dopo il derby, ritroverà il Toro subito pronto per altri due big match: Napoli (andata di semifinale) e Lazio. L’Inter ha più che mai bisogno di tutti gli effettivi, specialmente in attacco, per i prossimi 4 mesi. Da qui passano le possibilità di alzare al cielo un trofeo a maggio.

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.