Usciamo dallo Juventus Stadium con la mano sul petto, l’indice puntato verso l’unica cosa che conta. Quella vissuta ieri sera è stata una gara poco entusiasmante in grado di accendersi solo nel finale, con polemiche destinate a far discutere ancora per molto i tifosi di entrambe le squadre e gli appassionati di calcio. Un match nel complesso equilibrato che rimanda alla gara di ritorno il verdetto sul passaggio del turno.

Juventus-Inter 1-1, il riassunto della partita

Il derby d’Italia versione Coppa si è svolto all’insegna del tatticismo e della tensione. Poche le occasioni da una parte e dall’altra: la più clamorosa quella capitata sul piattone di Arkadiusz Milik al minuto 77′, che sottoporta non riesce a trovare il tap-in vincente e ad infilare Samir Handanovic. Il portiere sloveno aveva già sporcato i guantoni dopo soli 4′ minuti di gioco, deviando in calcio d’angolo la conclusione velenosa di Angel Di Maria. Qualche occasione in più, ma forse meno eclatante, per l’Inter del criticatissimo Simone Inzaghi: le conclusioni dalla distanza di Marcelo Brozovic e Henrikh Mkhitaryan, infatti, non riescono ad impensierire veramente il numero 36 bianconero Mattia Perin.

La partita, che col passare dei minuti sembra indirizzarsi sempre più verso le reti bianche, si sblocca improvvisamente al minuto 83′. Un fulmine a ciel sereno per l’Inter. Il solito attore/ballerino Juan Cuadrado si ritrova solo davanti a Samir e non sbaglia. La compagine nerazzurra ha il merito di crederci fino all’ultimo minuto e di tenere il più possibile il pallone all’interno dell’area di rigore della Vecchia Signora, in attesa di un episodio in grado di risistemare i conti. Ed episodio sia: inspiegabilmente, al minuto 95′ l’ex Torino Gleison Bremer decide di intercettare la palla con la mano – una specialità della casa – concedendo un clamoroso penalty a tempo scaduto. Come da copione, ad impossessarsi della sfera è Romelu Lukaku.

Minuti di ordinaria follia

Cori razzisti, ululati, urla vergognose. La curva della Juventus grida di tutto a Big Rom, lo testimoniano i numerosi video che girano sul web. Il belga non perde la concentrazione e spiazza Perin, lasciandosi andare ad un’esultanza polemica nei confronti dei supporters strisciati. È la stessa che il 90 nerazzurro ha utilizzato la scorsa settimana durante la partita in nazionale contro la Svezia: indice sulla bocca e saluto militare. Stavolta sembra però voler zittire il pubblico di casa, e l’arbitro Davide Massa interpreta l’esultanza come una provocazione sanzionabile col cartellino giallo. È il secondo della partita, salterà la gara di ritorno a San Siro. Ma la tensione ed il nervosismo aumentano minuto dopo minuto, tanto che al triplice fischio si accende una rissa tra Handanovic e Cuadrado che si prolungherà fino agli spogliatoi. Il direttore di gara vede tutto e decide di espellere entrambi: lo sloveno ed il colombiano salteranno dunque il ritorno del 26 aprile.

Montagne russe, altalene, scivoli, rampe

Non è il caso di esultare per un pareggio, soprattutto se diamo un’occhiata agli ultimi risultati, ma riacciuffare una partita in questo modo è stato davvero soddisfacente. Adesso, dopo le critiche pesanti delle ultime settimane ed il durissimo comunicato della Curva Nord, quel che serve è ricompattare il gruppo e ricaricare le pile in vista del tour de force che ci attende. Aprile mese da in o out in tutto e per tutto. Dalle gare contro Salernitana, Monza, Empoli e soprattutto Lazio passa la necessaria qualificazione in Champions League, con l’Inter che non può più permettersi di sbagliare questo tipo di partite. Parlando di Coppe, il 26 ospiteremo la Juventus in uno scontro che, con queste premesse, si prospetta all’ultimo sangue. Per quanto riguarda la Coppa dalle Grandi Orecchie, l’11 e il 19 aprile sfideremo i rognosi portoghesi del Benfica, che faranno di tutto per conquistare un posto in semifinale. Se febbraio è stato il mese delle montagne russe e marzo quello dell’altalena, quelli di aprile saranno giorni da scivolo o da rampa per la prima squadra di Milano?

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