L’interismo, lo sappiamo, è sinonimo di predisposizione naturale e ineluttabile al masochismo, alla sofferenza estrema. È la più bella delle condanne, un ergastolo da scontare sulle montagne russe. Dalla Waterloo di Udine alla clamorosa rimonta di Firenze firmata Mkhitaryan, l’interista del pre-partita è consapevole delle pieghe imprevedibili che la sfida potrà prendere. Nonostante i differenti riti pre-gara, noi cuori nerazzurri siamo accomunati dallo stesso inspiegabile sentimento di incertezza, dall’intuizione che qualcosa di folle e inaspettatamente tachicardico possa accadere da un momento all’altro. “L’Inter non ha vie di mezzo: o sta sulla luna o va nel pozzo”, sosteneva con rassegnazione Giovanni Trapattoni. Ieri sera abbiamo assistito all’eccezione che conferma la regola: il mondo Inter si è seduto sul pozzo e, soddisfatto, si è messo a sognare la luna.

Insolita e olimpica imperturbabilità

La qualificazione agli ottavi di Champions League ottenuta con una giornata di anticipo ha permesso ai tifosi della Beneamata di derogare all’inflessibile legge che li condanna al patimento. Con insolita e olimpica imperturbabilità ci siamo accomodati sui nostri divani e ci siamo goduti un palcoscenico importante come l’Allianz Arena di Monaco di Baviera, in una gara che ha visto i ragazzi di mister Simone Inzaghi sfidare una delle squadre più forti e organizzate del mondo. Al di là del risultato, che ci interessa relativamente, è importante sottolineare come questa gara sia stata un’occasione per confrontarsi contro gli extraterrestri del Bayern Monaco e soprattutto come abbia permesso ai giovani e alle riserve di accumulare minutaggio, fiducia ed esperienza.

Un risultato più dolce che agro

Forte della qualificazione già acquisita, mister Inzaghi si è potuto permettere di operare qualche rivisitazione dell’abituale 11 iniziale. In panchina spiccano infatti i nomi di Dumfries, Dzeko, Calhanoglu, Mkhitaryan, Dimarco, Skriniar e Bastoni, tutti preservati in vista del big match di fondamentale importanza in programma per domenica 6 novembre alle ore 20.45 contro la Juventus. Al 10′ minuto l’arbitro slovacco Ivan Kruzliak, richiamato al monitor dall’intervento del VAR, nega all’Inter un rigore più che dubbio che avrebbe potuto cambiare le sorti della gara. Il tocco di mano di Sadio Mané sul tiro potente di Barella viene considerato a protezione del viso, e dunque legittimo. Al 32′ si sblocca la gara: Benjamin Pavard e Lautaro Martinez si scambiano i ruoli, con il difensore francese che da calcio d’angolo stacca di testa ed elude la marcatura rivedibile del Toro.

Il secondo tempo si apre con il goal di testa di Acerbi, annullato poi per fuorigioco. I nerazzurri cercano il goal del pareggio ma al 72′ è Choupo-Moting a chiudere i conti con un tiro fantascientifico che si insacca nel sette, trafiggendo l’incolpevole Onana. Allo scadere, non si concretizza l’occasione capitata sul destro di Dzeko e i tre fischi ordinano la fine della gara: 2-0 più dolce che agro per la compagine interista.

Riflessioni sui giovani e sulle riserve

Gettati nella mischia in una partita prestigiosa ma sostanzialmente inutile in termini di risultato finale, giovani e riserve hanno avuto l’opportunità di mettersi in mostra sotto gli occhi attenti di Inzaghi e dei suoi collaboratori. Se le prestazioni dei giocatori solitamente impiegati non come semplici riserve ma da “titolari del secondo tempo” come Darmian, Acerbi e Gosens hanno convinto per affidabilità e solidità in fase difensiva, abbiamo l’obbligo di aspettarci qualcosa in più da giocatori come Bellanova, Asllani e Correa.

L’esterno ex Cagliari è stato costretto a combattere sulla fascia destra con Sadio Mané, cliente decisamente scomodo, e ne è uscito piuttosto bene in fase difensiva. Tuttavia, complice probabilmente una comprensibilissima emozione per l’esordio da titolare in Champions League, ha peccato di precisione e di concretezza negli ultimi 15 metri. Le poderose sgroppate e gli strappi da centometrista hanno comunque fatto intravedere un potenziale interessante che potrà risultare utile anche nelle prossime gare di campionato.

Più timida ed opaca è apparsa la prestazione del giovanissimo mediano albanese con cittadinanza italiana, utilizzato sinora col contagocce da Inzaghi. Spesso troppo lontano dalle trame di gioco, è comunque riuscito a contenere bene lo straordinario arsenale offensivo del Bayern Monaco. Forse sulle sue spalle pesa ancora l’errore di Barcellona, ma Kristjan non deve preoccuparsi perché ha a disposizione tutto il tempo del mondo per dimostrare il suo valore e tornare a stupire come ha fatto durante la sua esperienza con l’Empoli. Le straordinarie prestazioni di Calhanoglu nel ruolo dell’infortunato Brozovic hanno limitato il minutaggio del classe 2002, che ha bisogno di queste partite per imparare, anche attraverso gli errori.

Discorso a parte per il Tucu Correa. L’argentino si è dimostrato un attaccante di tutto rispetto nell’ultima partita di campionato vinta contro la Sampdoria, dove ha segnato da subentrato il goal da cineteca che ha decretato il 3-0 nerazzurro. Ieri sera il classe 1994 si è reso protagonista di una prestazione impalpabile, irritante per sufficienza e distrazione. L’ex Lazio ha bisogno di tornare al centro del gioco e del progetto, soprattutto dopo la notizia della ricaduta dell’infortunio di Lukaku. Joaquín deve rappresentare un’alternativa affidabile, una soluzione che anche e soprattutto a gara in corso sia in grado di spaccare la partita con la sua ottima duttilità e la sua elegante prorompenza.

A riveder le stelle 

Per il secondo anno consecutivo abbiamo raggiunto gli ottavi di finale di Champions League. Un risultato importante in termini economici e di prestigio, merito soprattutto delle convincenti prestazioni contro il Barcellona di Xavi, retrocesso in Europa League. In attesa di scoprire quale squadra affronteremo al prossimo turno della competizione tra Porto, Tottenham, Chelsea, Manchester City e due tra Real Madrid/Lipsia e PSG/Benfica, ci siamo concessi il lusso di vivere una serata di Inter senza palpitazioni e rabbia post-sconfitta. Intanto, facciamo bene a goderci la luna: siamo tornati “a riveder le stelle”.