Ricordi di giorni lontani, di un giovane Gareth Bale in una spettacolare serata di Champions del 2010 e di Albin Ekdal in un fosco pomeriggio di Serie A del 2014. Entrambe triplette dolorose, certo. Ma quella di ieri sera realizzata dall’ex dal dente avvelenato Joao Mario ha risvegliato una straordinaria sensazione di stupore misto ad amarezza nei cuori interisti, ormai ammansiti dai successi degli ultimi anni e disabituati all’afflizione dello svantaggio.

L’agognato primo posto nel girone

Sicuramente non una partita da in o out – lo dimostrano le scelte iniziali di mister Simone Inzaghi, che schiera dal primo minuto seconde linee come Audero, Bisseck, De Vrij, Frattesi, Asslani, Klaassen, Carlos, Arnautovic e Sanchez – ma pur sempre una partita della competizione rappresentante il miglior palcoscenico europeo. Una gara affrontata con la qualificazione agli ottavi di finale già in cassaforte ma in ogni caso di prestigio. Quella di ieri sera non è stato soltanto un ottimo test di ambizione; battere il Benfica avrebbe infatti significato sfidare la Real Sociedad con la tranquillità di chi si può permettere un pareggio, al posto della altrimenti necessaria vittoria, per conquistare l’agognato primo posto nel girone.

Un massiccio turnover

Tuttavia, il frenetico avvicendamento delle competizioni e la crescente gravosità degli impegni calendarizzati (abbiamo giocato o dovremo giocare contro Juventus, Benfica, Napoli, Udinese, Real Sociedad e Lazio nell’arco di 22 giorni…) ha imposto un massiccio turnover che ha consentito a molti giocatori dell’11 titolare di riprendere fiato in vista del prossimo big match di campionato a Napoli.

Cortocircuito e inadeguatezza

Fin dai primi minuti della gara, si è notato l’impaccio di una squadra composta da calciatori non abituati a giocare da titolari e soprattutto non abituati a giocare insieme. I reparti sono apparsi molto sconnessi tra di loro, e le iniziative dei singoli insufficienti a contrastare la partenza sprint degli uomini di Roger Schmidt. 3, 2, 1… e tra gli errori piuttosto sconcertanti di Asslani e Bisseck ci siamo ritrovati sotto di 3 reti al 34′ minuto e con addosso un inconsueto nervosismo causato dal cortocircuito dei meccanismi inzaghiani e dalla inadeguatezza nell’interpretazione tattica e soprattutto mentale della gara.

L’orgoglio contro l’orologio

Poi: un lampo. Un guizzo di orgoglio, contro l’orologio che scandiva il 50′ minuto ed il tabellone che recitava il pesantissimo parziale di 3-0 per loro. Dalla coppia Bale-Ekdal a quella De Vrij-Lukaku del derby di Milano del 9 febbraio 2020. In quell’occasione, fu uno stimolante discorso dell’allora allenatore Antonio Conte a risvegliare  i nerazzurri dal torpore che li aveva attorniati nel primo tempo e che li aveva visti andare a prendersi un tè caldo sotto di 2 reti a 0. Ieri sera, come in quell’occasione, le parole di mister Inzaghi nello spogliatoio devono aver motivato intimamente la compagine interista, che è scesa in campo con un atteggiamento ed una predisposizione diametralmente opposti rispetto a quelli avuti nella prima frazione di gioco.

L’apoteosi dell’amabile pazzia interista

Bentornato, Arnautovic. La rimonta parte proprio dall’austriaco, che abbina sacrificio in fase difensiva a concretezza all’interno dell’area di rigore. Marko sfrutta la sponda di testa di Bisseck per fregare Anatolii Trubin con un tap-in sporco ma efficace. Dopo pochissimi minuti è il turno di Frattesi, che si coordina benissimo sul bel cross di Acerbi e batte ancora una volta il portiere ucraino del Benfica. Con il risultato in bilico sul punteggio di 3-2, la mossa vincente di Inzaghi è quella di inserire Marcus Thuram: il francese palla al piede è infermabile e riesce a guadagnarsi dopo pochissimo l’ennesimo rigore, trasformato da Alexis Sanchez, che suggellerà il definitivo pareggio.

È il mercato a fare la differenza: i marcatori, infatti, sono stati tutti acquistati nella scorsa sessione di calciomercato estivo. Nei minuti finali, solo l’incrocio dei pali negherà la gioia del goal allo sfortunato Nicolò Barella. Peccato: vincere una partita in questo modo sarebbe stata l’apoteosi dell’amabile pazzia interista. In ogni caso… che rimonta!

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